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LE SUE VIE

Dallo "stato vegetativo" al ballo dopo un lento miracolo

Victoria, che oggi balla in tv, spiega i suoi 7 anni in carrozzina e i 3 in stato vegetativo. "I dialoghi di 4 anni solo con Dio, la preghiera e l'amore della mia famiglia", sono riusciti a superare tutti i pronostici scientifici.

Vita e bioetica 05_11_2017
Victoria 12 anni

Sembra impossibile che un miracolo possa avvenire lentamente. Normalmente, chi crede in Dio di fronte ad una malattia irreversibile è abituato a pensare che la risposta del Signore alle suppliche consistano o nel rendere la persona capace di accettare la sua condizione, producendo frutti spirituali e conversioni, oppure di guarirla improvvisamente, restituendole da un momento con l’altro la salute. Invece, l’incredibile vicenda di Victoria Arlen testimonia al mondo che cosa vuol dire non smettere di sperare e lottare per anni, fino ad ottenere la completa salute quando tutto l'universo, soprattutto scientifico, lo riteneva impossibile.

Le immagini di Victoria, oggi 22enne americana, quando si ammalò all’età di 12 anni, sono quelle tipiche di una persona in “stato vegetativo” a cui cambia completamente il volto a causa dell'inattività muscolare. Infatti, ha spiegato, “un giorno iniziai a perdere il controllo del mio corpo, ero intrappolata nel mio corpo, incapace di parlare, di muovermi”. I genitori non capiscono come una bambina, fino ad allora iperattiva, che amava danzare, nuotare e giocare tutto il giorno con i suoi tre fratelli, potesse essere collassata da un giorno con l’altro. Non capivamo ma la realtà era quella di una delle diagnosi più impietose: "Stato vegetativo permanente" con impossibilità di recupero, causato da due malattie autoimmuni: mielite trasversale e encefalomielite acuta disseminata. "In solo un attimo - ricorda Victoria - fu buio pesto". 

Ma ci furono due fattori a fare luce nell’oscurità. Due fiammelle che la tennero in vita aiutandola a non arrendersi. Una fu “l’amore della mia famiglia: anche se non potevano sentirmi io li sentivo, loro combattevano per me e io per loro”. Così, sebbene i medici dicessero, anche davanti a Victoria che capiva tutto, che non c’era da sperare bene, i suoi fratelli, suo padre e sua madre non si arresero mai, incoraggiandola e parlandole: “Tu sei una credente, Lui può tutto", le dicevano, tenendo "accesa la fiamma della mia fede…di questo hanno bisogno tutti, tutti”, spiega oggi la giovane nelle numerose testimonianze che circolano anche sul web.

La seconda luce era la fede cristiana in cui Victoria era cresciuta per cui, ha spiegato sua madre Jaqueline a lifesitenews, “non aveva nessuno altro se non Dio che poteva ascoltarla”. Di fatto la bambina cominciò a parlare ogni giorno con il Signore e invece che lamentarsi diceva: “Sono vittoriosa”, chiedendo un segno per la sua famiglia del fatto che era cosciente. Ad un certo punto, però, “pensavo che mi dovevo preparare a morire” ma poi accadde qualcosa, come una specie di “epifania”: “Feci una promessa a Dio”, ha spiegato Victoria in uno dei video in cui ha raccontato il suo travaglio per rinascere: “se mi dai una seconda possibilità di vita, ti prometto che non sprecherò nemmeno un secondo della mia vita... avrei usato la mia voce e la mia vita per Dio”. Proprio in quel momento la madre le parlò ma, spiega Jaqueline, "le parole che uscirono dalla mia bocca non erano mie, fu come se fosse Dio a parlare: “Ora cominceremo un viaggio in cui avrai un impatto sul mondo”, le disse. 

La piccola non capì ma di lì a poco, dopo tre anni di “prigione”, le cose sarebbero cambiate e infatti cominciò a muoversi. Su di lei, circa due anni dopo la tragedia, aveva cominciato anche a pregare un sacerdote carismatico con grandi doni, di nome John Bashobora. Le preghiere continue anche della famiglia e il lavoro fisico della giovane furono così intensi da riuscire a portare la ragazza a muovere tutta la parte superiore del corpo: “Passavo ore ad allenarmi” e anche se temeva l’acqua che un tempo aveva amato, vista l’impossibilità di usare le gambe, “i miei fratelli mi buttarono in piscina”. Fu un trauma che la costrinse ad agire ulteriormente, fino a farle scoprire “che lì mi muovevo libera anche dalla mia carrozzina”. Le ore passate in acqua divennero così tante che la giovane diventerà una campionessa paraolimpionica capace di vincere numerose medaglie e ori. Per questo, sarà anche una star della rete sportiva Espn.

“Ma non persi mai la speranza di tornare a camminare”. Anche se, a quel punto, sembrava un po’ troppo. Cosa pretendere di più dopo un evento simile e un recupero impensabile? Soprattutto quando i medici sono certi che sia impossibile, dopo 10 anni di paralisi, tornare a camminare? Ma né Victoria né la sua famiglia riuscivano a rassegnarsi. Perciò, dopo successive suppliche e continue ore di allenamenti, un giorno il fisioterapista si accorse di un leggero movimento di una gamba e la spronò a continuare. L'anno successivo Victoria muoverà i primi passi. Fino a che, nel 2016, non si alzò definitivamente in piedi. Quello che è ancora più incredibile, però, è che la giovane non si accontentò nemmeno di camminare, volendo allenarsi fino a riuscire a ballare come una professionista.

Oggi Victoria è una delle star dello show americano Ballando con le Stelle e spiega di voler usare per sempre “la mia voce per cambiare il mondo, per diffondere l’amore, la speranza e la luce di cui questo mondo ha bisogno”. Perciò, anche se non augura a nessuno quanto le è accaduto (“non avrei mai scelto questa vita") confessa che "non la cambierei” sapendo che “se ho riavuto tutto è per una ragione…per dare speranza”. Come? “Quanto accaduto - ha sottolineato la giovane - vale la pena” e serve a dimostrare la verità di uno dei suoi passi preferiti del Vangelo, quando san Paolo spiega che Cristo “ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che opera in noi”.

Perciò non è tanto ballando, come se a vincere fosse solo chi si alza dalla carrozzina, ma “portando il mondo a Gesù”, ha spiegato la madre, che “Victoria porta speranza”. Questo è quello a cui mira, a portarli a Gesù…a scoprire la luce di Dio”. Che in questa storia pare mostrare che attaccandosi all’unica fiammella nel buio, l’amore di Dio, fosse anche il solo barlume di luce per anni, si può arrivare dove la scienza e le forze umane non oserebbero mai sperare. E dire, come fa Victoria sempre citando san Paolo, che “posso tutto in Cristo che mi dà la forza”.