"Disappunto e disagio": Parolin intervenne per chiudere la mostra blasfema di Carpi
Nel processo che vede indagati per vilipendio l'artista Andrea Saltini e il vescovo Castellucci, emerge una lettera del Segretario di Stato Vaticano che esprime disappunto per la mostra blasfema in diocesi a Carpi. E lascia intendere di averne favorito la chiusura anticipata. Il legale dei fedeli: "Indicheremo Parolin tra i testimoni".
Nei giorni clou in cui la mostra blasfema di Carpi imperversava con il suo carico di polemiche, ci fu un interessamento decisivo della segreteria di Stato Vaticana nella persona del cardinale Pietro Parolin. Questo interessamento, carico di preoccupazione per la grave ferita che sta stava trascinando da giorni, portò poi qualche giorno dopo la diocesi di Carpi a chiudere definitivamente la mostra Gratia plena.
La notizia, un vero e proprio colpo di scena, è stata diffusa dall’avvocato Francesco Minutillo ed è emersa ieri durante l’avvio del procedimento penale davanti al Gip per vilipendio, dopo la presentazione di un esposto da parte di alcuni fedeli, in cui sono imputati l’artista Andrea Saltini e il vescovo di Carpi Erio Castellucci.
E per certi versi è una notizia clamorosa perché certifica che il caso della mostra in cui si raffigurava l’immagine di Gesù in una posizione non consona alla sua divinità e denunciata per prima dalla Bussola, era seguito dai più alti vertici vaticani che per farla chiudere sono intervenuti nella persona del segretario di Stato.
Una faccenda incresciosa, evidentemente, che era cresciuta a tal punto da rendere necessario un intervento diretto delle più alte gerarchie vaticane per costringere il vescovo di Modena a porre fine a quello scempio che stava producendo la riprovazione dei fedeli.
Il linguaggio di Parolin è quello tipico della diplomazia, che costringe a leggere tra le righe. Una cosa però è certa: Parolin intervenne dopo aver constatato il grave turbamento dei fedeli.
Così l’avvocato Minutillo ha citato espressamente la lettera che Parolin scrisse il 23 aprile 2024, subito dopo la chiusura della mostra avvenuta il 18 aprile, ad un fedele al quale ripercorreva le ragioni del suo intervento. La lettera è stata prodotta durante l’udienza di ieri davanti al Gip Andrea Scarpa nel procedimento per vilipendio che vede per protagonisti con accuse insolite non solo l’artista Andrea Saltini, ma anche don Carlo Bellini, curatore della mostra nella chiesa del museo diocesano, e il vescovo di Carpi e Modena, monsignor Erio Castellucci, che ieri hanno mandato in udienza i rispettivi avvocati.
“Pur dispiaciuto e preoccupato – scrisse Parolin -, non ho trovato facile intervenire in simile situazione. Ho cercato di farlo con compassione e riguardo per tutte le parti coinvolte e avendo di mira la pace e l’unità nella comunità dei fedeli, messe a prova da questa vicenda. Ho ricevuto notizia che la settimana scorsa la mostra è stata chiusa”. Nel linguaggio diplomatico e cauto della segreteria di Stato, secondo Minutillo, significa una sola cosa: “Si tratta di un documento che apre nuovi scenari sulla vicenda, facendo emergere per la prima volta la preoccupazione del Vaticano per l’effetto della mostra sulla comunità cattolica”.
Lo proverebbero anche le parole che Parolin pronuncia successivamente nella missiva: “Tale esposizione – scrive il segretario di Stato nella lettera citata da Minutillo e messa agli atti del procedimento -, come mi è stato segnalato anche da altre parti, ha generato preoccupazione e disagio tra molti fedeli, suscitando un profondo senso di disorientamento e di disappunto”.
“Ci sono due passi nella lettera che riteniamo decisivi” ha dichiarato l’Avv. Francesco Minutillo. “Il primo evidenzia gli effetti dirompenti della mostra sui fedeli e conferma uno degli elementi chiave della nostra posizione: la grave e diffusa offesa al sentimento religioso cattolico derivante dalle opere esposte”. Il secondo passaggio “lascia chiaramente intendere che il Cardinale Parolin sia intervenuto personalmente per invitare alla chiusura della mostra. Nel linguaggio sempre molto diplomatico e misurato delle alte sfere ecclesiastiche, le sue parole suggeriscono possibili pressioni interne, culminate con l’apprezzamento per la chiusura della mostra”.
Secondo Minutillo “questo smentirebbe implicitamente l’operato dell’Arcivescovo Castellucci e soprattutto della Diocesi di Carpi, che aveva pubblicamente difeso l’evento e attribuito la chiusura a una decisione dell’artista Saltini per ragioni economiche legate alla sicurezza, dopo l’episodio dell’aggressione e del danneggiamento di un’opera. Tali circostanze, alla luce di questa lettera, appaiono sempre più da verificare, come richiesto sin dall’inizio, e ci impongono di indicare anche il Cardinale Parolin quale teste da esaminare nel corso delle indagini suppletive che abbiamo chiesto sulla vicenda”.
Il processo per la mostra di Carpi, dunque, si arricchisce di un ulteriore tassello al quale si aggiunge anche un’altra novità, sempre nel campo dei possibili testimoni: una registrazione audio di due visitatori della mostra che asseriscono di aver parlato con l’artista subito dopo l’inaugurazione della mostra (ma precedentemente all’articolo della Bussola che uscì solo il giorno seguente): "Nel corso dell’incontro l’artista avrebbe lasciato intendere la possibilità del carattere osceno di una delle opere più contestate, Longino. Una tesi che è poi sempre stata negata dall’artista nelle sue dichiarazioni successive”.
Lunedì 3 marzo, dunque, di nuovo la parola alle parti e al giudice, che ha rinviato l’udienza di ieri per riunire il procedimento con un altro fascicolo riguardante i medesimi fatti al fine di garantire una trattazione unitaria e approfondita della complessa vicenda.
Ma dopo la presa di posizione di Parolin, che potrebbe essere anche ammesso tra i testimoni, la vicenda processuale della mostra Gratia plena potrebbe assumere dei contorni ancor più clamorosi.
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