Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Sofronio di Gerusalemme a cura di Ermes Dovico
abusi

Dopo Le Iene qualcuno in Vaticano si svegli sul caso Rupnik

Ascolta la versione audio dell'articolo

Inascoltate Oltretevere, alcune vittime dell’ex-gesuita hanno raccontato la loro storia domenica sera in tv. Ennesimo scandalo per la credibilità della Chiesa, i cui vertici temporeggiano invece di far emergere responsabilità e coperture, che coinvolgono anche il Papa.
- Rupnik, la realtà e il diritto al "buon nome", di John M. Grondelski

Editoriali 11_03_2025 English
UFFICIO IMAGOECONOMICA

Nessuno ha mai compreso se il cardinale Victor M. Fernández fosse serio o ironico quando, un mese e mezzo fa, affermava che c’erano casi più gravi di quello che coinvolge Marko Ivan Rupnik; più gravi, ma meno mediatici. L’infelice uscita venne provocata dalla domanda circa la situazione del processo a carico del sacerdote dimesso dalla Compagnia di Gesù il 14 giugno 2023, ed aggiungeva che il processo non era ancora iniziato a causa della difficoltà nel trovare «le persone adeguate e che accettino» di condurre questo processo.

L’ormai insistente presenza mediatica degli abusi sessuali e psicologici ai danni di religiose ed ex-religiose di cui Rupnik è accusato avrebbe dovuto consigliare una sollecita presa in carico da parte della Santa Sede, se non altro per evitare che la credibilità della Chiesa cattolica nell’amministrare la giustizia finisse completamente sotto le scarpe. Invece, al di là del Tevere, non sembra si sia animati da una grande fame e sete di giustizia, e nemmeno dalla comprensione per la relativa arsura che le vittime di Rupnik patiscono da anni, e che hanno visto peggiorare ogni volta che le loro denunce alle legittime autorità sono state ignorate ed insabbiate.

E così, dopo le confidenze a giornali e riviste, dopo una conferenza stampa pubblica, alcune delle vittime dell’ex-gesuita hanno raccontato la loro storia a Le Iene, che hanno trasmesso il loro servizio domenica sera. I volti sono conosciuti: Gloria Branciani, Mirjam Kovac, entrambe ex-religiose dell’ormai dissolta Comunità Loyola, e suor Samuelle, eremita, che frequentò un corso di quattro anni al Centro Aletti. Anche le loro storie sono note: pressioni psicologiche, avance ambigue, abusi sessuali, pornografia. Necessità di integrare la figura paterna, crescita spirituale, purezza del sesso consumato tra un prete e una suora, fino a scomodare la Santissima Trinità: l’azione di Rupnik si è mossa per anni tra il plagio e la seduzione, l’abuso di autorità e il delirio “mistico”.

Un prete che irretisce un’intera comunità di suore, che abusa sessualmente di alcune di loro, le umilia, cerca di predarne altre, le soggioga alla sua turpe volontà e giunge persino ad un’orgia giustificata teologicamente. Ma Fernández dice che c’è di peggio. Gloria aggiunge il disgustoso dettaglio che Rupnik, non di rado, mentre realizzava le sue opere artistiche «dipingeva nudo dalla cintola in giù; la sua pittura era legata all’eccitazione fisica»; suor Samuelle racconta di come, mentre erano allestiti i ponteggi all’interno di luoghi sacri per realizzare mosaici, Rupnik le “massaggiava” la schiena, giocando con l’elastico del suo reggiseno e cercava di adescarla. È questo il contesto degli oltre duecento mosaici e affreschi che Rupnik e il Centro Aletti hanno seminato per il mondo, nei cui dettagli le vittime riconoscono molto bene la proiezione della perversione sessuale del prete sloveno. Opere artistiche firmate da una depravazione che donne consacrate hanno pagato nel loro corpo e continuano a pagare nella loro anima, e che in decine e decine di luoghi si offrono allo sguardo dei fedeli, chiamati a vivere il più puro rapporto sponsale con il Signore, nella Chiesa. Una perversa ironia.

Eppure, per il cardinale c’è di peggio. Non sarà che il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede non veda l’enorme gravità della faccenda a causa di una sorta di “sensibilità teologica” affine a quella dell’ex-gesuita? Non è un mistero che, in un libro che porta la sua firma, il tristemente famoso Sáname con tu boca. El arte de besar, Fernández riferiva con dovizia di particolari le peculiarità dell’orgasmo maschile e femminile per descrivere la loro diversità nel rapporto mistico con Dio.

 

La trasmissione de Le Iene costituisce l’ennesima umiliazione della Chiesa cattolica, causata dalla inadeguatezza di chi è chiamato ad esercitare in essa la giustizia, ed invece temporeggia, rimanda e aggrava la sofferenza delle vittime, minimizza il loro dramma qualificando gli abusi subiti come “meno gravi” di altri.

Una precisazione doverosa al servizio andato in onda domenica sera. Comprendiamo la delicata situazione di salute che sta vivendo il Santo Padre, ma non è un buon servizio alla verità ritenere che sia stato Francesco a sbloccare la situazione. È vero che il Papa ha derogato alla prescrizione dei reati di cui Rupnik è accusato per permettere un processo, ma questo è avvenuto solo il 27 ottobre del 2023, dopo mesi di martellamento mediatico, e dopo che il Cardinale O’Malley fece capire al Papa il tenore dello scandalo. E non si può dimenticare che la famosa scomunica a carico di Rupnik per l’assoluzione del complice de sexto non può essere stata rimossa senza l’approvazione del Papa.

Non è un buon servizio negare che papa Francesco è stato tra le cause che hanno portato all’esasperazione le vittime di Rupnik, le quali alla fine non poterono far altro che rivolgersi alla stampa. E giustamente. Ci auguriamo che dopo l’ennesima uscita pubblica delle vittime di Rupnik, in Vaticano si diano una svegliata e facciano partire questo benedetto processo, dal quale non emergano solo le responsabilità dirette del prete sloveno, ma anche di tutti coloro che per anni lo hanno coperto e sostenuto. E continuano a farlo.



scandalo

Rupnik l'impunito, è ora di far luce sul ruolo di De Donatis

05_03_2025 Luisella Scrosati

L'ex vicario di Roma è anche commissario del convento di Montefiolo. Dove le suore stanno per partire mentre il controverso prete sloveno, grande protetto del cardinale, trova accoglienza insieme ai suoi. La Santa Sede faccia chiarezza.

ESCLUSIVO

Rupnik e soci occupano un convento di suore. Regia del card. De Donatis

Il convento di Montefiolo, nella Sabina, nel quale l’ex vicario del Papa per Roma si è costruito un comodo appartamento, sta diventando il nuovo quartier generale degli ex gesuiti del Centro Aletti. Con relativa cacciata delle suore che lì risiedono. Il nostro reportage.
- DOSSIER: Lo scandalo Rupnik

ABUSI SESSUALI

Caso Rupnik, in Vaticano una vergogna senza fine

21_08_2024 Riccardo Cascioli

Il Dicastero per la Comunicazione continua a riproporre le opere dell'ex gesuita sloveno accusato di gravissimi abusi sessuali, sfidando le disposizioni del cardinale O'Malley. E anche a Bologna via libera di Zuppi ai mosaici incriminati. Nella lotta agli abusi questo pontificato non ha credibilità.
- DOSSIER: Il caso Rupnik