Delpini va dal Papa e il pensiero corre alla mancata porpora
"Pace fatta" tra Delpini e Francesco? L'udienza chiesta dall'arcivescovo di Milano al Papa ha inevitabilmente riportato alla mente la "querelle" di settembre sul cardinalato, concesso non a lui ma al suo suffraganeo, il vescovo di Como.
Al termine del pontificale di San Carlo, l'arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha riferito ai fedeli ambrosiani del suo colloquio con il Santo Padre avvenuto una settimana fa. Udienza richiesta dallo stesso presule: «Dopo cinque anni di episcopato ho chiesto al Santo Padre di scambiare con lui qualche parola. Papa Francesco mi ha benevolmente ricevuto e voglio portarvi i suoi saluti e la sua benedizione».
Un incontro amichevole e cordiale, in cui il Santo Padre si è detto «molto ben impressionato dai gruppi di Milano che incontra, per esempio i candidati al sacerdozio o i preti che festeggiano i 25 o i 50 anni di Messa. Mi ha detto su di loro parole di apprezzamento e credo che questo sia un segno di vicinanza e di amicizia che ci fa bene. Inoltre il Santo Padre mi ha raccomandato di avere una particolare cura per i giovani e per le vocazioni, una raccomandazione che volentieri faccio mia e che chiedo a tutti di mettere tra le priorità del nostro impegno come Chiesa di Milano».
Naturalmente l'udienza ha rievocato in molti la querelle post-concistoro seguita alle parole sarcastiche che mons. Delpini aveva indirizzato al vescovo di Como appena insignito della porpora («Neanche il Padreterno sa che cosa pensino i gesuiti»). Benché non se ne sia più parlato, neanche – a quanto ne sappiamo – nel breve incontro avvenuto lunedì scorso, resta nondimeno una delle scelte più inconsuete quella di nominare cardinale il suffraganeo e lasciare "semplice" arcivescovo il metropolita, titolare di una tra le diocesi più grandi del mondo (il che, naturalmente, non implica un merito ma solo una maggiore e più grave responsabilità).
Il suo predecessore Scola compie oggi 81 anni (essendo nato il 7 novembre 1941) e pertanto da un anno anche lui è fuori dal novero degli elettori di un eventuale conclave, a differenza dei precedenti, dove Milano era rappresentata sia dall'ordinario sia dall'emerito: nel 2005 Tettamanzi e Martini e nel 2013 Scola e Tettamanzi.
SC