Cop26: fra realtà e demagogia, vince la demagogia
Una riflessione non ideologica, che tenga conto della complessità del sistema, porterebbe a pensare che nell'aumento della CO2 nell'atmosfera e nel leggero riscaldamento di temperatura vi sono anche numerosi vantaggi per l'uomo. Ma prevalgono slogan e demagogia, sulla quale possono essere prese decisioni pessime.
Duemila anni fa, Lucio Giunio Moderato Columella, proprietario terriero con alle spalle una carriera nell'esercito romano, scriveva nell'introduzione al suo De re rustica, probabilmente il migliore trattato d agronomia del mondo antico: "Spesse volte odo gli uomini principali della nostra città incolpare delle scarse produzioni ora all’infecondità delle terre ora l’intemperie del cielo già da gran tempo ai raccolti nociva. Altri per dare un senso a tali lagnanze affermano che il suolo, dall’eccessiva fecondità del passato spossato e isterilito, non possa porgere con la precedente larghezza gli alimenti ai mortali. Queste ragioni, o Publio Silvino, fermamente ritengo esser molto lontane dal vero in quanto non è corretto pensare che la natura, a cui donò perpetua fecondità il primo facitore del mondo, patisca sterilità come per malattia, né è da saggio credere che sia a foggia d’uomo invecchiata la terra, cui fu dato il nome di comun madre essendole stata data in sorte una giovinezza divina ed eterna in virtù della quale partorì in passato e partorirà in avvenire ogni cosa. Non credo pertanto che tali cose accadano per le intemperanze del cielo ma per colpa di noi medesimi, che le nostre aziende agricole abbiamo dato da straziare al peggiore tra gli schiavi come ad un carnefice, laddove i nostri avi le gestivano con le persone migliori.”
Curiosamente Columella dedica il trattato al suo vicino di casa, Publio Silvino e non a un grande di turno o a una divinità, il che non è forse estraneo all'idea di Columella secondo cui il proprietario dovesse gestire direttamente la sua azienda senza affidarla a schiavi privi di cultura agronomica ma forse attesta anche la radicale lontananza dell'intellettuale dal potere in età neroniana. Di acqua sotto i ponti ne è passata tantissima eppure la lontananza dei cittadini dal potere e l'idea del potere di guidare il gregge sfruttando l’idea millenaristica secondo cui il mondo starebbe per finire trova sempre nuovi adepti ed al posto degli “uomini principali della nostra città” di cui parlava Columella abbiamo oggi i "grandi della Terra".
Una passeggiata "edificante". Scorro le prima pagine del Corriere della sera di martedì 2 dicembre, celebrazione dei defunti, e vi trovo: titolo di scatola in prima pagina: La spinta di Draghi sul clima. Titolo di scatola in seconda pagina: L'apocalisse climatica è vicina (virgolettato perché si cita il discorso sommamente demagogico del primo ministro britannico Johnson all’apertura della conferenza COP26 di Glasgow). Titolo di scatola in terza pagina: Draghi. "abbiamo i soldi, dobbiamo spenderli in fretta. Le rinnovabili non bastano, troviamo delle alternative". Quarta pagina: tutta occupata dalla pubblicità di un ente gestore di patrimoni in cui si dice: "proteggere l'ambiente sacrifica la perfomance. Ora i tuoi investimenti possono supportare entrambe le cose". Titolo di scatola in quinta pagina: Clima ed energia: in campo Rockfeller. Titolo di scatola in sesta pagina: L'attacco di Greta contro i politici: "fingono, i veri leader siamo noi". Settima pagina: occupata dalla pubblicità di un'impresa che produce e distribuisce energia. Titolo di scatola in ottava pagina: ”Vestiti, auto, email: così produciamo CO2. Dalla carne (14% dei gas serra totali) agli aerei (5%)”
titolo di scatola in nona pagina: L'unica via per salvare il pianeta" - intervista al presidente ONU Gutierrez, ripresa dalla prima pagina". Solo dalla decima pagina si torna “a terra” e ai fatti del giorno...
Francamente penso che se stesse per scoppiare le terza guerra mondiale non avremmo tante pagine dedicate. Penso inoltre che le élites e un quotidiano come il Corriere che ne è l'espressione più pura, siano oggi più sideralmente lontane dalla collettività e dalle sue reali esigenze di quanto non lo fosse Nerone ai tempi di Columella.
Quali che sono a mio avviso i veri nodi della questione. In un pianeta abitato da oltre 7 miliardi di abitanti penso sia ovvio a tutti che i nodi della sostenibilità da declinare in tutte le sue innumerevoli sfaccettature (economica, sociale e ambientale) debbano essere centrali in ogni riflessione. Tuttavia è aberrante drogare la discussione con una visione manichea che non tiene in alcun modo conto della realtà di oggi e degli ultimi decenni. Il punto non è neanche che la CO2 sia un gas serra, fatto su cui non ci piove (è responsabile del 20% dell’effetto serra complessivo e in grado inoltre di esercitare un feed-back sul vapore acqueo il quale è di gran lunga il principale gas serra). Quel che colpisce negativamente del dibattito odierno è che si siano totalmente oscurati gli aspetti positivi sottesi all’aumento del livelli atmosferici di CO2, gas della vita grazie al quale la fotosintesi viaggia oggi più veloce, garantendo una produttività delle colture del 30% superiore di quella che avremmo con la CO2 ai livelli pre-industriali. E qui si noti che le emissioni agricole sono solo una piccola parte di quanto è stato prima assimilato tramite la fotosintesi, per cui additare l’agricoltura come grande emettitore è semplicemente ridicolo, ma il senso del ridicolo oggi ce l’hanno in pochi.
Fra decisioni prese in base ad una riflessione non ideologica che tenga conto della complessità del sistema e decisioni prese in base a slogan, si è optato per la seconda strada, finanziando una campagna di stampa demonizzante e degna dei peggiori regimi totalitari e nascondendo alla collettività che:
- se le temperature globali sono aumentate di circa 1°C in 150 anni lo stesso non si sta verificando per molti eventi estremi (le serie storiche su piogge estreme, cicloni tropicali, tornado, siccità evidenziano stazionarietà o addirittura calo nella frequenza e persistenza di tali fenomeni)
la mortalità da catastrofi naturali è in calo da oltre un secolo. Inoltre il numero delle catastrofi naturali e meteorologiche è in calo da circa un ventennio dopo un aumento registrato in precedenza e che è attribuibile alle nostre maggiori capacità di monitoraggio
- l’aumento delle temperature globali va a incidere positivamente a livello globale sulla mortalità da freddo, tutt’oggi sensibilmente superiore a quella da caldo e sulle stesse spese di riscaldamento (-8% in Italia negli ultimi 30 anni).
M.me De Stael, dopo aver seguito sul campo le varie fasi della rivoluzione francese, passò tutta la vita a riflettere sulla capacità che ebbero i demagoghi di trasformare in un bagno di sangue un evento che mirava a fraternità, uguaglianza e umanità. Molti anni dopo il fisico dell’atmosfera del MIT Richard Lindzen ha colto qualcosa di analogo, quando ha scritto che “gli uomini del futuro resteranno attoniti di fronte al fatto che un modesto aumento delle temperature globali abbia potuto indurre a concepire l’idea di sovvertire l’intero sistema economico mondiale”. In sostanza la demagogia è ancor oggi un nemico temibile e poco contano i tanti esempi di un passato anche vicino che evidenziano il suo ruolo deleterio.
Al riguardo credo che per cogliere lo iato esistente fra demagogia e realtà basti osservare la figura qui sotto che mostra da un lato l’andamento dei livelli di CO2 nell’emisfero boreale misurati sul vulcano Mauna Loa alle Hawaii e dall’altro la collocazione temporale dei vari meeting COP. Dal diagramma si vede che l’effetto delle COP sul fenomeno è del tutto irrilevante e che l’unico evento con un effetto tangibile sull’andamento temporale del livello atmosferico di CO2 è la fotosintesi, tanto potente che ogni anno, in coincidenza con l’estate boreale, fa calare di 6-8 ppmv la CO2 presente in atmosfera, causando il caratteristico andamento a “dente di sega” della curva.
Figura - Andamento della CO2 misurata a Mauna Loa alle Hawaii e collocazione temporale delle varie COP, il cui effetto sul fenomeno appare del tutto irrilevante (fonte: https://wattsupwiththat.com/2021/11/02/cop26-and-the-hubris-of-our-political-overlords/).
E i poveri? Certo, il santo Padre ha parlato dell’urlo dei poveri. Ma siamo davvero sicuri che gli alti costi dell’energia che ci attendono per effetto delle politiche “salvapianeta” o il ricorso ad agricolture a bassa produttività e ad elevato impatto ambientale come il biologico siano favorevoli al povero? Non sarà invece che a parole si guarda al povero ma nei fatti si punta al consenso di élites che hanno stili di consumo ignoti ai satrapi del passato e che per di più ammantano tali stili con l’etica del “salvataggio del pianeta”?
Non scordiamo mai che dove non c’è energia la vita è molto dura perché non possono funzionare gli ospedali e le sale operatorie, non si possono conservare le derrate alimentari, non si può leggere e studiare e non si possono fare tantissime cose che oggi in Occidente si danno per scontate e che sono frutto del sacrifico di tantissime generazioni vissute nella più totale indigenza, dal che deriva che occorre far di tutto per estendere ai poveri i benefici della tecnologia, non chiedere loro di tirare ancora la cinghia.
La CO26 di Glasgow è un fenomeno che si presta ad essere interpretato secondo lo schema che Andersen ci propose ne “I vestiti nuovi dell’imperatore”. Oggi come allora nessuno è in grado di gridare che i vestiti nuovi non esistono e quel che è peggio è che anche i bambini sono stati arruolati nella demagogica crociata salvapianeta. A tal proposito ricordo che il cardinale Wolsey pronunciò molti secoli fa queste parole dirette agli educatori “Badate bene a quel mettete in quelle teste perché poi sarà ben difficile levarglielo”. Ecco, inculcare nei giovani l’idea che il mondo stia per finire o che la CO2 sia un veleno o che le rinnovabili discontinue (solare ed eolico) siano una soluzione credibile al problema energetico globale sono insulti alla verità che pesano come macigni sulle nostre coscienze.
Il Segretario Generale dell’Onu Gutierres conclude la succitata intervista al Corriere dicendo che “c’è una sola strada davanti a noi. Un futuro a 1,5°C è l’unico praticabile per l’umanità. Sta ai governanti rinnovare il proprio impegno su questo a Glasgow prima che sia troppo tardi”. La mia speranza è invece che le migliaia di delegati affluiti a Glasgow a spese della collettività e a prezzo di emissioni giganti di gas serra possano tornare a ragionare con proprie teste, abbandonando le visioni manichee in favore di una visione che tenga conto della complessità del reale. Una complessità di cui si era reso conto Primo Levi quando scriveva “Potrei raccontare storie a non finire, di atomi di carbonio che si fanno colore o profumo nei fiori…”.