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I DATI NEL MONDO

Covid e mortalità, l’immunità naturale meglio dei vaccini

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Confrontando le curve della mortalità dei Paesi aventi maggiori tassi di vaccinazione con quelle dei Paesi con meno vaccinati, risulta il ruolo molto ridimensionato della vaccinazione anti-Covid nel ridurre la mortalità. Al contrario, appare sottovalutata l’immunità acquisita in via naturale.

Attualità 18_05_2023

Proseguiamo l’analisi della mortalità in Europa e nel mondo in questi tre anni di pandemia (qui, qui e qui le puntate precedenti).

Eurostat, la banca dati dell’Unione Europea, raccoglie due tipologie di dati sulla mortalità. In primo luogo il numero dei decessi in totale registrati nei 27 Paesi dell’UE (e distinti per singolo Paese): qui è possibile confrontare i circa 5,2 milioni di morti nel 2020 e i circa 5,3 milioni nel 2021 (mancano dati per l’anno 2022), rispetto ai 4,5-4,6 milioni di morti registrati negli anni 2015-2019 precedenti la pandemia. I dati evidenziano un incremento di mortalità di circa 700.000 morti all’anno nei 27 Paesi dell’UE durante il periodo pandemico.

In secondo luogo, Eurostat mette a disposizione i dati sulla mortalità in eccesso per mese (espressa in percentuale), come meglio rappresentati nel grafico sottostante.

Grafico 1 (mortalità in eccesso nei 27 Paesi dell’UE)

Esaminando la curva della mortalità nei 27 Paesi dell’UE è possibile rilevare come, all’inizio della pandemia, vi sia stato un picco di decessi nell’aprile 2020 (con un eccesso di mortalità pari al 25,2%); poi la curva della mortalità discende e quindi risale alla fine del 2020 (con un eccesso di mortalità del 40,0% a novembre 2020); nel corso dell’anno 2021 la mortalità rimane superiore alla media degli anni precedenti (con due picchi di eccesso di mortalità del 20,9% in aprile e del 26,5% nel novembre 2021); nel 2022 la curva della mortalità rimane ancora stabilmente superiore alla media, con valori di eccesso di mortalità dell’8%-10% (con picco a fine dicembre 2022 che sfiora il 20%); nei primi mesi del 2023 la curva della mortalità decresce fino ad azzerarsi a valori pre-pandemia. Si noti che successivamente alla vaccinazione concentratasi nel 2021 non si è verificato un calo significativo della curva della mortalità, che anzi rimane alta per tutto il 2022.

Stante la difficoltà di reperire dati sull’eccesso di mortalità a livello globale e/o distinti per ampie aree geografiche (continenti), esaminiamo ora i dati dei singoli Paesi, nel confronto coi tassi di vaccinazione, consultando il sito web ourworldindata.org/.

In primis consideriamo l’andamento della curva della mortalità nei Paesi coi più alti tassi di vaccinazione. Fra i Paesi col maggior numero di dosi di vaccino somministrate ogni 100 abitanti (tralasciando Paesi minori) figurano: Cuba (393,23 dosi ogni 100 abitanti), Cile (319,78), Giappone (309,55), Taiwan (284,23), Qatar (282,32), Hong Kong (277,5).

Grafico 2 (mortalità in eccesso fra Paesi con maggior numero di vaccinazioni)

Ebbene, confrontando la curva della mortalità in eccesso da inizio pandemia (1° marzo 2020) rispetto agli anni precedenti (cfr. grafico 2), risulta che il picco più alto di mortalità sia stato raggiunto da Cuba al 31 ottobre 2021 con un eccesso di mortalità del 25,52%, dopo una curva di mortalità in costante crescita per tutto il 2021 (per il 2022 non abbiamo dati). Il secondo Paese con percentuali di eccesso di mortalità più alte è il Qatar con una parabola della mortalità stabilmente superiore al 20% dall’aprile 2021 al marzo 2023. Al terzo posto il Cile, con una curva di eccesso di mortalità compresa tra il 15 e il 20% dal marzo 2021, per poi discendere lievemente dall’aprile 2022. Hong Kong presenta una curva di eccesso di mortalità in crescita, per poi rimanere stabile sopra al 10% dal marzo 2022 al 2023. Seguono, in ultimo, Taiwan e Giappone con una curva di eccesso di mortalità che parte da valori inferiori allo zero ad inizio pandemia per poi crescere in modo costante fino a raggiungere valori prossimi al 5% nel 2023.

Nel complesso, fra i Paesi al mondo con maggiori tassi di vaccinazione non si registra mai una diminuzione della mortalità, che piuttosto sale nel corso del 2021, per poi rimanere sostanzialmente alta e stabile (o addirittura salire) nel 2022 e nei primi mesi del 2023.

Guardiamo ora la curva della mortalità fra i Paesi aventi i più bassi tassi di vaccinazione. Fra i Paesi in cui abbiamo dati disponibili (sia in termini di tassi di vaccinazione sia di mortalità) prendiamo in considerazione: la Romania (85,6 dosi ogni 100 abitanti); la Georgia (78,27), la Moldavia (69,79), la Bulgaria (68,01), il Sud Africa (64,73), la Bosnia Erzegovina (59,53).

Grafico 3 (mortalità in eccesso fra Paesi con minor numero di vaccinazioni)

Qui si rileva, complessivamente, una curva della mortalità in costante crescita da inizio pandemia sino a fine 2021-primi mesi del 2022 (con picchi di eccesso di mortalità dal 20 ad oltre il 25%), per poi diminuire progressivamente a partire dal marzo 2022 e fino al 2023 (cfr. grafico 2). Rispetto ai Paesi con maggiori percentuali di vaccinazione, ove la curva della mortalità nel corso del 2022 rimane stabile o in lieve aumento (cfr. grafico 2), si evidenzia che nei Paesi con minor numero di vaccinazioni la curva della mortalità decresce nel corso del 2022 (cfr. grafico 3).

Dai dati esaminati emerge che, nel corso dei tre anni di pandemia, la mortalità, in Europa e nel mondo, sia stata superiore alla media degli anni precedenti, ma al contempo i dati evidenziano la mancanza di qualsivoglia correlazione fra vaccinazione e riduzione della mortalità. Anzi, sia nei Paesi dell’UE (che hanno alte percentuali di vaccinazione), sia nei Paesi coi più alti tassi di vaccinazione al mondo, la curva della mortalità nel 2021 (anno in cui si è concentrata maggiormente la campagna di vaccinazione) non solo non decresce, ma addirittura sale e rimane stabilmente alta per tutto il 2022, analogamente a quanto si è verificato in Italia.

Paradossalmente, invece, la curva della mortalità decresce nel 2022 proprio nei Paesi aventi i più bassi tassi di vaccinazione al mondo, evidentemente anche per effetto della più rapida immunità acquisita in via naturale a seguito del contagio delle popolazioni meno vaccinate. A dimostrazione che è l’immunità sviluppata per via naturale, e non la vaccinazione, ad avere un ruolo causale determinante nella riduzione della mortalità.