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LA RIFLESSIONE

Dalla nostra società di morte ci può salvare solo Dio

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Aborto, baby gang, benesseri fasulli, disordine, droga, eutanasia, violenza sono sempre più parte del nostro quotidiano. La nostra è una società che parteggia per la morte, perché ha escluso Dio. L’unica via è ritrovarLo.

Editoriali 09_01_2024
Scena post-omicidio (foto ImagoEconomica)

Mai, come ai giorni nostri, si è assistito ad una “moria” di giovani in modo così evidente e impressionante. È forse questo il risultato ultimo? È forse proprio questa la tragica realtà – con le sue sfumature più sconcertanti e aberranti – che si cela dietro l’ingolfamento di questa tanto decantata civiltà, così strapiena di “diritti” di ogni tipo ma così altrettanto vuota di umanità, di attenzione all’altro e, soprattutto, permeata unicamente da un “grande silenzio” spirituale?

Oggigiorno, c’è posto per tutti e tutto: per ogni devianza, per ogni menzogna, per ogni fallimento sentimentale, per ogni droga erotica, per ogni cattiveria, per ogni storia che garantisca un po’ di soldi, un po’ di potere a scapito di qualsiasi valore e virtù! Siamo e viviamo in una società fatta da idee astratte, di slogan comunistici, di consumismo, di apparenza.

Siamo la società che parteggia per la morte e la violenza: eutanasia, aborto, violenza, baby gang, eccetera. Termini come violenza, droga, disordine, distruzione, delinquenza sono, ormai, le parole che riempiono, quotidianamente, le prime pagine di ogni giornale, che stanno sulla bocca di tutti: una realtà entrata, in modo subdolo, ma prepotente, nel nostro quotidiano. Un modo di essere, uno stile di vita che ha invaso le nostre “famiglie” che sembrano essere sempre più concentrate, oserei dire in modo frenetico e nevrotico, a coltivare e alimentare la cultura del possesso, dell’“usa e getta”; e dove la famiglia stessa si trova a fare i conti, sempre più spesso, con fratture interne, personali e sociali, che ne stravolgono gli equilibri e gli affetti.

Fabrizio De André cantava: «Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori». Sono fermamente convinta che sia meglio faticare e soffrire per essere e divenire persone migliori piuttosto che rimanere pacificamente cullati e coccolati nell’illusione di modelli di esistenza alimentanti benesseri fasulli, chimerici, fittizi e schiavizzanti! Ma nessun risultato sarà mai ottenuto se escludiamo Dio dalla nostra vita.

Senza Dio, continueremo a rimanere “incatenati” ai soliti problemi esistenziali del quotidiano vivere, alle immancabili sofferenze senza senso, ai continui martellamenti interiori che cercano il “senso” della vita. Dalle allettanti alternative (assolutamente inefficaci e inconsistenti a riempire il vuoto spirituale delle persone) come il “facile vivere”, il “qui e ora”, il “tutto e subito”, l’“uso e consumo”, come possiamo difenderci? Come non cadere nella trappola? Scegliendo la vita, amando la vita, difendendo la vita! Ma perché questo accada, e diventi realtà, dobbiamo assolutamente “ritrovare” la Radice dell’Amore: ritrovare Dio.

E pare che, ai nostri tempi, questo brano di Nietzsche sia più attuale che mai: «Abbiamo ucciso Dio (…) Dov’è che ci muoviamo [ora] noi? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? (...) Non stiamo forse vagando in un infinito nulla? (…) Non seguita a venire notte, sempre più notte?» (La Gaia Scienza).

Un’alternativa “concreta” a non cadere nella trappola c’è: ri-attaccarci a Dio. Senza di Lui abbiamo, consapevoli o meno, creato solamente (come diceva Nietzsche) terribili e disumani vuoti.

* Suora, fondatrice della Comunità Shalom