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DISCRIMINAZIONE

Covid, attacchi ai sanitari reintegrati: è una vergogna

Ha dell'incredibile la rivolta contro il provvedimento del governo che ha reintegrato i medici non vaccinati sospesi dalla coppia Draghi-Speranza. Un atto di giustizia per una insopportabile discriminazione senza base scientifica viene boicottato da medici e politici, che meriterebbero sanzioni pesanti.
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Vita e bioetica 03_11_2022

Il provvedimento del Ministro della Salute professor Schillaci di reintegrare i medici che erano stati sospesi dalla coppia Draghi-Speranza è stata una scelta di grande buonsenso, oltre che un segnale significativo che il governo Meloni è deciso a voltare pagina rispetto ad una tra le più infelici stagioni di politica sanitaria della storia repubblicana.

La decisione del governo inietta nelle esangui vene del Sistema Sanitario una forza fresca di ben 4000 professionisti. Dei rinforzi di cui c’era l’assoluta e impellente necessità, viste le carenze nei reparti e nella medicina territoriale. Eppure, paradossalmente il ritorno in servizio di questi sanitari che hanno subito una ingiusta e discriminatoria sospensione dal lavoro, è stata accolta con ostilità.
Contro il provvedimento governativo di reintegro dei medici definiti con lo spregiativo titolo di No Vax, si chiamano in causa “le parti sociali” (ma quali?), si citano scienziati (quali?) e l’intera classe medica vaccinata, che da tale provvedimento subirebbe “uno schiaffo morale”. E si vorrebbe che crescesse una protesta contro i medici reintegrati.

Qualcuno vorrebbe anche che questi medici fossero anche riconoscibili agli occhi dei pazienti: una sorta di cartellino identificativo. E perché non anche per le preferenze sessuali, per la religione, per l’appartenenza etnica? Si tratta di un invito esplicito all’ostilità e alla discriminazione.

Uno dei primi ad intervenire pesantemente contro i propri colleghi è stato Walter Ricciardi, rimasto senza un ruolo governativo, dicendo che un medico non vaccinato non può visitare i pazienti, e li espone al rischio di ammalarsi. Una affermazione che è un’offesa al buon senso e alle evidenze scientifiche. Un medico non vaccinato infatti non rappresenta alcun pericolo per i pazienti, a meno che si ammali e diventi contagioso per gli altri. Ma anche i medici vaccinati si ammalano, si sono ammalati e sfortunatamente hanno potuto infettare altre persone.
Ormai è stradimostrato che la vaccinazione non interrompe la trasmissione. Dunque, di che pericoli stiamo parlando?

Ma purtroppo la voce stonata di Ricciardi non è rimasta la sola: Giovanni Migliore, presidente Fiaso, Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere, ha dichiarato: “Bisogna non assegnare i medici e sanitari non vaccinati contro il Covid-19, e reintegrati negli ospedali, ai reparti con pazienti fragili maggiormente a rischio". Le situazioni dei medici non vaccinati contro il Covid che saranno reintegrati negli ospedali, sulla base del provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri, "saranno valutate caso per caso rispetto all'assegnazione nei reparti, a tutela sia del medico sia dei pazienti".
E chi sarà a valutare? Le singole aziende sanitarie?

Dov’è finita l’obbedienza pronta, cieca e assoluta che ha caratterizzato i sanitari e i vertici delle loro organizzazioni negli scorsi tre anni? Bastava un semplice decreto che si scattava sull’attenti. Ora nei confronti dei provvedimenti del nuovo governo monta la protesta e la ribellione. Anche uno dei sindacati dei medici ospedalieri, l’Anaao,dopo due anni di ossequio alle norme dettate da Draghi, alza la voce contro i colleghi di ritorno con il segretario nazionale, Pierino Di Silverio. A suo avviso il decreto approvato dal Consiglio dei ministri che abolisce l'obbligo vaccinale per le professioni sanitarie "è stato fatto senza il coinvolgimento delle parti sociali e non risolve assolutamente il problema della carenza di medici negli ospedali".

Quale “coinvolgimento delle parti sociali” c’è stato negli scorsi tre anni, quando piovevano diktat molto spesso privi di fondamento scientifico, come quello di evitare le autopsie, per non parlare dei protocolli di cure?  "Questo provvedimento - continua Di Silverio - ci lascia perplessi soprattutto per il 'deficit comunicativo' da parte del governo: fino a ieri i no vax, come da tutti convenuto, non dovevano assolutamente essere presenti in ospedale, mentre da oggi in poi tutto torna alla precedente normalità”. 

Non si tratta di un deficit comunicativo, ma della necessaria correzione di una comunicazione sbagliata, che ingannava il pubblico facendogli credere che un medico non vaccinato fosse un untore. Una narrazione che deve finire, così come devono essere immediatamente rimossi e magari sanzionati gli atteggiamenti discriminatori verso questi professionisti. Sia da parte dei pazienti - che non possono essere che contenti di essere curati da un medico bravo e capace, qualunque sia il suo stato vaccinale - che dei colleghi.

Purtroppo già si segnala una strisciante ostilità verso chi ritorna. Forse per un sentimento di invidia di chi ha salvaguardato libertà e dignità a costo di perdere decine di migliaia di euro di stipendio. E con questi sentimenti tornerà a lavorare il leader del movimento ContiamoCi Dario Giacomini, primario radiologo di Vicenza non vaccinato e sospeso: "Rientrerò in ospedale a testa alta, perchè non sarò mai un untore per alcun paziente. I vaccini anti-Covid sono stati più che altro un'operazione politica e non mi sono vaccinato perché sono convinto che ciò non rappresenti la soluzione per limitare le infezioni. I dati dimostrano che i contagi negli ospedali ci sono stati ugualmente".

Non sarà facile né per lui né per gli altri 4000 affrontare il clima di furia ideologica che si vorrebbe creare contro di loro, ma sicuramente dopo quello che hanno passato sapranno essere all’altezza della situazione, per il bene primario dei loro pazienti, e per ottemperare alla loro missione.