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L'UDIENZA DEL SABATO

«Così la misericordia ci spinge alla missione»

Stamane papa Francesco ha tenuto la prima delle udienze del sabato che, nell'Anno Santo, “duplicheranno” in Piazza San Pietro quelle del mercoledì. Il Papa ha proseguito la catechesi sulla misericordia, proponendo una meditazione sul nesso inscindibile tra misericordia e missione.

Ecclesia 30_01_2016
Papa Francesco

Il 30 gennaio 2016 papa Francesco ha tenuto la prima delle udienze del sabato che, nell'Anno Santo, “duplicheranno” in Piazza San Pietro quelle del mercoledì. Il Papa ha proseguito la catechesi sulla misericordia, proponendo una meditazione sul nesso inscindibile tra misericordia e missione. Francesco ha ricordato che stiamo entrando «nel vivo dell’Anno Santo della Misericordia. Con la sua grazia, il Signore guida i nostri passi mentre attraversiamo la Porta Santa e ci viene incontro per rimanere sempre con noi, nonostante le nostre mancanze e le nostre contraddizioni». 

«Non stanchiamoci mai di sentire il bisogno del suo perdono, ha esortato Francesco, perché quando siamo deboli la sua vicinanza ci rende forti e ci permette di vivere con maggiore gioia la nostra fede». Il Papa è quindi entrato nel tema specifico dell'udienza: «lo stretto legame che intercorre tra la misericordia e la missione». C'è una fonte privilegiata per lo studio di questo nesso, l'enciclica Dives in misericordia di San Giovanni Paolo II. Lì leggiamo fra l'altro: «La Chiesa vive una vita autentica, quando professa e proclama la misericordia e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia». Tutti, «come cristiani», ha commentato Francesco, «abbiamo la responsabilità di essere missionari del Vangelo. Quando riceviamo una bella notizia, o quando viviamo una bella esperienza, è naturale che sentiamo l’esigenza di parteciparla anche agli altri. Sentiamo dentro noi che non possiamo trattenere la gioia che ci è stata donata: vogliamo estenderla. La gioia suscitata è tale che ci spinge a comunicarla».

Vale per la gioia e per la buona notizia per eccellenza, il Vangelo. E vale anche per la misericordia, «quando incontriamo il Signore: la gioia di questo incontro, della sua misericordia, comunicare la misericordia del Signore». La prova del fatto che abbiamo veramente incontrato la misericordia è che ci sentiamo spinti a comunicare questo incontro agli altri: «il segno concreto che abbiamo davvero incontrato Gesù è la gioia che proviamo nel comunicarlo anche agli altri». E questo, precisa il Papa riproponendo la sua consueta distinzione fra proselitismo e missione, «non è "fare proselitismo”, questo è fare un dono: io ti do quello che mi dà gioia». Se leggiamo il Vangelo, «vediamo che questa è stata l’esperienza dei primi discepoli: dopo il primo incontro con Gesù, Andrea andò a dirlo subito a suo fratello Pietro (cfr Gv 1,40-42), e la stessa cosa fece Filippo con Natanaele (cfr Gv 1,45-46)».

Incontrare la misericordia, «incontrare Gesù equivale a incontrarsi con il suo amore. Questo amore ci trasforma e ci rende capaci di trasmettere ad altri la forza che ci dona». Il Papa ha aggiunto che «in qualche modo potremmo dire che dal giorno del Battesimo viene dato a ciascuno di noi un nuovo nome in aggiunta a quello che già danno mamma e papà, e questo nome è “Cristoforo”: tutti siamo “Cristofori”. Cosa significa? “Portatori di Cristo”. È il nome del nostro atteggiamento, un atteggiamento di portatori della gioia di Cristo, della misericordia di Cristo. Ogni cristiano è un “Cristoforo”, cioè un portatore di Cristo!».

La misericordia non è un fatto privato o intimistico. «La misericordia che riceviamo dal Padre non ci è data come una consolazione privata, ma ci rende strumenti affinché anche altri possano ricevere lo stesso dono». C’è dunque «una stupenda circolarità tra la misericordia e la missione. Vivere di misericordia ci rende missionari della misericordia, ed essere missionari ci permette di crescere sempre più nella misericordia di Dio». Il Papa propone un impegno per l'Anno Santo: «prendiamo sul serio il nostro essere cristiani, e impegniamoci a vivere da credenti, perché solo così il Vangelo può toccare il cuore delle persone e aprirlo a ricevere la grazia dell'amore».