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Emergenza emigranti irregolari

Dopo l’incendio del campo di Moria, incerto il futuro di 12.000 emigranti

Molte persone saranno ospitate nel campo di tende di Kara Tepe. La Germania accoglierà solo persone che abbiano ottenuto lo status di rifugiato e una parte dei minori non accompagnati

Migrazioni 17_09_2020

 

In seguito agli incendi che l’8 settembre hanno raso al suolo il campo migranti di Moria nell’isola greca di Lesbo, la polizia sta provvedendo a offrire una nuova sistemazione agli oltre 12.000 emigranti rimasti senza un tetto. Una opzione è il vicino campo di tende temporaneo di Kara Tepe dove già il 10 settembre erano state trasferite 1.800 persone. Sono in corso le operazioni, affidate a 70 donne agenti di polizia, per il trasferimento nel campo di donne e bambini. Prima di essere ammessi al Kara Tepe gli emigranti vengono sottoposti al test per accertare se hanno contratto il coronavirus. L’agenzia di stampa Reuters riporta che finora sono stati trovati positivi 56 emigranti e che le autorità stanno facendo il possibile per isolare le persone contagiate. Molti emigranti e rifugiati però vorrebbero lasciare l’isola, raggiungere altri paesi europei, soprattutto la Germania. Il governo tedesco ha accettato di accogliere solo 408 famiglie, in tutto 1.553 persone che hanno ottenuto lo status giuridico di rifugiato. Aveva anche annunciato di voler ospitare dei minori non accompagnati (fino a 150) e altri paesi UE si erano detti disposti a fare altrettanto. Per questo la scorsa settimana la Grecia ha trasferito sulla terra ferma 400 minori. Tuttavia ancora non si conoscono i dettagli delle operazioni di riallocazione. L’incendio era scoppiato poco dopo che 35 persone erano risultate positive al test per il COVID-19, alcune delle quali avevano rifiutato di essere messe in isolamento. Si è subito sospettato che fossero stati degli emigranti ad appiccare gli incendi e sembra che in effetti sia così. Il 16 settembre quattro richiedenti asilo afghani sono stati accusati di aver distrutto Moria.