Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
L'ANNIVERSARIO

Després, il principe dei musicisti che piaceva a papi e re

A 500 anni dalla morte di Josquin Després, compositore un po’ dimenticato, ma ritenuto nel '500 il più grande tra quelli del suo tempo che diresse la cappella musicale pontificia. 

Cultura 30_08_2021

Lo chiamavano princeps musicorum e 500 anni fa, il 27 agosto 1521, moriva a Condé-sur-lEscaut, nella Francia nord-orientale, dove gli ultimi diciassette anni della sua vita era prevosto della collegiata di Notre Dame, distrutta nel 1793 durante «la spaventosa rivoluzione scatenatasi sulla Francia» (Pio X, Duplicem, nostis, 14 novembre 1904): Josquin Després.

Il compositore fiammingo era nato in Piccardia, nella Francia settentrionale, intorno al 1450 e avrebbe avuto una grande influenza nella musica polifonica europea.

Così ne parla Giuseppe Baini (1775- 1844), cantore basso e poi direttore dei cantori pontifici, ma soprattutto primo biografo di Palestrina: «Un tal Josquino des Pres, o del Prato, in brevora diviene con le sue sue nuove produzioni lidolo dellEuropa. Non si gusta più altri, se non il solo Josquino. Non v’è più bello, se non è opera di Josquino. Si canta il solo Josquino in tutte le cappelle allora esistenti: il solo Josquino in Italia, il solo Josquino in Francia, il solo Josquino in Germania, nelle Fiandre, in Ungheria, in Boemia, nelle Spagne il solo Josquino.» (G. Baini, Memorie storico-critiche della vita e delle opere di [] Palestrina, Vol. 2, Roma 1828, p. 407).

È Josquin un compositore un po’ dimenticato; eppure era ritenuto il più grande tra quelli del suo tempo: «fu il lume maggiore di questa gran scienza, dal quale impararono tutti i contrappuntisti, che vennero dopo di esso» (A. Adami, Osservazioni per bene regolare il coro dei cantori della Cappella Pontificia, Roma 1711, p. 160). Cantore e autore prolifico, piaceva ai sovrani: ha lavorato per duchi, re, cardinali e papi. Dal cardinale Ascanio Sforza a Luigi XII, re di Francia; da Ercole I d’Este, duca di Ferrara, a Filippo IV detto il Bello, re di Francia; a Massimiliano I d’Asburgo, imperatore del Sacro romano impero. Troviamo Josquin a Roma, nella cappella pontificia, tra il 1489 e il 1499 con varie interruzioni, sotto i papi Innocenzo VIII e Alessandro VI che, sebbene rilassati nei costumi, erano di raffinatissimo gusto in fatto di musica, il primo, e amante dell’arte, il secondo.

Quando Josquin arriva a Roma, la Cappella voluta da Sisto IV, papa dal 1471 al 1484, si presenta con il suo primo volto, dato dai più umili ma pur significativi affreschi di grandi artisti fiorentini ed umbri, come il Perugino, Sandro Botticelli, il Pinturicchio, il Ghirlandaio, Cosimo Rosselli e Luca Signorelli. L’aula, che ricalca le dimensioni del tempio di Salomone a Gerusalemme (cfr. 1Re 6), distrutto nel 70 d.C. dai Romani, era stata consacrata il 15 agosto 1483 e dedicata all’Assunta. In una miniatura, custodita nel Museo Condé di Chantilly, in Francia, vediamo il papa Sisto IV assistere in trono a una Messa Pontificale; proprio dove oggi ammiriamo il Giudizio Universale di Michelangelo (1475-1564) c’era un affresco mariano dipinto dal Perugino. Durante il suo servizio musicale nella cantoria, posta sul lato destro, Josquin avrebbe spesso visto proprio una scena come questa. E alzando lo sguardo, al posto dei capitoli della Genesi affrescati dal Buonarroti, avrebbe notato un soffitto, una volta blu trapunta di stelle dorate, dipinta da Pier Matteo d'Amelia (1445 ca.-1508 ca.), come testimonia il Progetto per la decorazione quattrocentesca della volta della Cappella Sistina (n° 711A) dello stesso pittore umbro, conservato agli Uffizi.

Nei suoi anni romani, dicevamo, Josquin canta nel coro personale del papa, la più antica formazione corale del mondo ancora in attività; ne hanno fatto parte i migliori musicisti dei secoli XV e XVI, per esempio: il franco-fiammingo Guillaume Dufay (1397-1474), l’italiano Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), gli spagnoli Cristóbal Morales (1500-1553) e Francisco Guerrero (1528-1599). In occasione di questo cinquecentenario abbiamo incontrato Mons. Marcos Pavan, Maestro Direttore della Cappella Musicale Pontificia, denominata Cappella Sistina, e gli abbiamo posto le seguenti domande.

Com’era composto il coro papale ai tempi di Josquin?
In quegli anni il coro contava dai 17 ai 20 membri: tenori, bassi e falsettisti, uomini che sostenevano le parti per le voci acute. Papa Leone XIII, il 3 febbraio 1902, stabilirà che d'allora in poi, fatta eccezione per i cantori ancora in carica, i ragazzi avrebbero sostituito i falsettisti.

Tutti attorno al badalone.
La copia che il pittore francese Ingres ha fatto nel 1848 di un dipinto di Agostino Tassi (1578-1644) ci mostra il grande leggio corale, o badalone, al centro della cantoria, intorno al quale si raggruppano i cantori in abito corale.

Oggi invece la Cappella Musicale Pontificia…?
… È inserita nellUfficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice. Consta di circa 20 cantori adulti assunti stabilmente dal Vaticano e di una trentina di bambini, che provengono da una scuola annessa alla Cappella stessa, dalla quarta elementare alla terza media.

Sembra che Josquin abbia composto musica per i suoi colleghi romani.
Almeno tre mottetti compaiono nei codici vaticani: Domine, non secundum peccata nostra, il Tractus della Messa per il Mercoledì delle Ceneri; Monstra te esse matrem, la quarta strofa dell’inno Ave Maris Stella; l’acrostico mottetto Illibata Dei Virgo. Qui si può ascoltare Domine, non secundum peccata nostra, che abbiamo eseguito lo scorso 5 agosto a Szeged in Ungheria: soprano e contralto intonano il primo versetto (Sal 102, 10), tenore e basso il secondo (Sal 78, 8) e le quattro voci di tutto il coro concludono (Sal 78, 9).

«E sul nostro coro, nel Palazzo Vaticano, si legge scolpito il suo nome», scrive nel 1711 il tuo predecessore Andrea Adami da Bolsena (ibidem, p. 159) a proposito dell’autografo che Josquin ha lasciato sul muro della cantoria in Sistina.
Lungo i secoli i cantori hanno inciso i loro nomi sulle pareti interne di quella cantoria. Anche il graffito di Josquin si è scoperto dopo recenti restauri.