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LIBIA TRA PASSATO E FUTURO

Dopo Gheddafi si rischia una nuova Somalia

In Libia non è mai esistita una forma moderna di Stato, Il Colonnello ha solo organizzato la struttura tribale della società.
- Il caos tribale, di M. Respinti

Attualità 25_02_2011
libia proteste Immaginiamo per un momento che nel 2003 Gheddafi non avesse imboccato, un po' corteggiato e un po' ricattato dai principali paesi occidentali fra i quali anche l'Italia, la strada del riavvicinamento. Immaginiamo che fosse stato lasciato nell'isolamento, sottoposto a sanzioni ma potendo continuare ad arricchirsi grazie ai proventi petroliferi e a sviluppare un programma nucleare e altre armi di distruzione di massa. E adesso immaginiamo Gheddafi nel suo bunker di Tripoli, circondato dagli insorti, pazzo di rabbia ma anche fornito di armi chimiche, batteriologiche e magari nucleari. Questo sforzo di immaginazione bisogna farlo per tacitare quanti in questi giorni sproloquiano sull'errore di aver stretto un patto con la Libia del colonnello, sulla miopia interessata di chi in cambio di contratti e petrolio lo ha trattato da amico e da statista. Per fortuna Gheddafi nel 2003 accettò la mano che gli veniva tesa, e in cambio della normalizzazione delle relazioni rinunciò ai suoi programmi militari non convenzionali. Altrimenti oggi potrebbe ricattarci con armi di distruzione di massa, minacciando di colpirci se non “ordiniamo” ai ribelli di arrendersi. E naturalmente potrebbe far strage di libici più di quanto già non stia facendo, a imitazione di quel che fece Saddam Hussein coi curdi.

Questa felice sorte che ci ha consegnato un male minore non permette però di sottovalutare quello che in Libia potrebbe accadere all’indomani della caduta di Gheddafi o di una sua marginalizzazione dal potere. Chi ha evocato lo spettro di una somalizzazione della Libia, col collasso dello stato centrale e la frammentazione del controllo del territorio fra milizie tribali, rischia di indovinare il pronostico. Perché la Libia non è mai stata uno Stato strutturato, tanto meno uno Stato nazione moderno organizzato attorno ai concetti di sovranità e cittadinanza. E il quarantennio gheddafiano non fa eccezione, anzi: la retorica della Jamahiriya, dello Stato delle masse che si autogovernano alla maniera beduina senza presidente e senza parlamento ma solo attraverso Comitati popolari, è servita a Gheddafi per rafforzare il suo potere personale e di clan senza permettere che sorgessero contrappesi e concorrenti in forma istituzionale. Ma il colonnello è stato facilitato dalla tradizione a-statale del territorio.

Fra il Settecento e il 1835 l’Impero Ottomano permise alla dinastia dei Karamanli di governare le tre province di Cirenaica, Tripolitania e Fezzan come pascià, ma a causa delle ribellioni delle tribù contro di essi e della minaccia europea di occupare Tripoli e Bengasi per porre fine alla pirateria sponsorizzata dai Karamanli (entrata principale del loro tesoro), la Sublime Porta dovette riprendere in mano direttamente il governo della regione.

La Libia ha di nuovo perso l’appuntamento con l’evoluzione statuale sotto la colonizzazione fascista: mentre la Francia governava Tunisia e Marocco sotto forma di protettorati, affidati rispettivamente al bey e al sultano locali, gettando così le basi dello Stato moderno in quelle aree,  l’Italia fascista ha governato direttamente attraverso governatori italiani, provocando la ribellione permanente delle tribù. E’ stata l’Italia fascista a creare, politicamente parlando, la figura di Idris come leader nazionalista libico, che poi gli inglesi aiuteranno a diventare re dopo la Seconda Guerra mondiale.
 
Prima di allora, i senussiti (la confraternita musulmana a cui apparteneva) avevano garantito il governo della Cirenaica per conto dell’Impero Ottomano e poi per conto dell’Italia giolittiana che era subentrata agli ottomani nel 1911. Fu il fascismo a degradarli e combatterli. Dopo la guerra Idris sale al trono e stringe accordi con le tribù della Tripolitania e del Fezzan, consapevole di disporre di una base sociale troppo ristretta, limitata ai senussiti e ad alcune tribù della Cirenaica. Ma il progetto di una monarchia federale sulla carta, clientelista su base tribale nella realtà, è fallita per l’impossibilità per Idris di esaudire le eccessive pretese dei capi delle 140 tribù libiche.

Gheddafi ha manipolato abilmente a suo vantaggio la natura tribale della società libica, ma non l’ha affatto sovvertita. Da una parte ha abolito le suddivisioni amministrative su base tribale che aveva creato re Idris, ma dall’altro ha esaltato e trasformato in ideologia ufficiale dello Stato la rappresentazione non statale del potere propria della cultura tribale. Concretamente, ha nominato esponenti delle tribù più importanti a capo di ministeri, ambasciate e forze armate in base a una specie di proporzionale etnica, ma stando bene attento a non strutturare queste istituzioni, abbandonandole anzi all’improvvisazione dei nominati.

Per la propria sicurezza personale e per la gestione di gas e petrolio si è quasi interamente affidato a personale della sua tribù, i Qadhadfa. Mentre condannava il tribalismo come forma di azione e di organizzazione politica, Gheddafi valorizzava la cultura e i legami sociali tribali. Ha creato uno Stato debolmente istituzionalizzato dove i rapporti personali restano molto importanti e all’interno del quale le tribù principali (Qadhadfa, Mejbari, Zuwaya, Warfala, Magharbha) restano influenti. Nella sua Libia Stato e tribù hanno vissuto in una simbiosi dialettica: lo Stato aveva bisogno della tribù a livello simbolico e culturale, le tribù avevano (e ancora hanno) bisogno dello Stato per procurarsi le risorse e cercare di continuare ad esistere.

Gheddafi s’è perduto nel momento in cui ha creduto troppo alla propria retorica e alla propria costruzione ideologica: non s’è reso conto che sotto il manto della società comunitaria e organica che lui affermava caratterizzare la Libia, in realtà si erano andate creando le contraddizioni sociali ed economiche tipiche di un paese con alti tassi di crescita, che determinano inevitabili diseguaglianze. Tali contraddizioni non potevano essere affrontate a causa dell’ostruzione rappresentata dalla sua persona e dal sistema familistico da lui creato. Di qui le proteste, la repressione sconsideratamente violenta, l’incredibilmente rapida dissoluzione del sistema Gheddafi. Ma con milioni di dollari a disposizione il colonnello e il suo entourage possono, se vogliono, fare della Libia un campo di battaglia per molto tempo a venire. Ma anche in caso di resa, la stabilizzazione della Libia difficilmente potrà farsi in tempi brevi.