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SENATO

Ddl Zan, l'opposizione è tutta una finta

Gli interventi di Salvini e il clamoroso voto di ieri in Senato, in cui la proposta di sospensiva sul ddl Zan è stata bocciata per un voto, a causa delle assenze ingiustificate di alcuni senatori della Lega e di Forza Italia, dimostrano quanto il ddl Zan non abbia una vera opposizione. Hanno ragione quanti in questi giorni hanno organizzato delle preghiere per l'Italia.

Editoriali 15_07_2021
Salvini al Senato

«Sembrava quasi la Cirinnà». Il commento del capogruppo al Senato di Italia Viva, Davide Faraone, riferito al discorso fatto l’altra sera al Senato dal leader leghista Matteo Salvini, dice molte cose sull’iter del Ddl Zan contro l’omo-transfobia. E spiega anche perché Lega e Forza Italia si siano viste respingere per un solo voto (136-135) la sospensiva dell’iter in aula chiesta da loro stessi e sabotata da sette loro senatori (4 di Forza Italia e 3 della Lega) risultati assenti ingiustificati. Ma soprattutto rilevante è stata l’assenza di tutti i membri del governo ad eccezione del ministro Stefani.

A voler sintetizzare la questione: l’opposizione di Forza Italia e, soprattutto, della Lega al ddl Zan è finta. Ovvero: non c’è una vera contrarietà alla legge, ma solo a questa formulazione. Non la si vuole in alcun modo affossare, ma solo mettere paura a Pd e 5Stelle prospettando il rischio di una bocciatura in aula se non ci sarà la disponibilità alle modifiche richieste. E se alla fine si andrà al muro contro muro, la speranza di affossare il ddl Zan sarà affidata alle eventuali rappresaglie personali e di gruppo, non certo alla coerenza e alla determinazione dell’opposizione.

L’episodio di ieri mattina è esemplare: FI e Lega hanno chiesto di sospendere la discussione in aula e riprenderla il 27 luglio per dare modo di trovare una soluzione di compromesso che permetta un voto compatto delle forze dell’attuale maggioranza di governo. Avrebbe significato prendere ancora tempo, probabilmente rimandare tutto a settembre e poi chissà, visto che con un’eventuale modifica il ddl tornerebbe alla Camera per la votazione definitiva. Quindi pur se non avesse significato l’affossamento definitivo della legge, avrebbe comunque mandato un segnale politico forte a Enrico Letta, segretario del PD, deciso a votare il ddl Zan così com’è.

I numeri ci sarebbero anche stati ma sul più bello sono mancati i voti dei membri di governo. È vero che anche sull’altro fronte c’erano degli assenti, ma se si sommano tutte le assenze ingiustificate, si vede che la sospensiva sarebbe stata comunque approvata. Tanto per rendersi meglio conto: alcuni sottosegretari leghisti, assenti al mattino, erano invece presenti al pomeriggio per votare sul cda Rai. Assenze intenzionali per non affondare il colpo? Semplice sciatteria? Non lo sappiamo, ma sappiamo che quando un partito tiene molto a una votazione serra i ranghi e non permette defezioni; e se qualcuno sgarra non passa impunito. Ma sul voto clamoroso di ieri, silenzio.

Del resto il discorso di Salvini l’altra sera era quantomeno sconcertante. Era una riedizione nostrana dell’obamiano “Love is Love”, che serviva a presentarsi come paladino dei diritti gay. Non per niente ieri sera è tornato a battere sullo stesso tasto accusando Letta di non voler difendere i diritti dei gay, con la sua ostinazione a negare qualsiasi mediazione sul testo. Ma nel discorso dell’altra sera al Senato Salvini ha addirittura ringraziato Zan per la sua proposta di legge (ma non era una legge liberticida?), invitando però a prendere «la parte più importante» e togliere «quello che divide il Paese». Ovvero «togliamo i bambini, l’educazione alle scuole elementari, lasciamo alla mamma e al papà il diritto di educare i loro bambini».

C’è anche da dire che Salvini sembra agire di concerto con Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che a sua volta è stato decisivo nelle votazioni dell’altro giorno facendo in modo, malgrado le aspre critiche alla posizione del PD, che il ddl non si arenasse subito.

In queste occasioni si usa dire che si tratta di tattiche parlamentari, funzionali a raggiungere il risultato voluto; o, quando non è possibile ottenere il meglio, evitare almeno il male maggiore. Questa è la politica e bisogna essere realisti per poter portare a casa qualche risultato. Quindi in questo caso, non potendo affossare il ddl Zan meglio puntare sulla potatura delle parti peggiori. Molte volte abbiamo spiegato la menzogna del male minore, ma qui la questione è un’altra. Non si fosse ancora capita la lezione della legge Cirinnà sulle unioni civili, le vicende di questi due giorni hanno dimostrato che, volendo, il ddl Zan si può affossare e come, perché in Senato una vera maggioranza su questo tema non c’è. Ma nessuno - a parte qualche singolo parlamentare - vuole veramente l’affossamento di questa legge. E quindi non si fa opposizione dura, vera. Anche i vertici della Chiesa - italiana e Santa Sede - chiedono solo delle modifiche, nulla hanno da eccepire sul nocciolo della questione. La cosa più ridicola è che tutti costoro oggi sarebbero pronti ad applaudire e a presentare come un successo un testo analogo a quel ddl Scalfarotto cui si opponevano otto anni fa. Come se il criterio di giustizia di una legge, come se il significato della persona, fossero mutevoli come le mode.

In questi giorni tanti gruppi spontanei hanno organizzato delle preghiere - anche sui social - perché all’Italia sia evitata questa deriva: iniziative che sarebbero comunque giuste - perché «senza di Me non potete fare nulla» e «Io sono la Via, la Verità e la Vita» -, ma che vedendo la situazione in Parlamento sono anche l’unica strada praticabile. Perché solo un fattore umanamente imprevedibile può far sì che il ddl Zan venga non modificato, ma bloccato.