"Coop for Africa", una campagna inutile
I supermercati Coop hanno lanciato una campagna per acquistare vaccini da inviare in Africa. Ma il problema del Continente non è la mancanza di vaccini: già infatti ne sono stati donati più del doppio di quanti effettivamente usati e oltre un milione sono stati distrutti perché scaduti. La campagna si fonda su luoghi comuni riguardo l'Africa, la realtà è diversa.
La Coop ha avviato una raccolta di fondi per favorire la vaccinazione e la lotta al Covid-19 in Africa. “Per qualcuno essere NO VAX non è una scelta – spiega il suo spot televisivo che mostra volti africani e, più volte ripetute a caratteri cubitali, le parole NO VAX – in Africa solo il 7 per cento ha ricevuto il vaccino. Fai un regalo a tutto il mondo. Sostieni con la Coop la campagna vaccinale anti-Covid 19 in Africa”.
Alla sua pagina web la Coop fornisce maggiori informazioni: “Al di là del Mediterraneo – si legge – c’è un continente dove solo il 7% della popolazione ha ricevuto una dose di vaccino. In quel continente le persone non hanno la possibilità di scegliere e il Covid-19 continua a fare paura. L’obiettivo della raccolta fondi è quello di superare un milione di euro, una cifra necessaria per vaccinare circa 250.000 persone”.
L’Africa è il continente di gran lunga con meno vaccinati, ma i dati della Coop non sono esatti e questa virtuosa, lodevole iniziativa richiede una volta di più una riflessione sugli obiettivi e l’esito delle campagne e dei programmi di aiuti all’Africa, umanitari e per lo sviluppo.
In realtà il 9,2 per cento della popolazione è del tutto vaccinato e il 5,08 per cento ha ricevuto la prima dose. Quindi il 14,7 per cento degli africani, in tutto oltre 201 milioni, risultano vaccinati con una o più dosi. Sono pochi, in effetti, al confronto degli altri continenti: in testa il Sud America con il 76 per cento degli abitanti vaccinati, seguito da Nord America, 68 per cento, Asia, 68 per cento, Europa, 66 per cento, e Oceania, 61 per cento.
Il divario è enorme. Tuttavia l’Africa ha più di 1,3 miliardi di abitanti, ma gli ultra sessantenni sono 73,5 milioni e le persone di 65 anni e oltre sono 46,7 milioni. Circa metà della popolazione – 679 milioni – è di età compresa tra zero e 19 anni; quasi 200 milioni hanno meno di quattro anni e 181 milioni hanno tra 5 e 9 anni. Considerando la situazione demografica del continente, le dosi già somministrate sarebbero potute bastare a mettere in sicurezza la popolazione a rischio, se ben amministrate.
Inoltre al 30 dicembre 2021 il continente aveva ricevuto più di 474 milioni di dosi, in gran parte donate da diversi paesi, primo dei quali per generosità gli Stati Uniti, e dal COVAX, un programma creato per garantire l’accesso equo e globale ai vaccini anti Covid-19, ovvero a far sì che i paesi ricchi regalino a quelli poveri dosi di vaccini, o contributi finanziari per acquistarle. Ma decine di milioni di vaccini non sono stati somministrati e una parte di essi è scaduta o sta per esserlo. Secondo l’Oms finora è stato usato solo il 63 per cento delle dosi complessivamente disponibili.
Fin dallo scorso aprile hanno incominciato a trapelare notizie di vaccini scaduti che le autorità sanitarie si vedevano costrette a distruggere, insieme ad altri quantitativi inutilizzabili per non essere stati conservati adeguatamente. Tra i casi più clamorosi c’è quello della Repubblica democratica del Congo: aveva ricevuto 1,7 milioni di vaccini all’inizio di marzo 2021; due mesi dopo aveva vaccinato solo mille persone e ha restituito 1,3 milioni di dosi. Tuttora risulta vaccinato solo lo 0,1 per cento della popolazione.
Lo scandalo più recente riguarda la Nigeria che il 22 dicembre ha mandato al macero più di un milione di dosi (per l’esattezza 1.066.214), tutte donate da paesi occidentali. Come mostrano le riprese effettuate dalle autorità sanitarie, un bulldozer le ha distrutte, ancora contenute in confezioni di cartone e plastica, dopo che erano state portate in una discarica di Abuja, la capitale. Una settimana prima le autorità sanitarie si erano giustificate dicendo che le dosi donate avevano una scadenza troppo vicina, solo poche settimane. Ma il direttore esecutivo dell’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’assistenza sanitaria di base, Faisal Shuaib, ha replicato che le autorità nigeriane lo sapevano benissimo quando hanno accettato di riceverle.
Per ridurre il rischio di sprechi, Oms e l’Africa Centres for disease control and prevention raccomandano di mandare in Africa vaccini con scadenza minima di due mesi e mezzo e di avvisare delle spedizioni i governi almeno con un mese di anticipo. Sono tanto più preoccupati della lentezza con cui procedono le campagne di vaccinazione quasi dappertutto nel continente adesso che si prevede l’arrivo di enormi quantitativi dosi. “Dobbiamo concentrare la nostra attenzione sugli ostacoli alle vaccinazioni – ha detto di recente Matshidiso Moeti, direttore dell’ufficio regionale dell’Oms per l’Africa – che includono mancanza di fondi, di apparecchiature, di personale sanitario, della capacità di garantire la catena del freddo e anche di superare la diffidenza che si riscontra in una parte della popolazione”.
Ma sono tutti problemi impossibili da risolvere in poche settimane e tutti imputabili ai governi africani che dalle indipendenze investono troppo poco in infrastrutture, nei sistemi sanitari e nei servizi sociali, lasciano quel poco in mano a persone spesso inadatte e inaffidabili o permettono che diventi inutilizzabile per incuria e per l’insicurezza che regna nei territori infestati da gruppi armati e organizzazioni criminali. La stessa esitazione di una parte della popolazione deriva dall’immagine negativa che gli africani hanno dei loro amministratori e che li induce a diffidare delle iniziative governative.
Solo sette stati africani hanno raggiunto l’obiettivo fissato di vaccinare il 40 per cento della popolazione entro la fine del 2021: tre arcipelaghi con pochissimi abitanti (Mauritius, Seychelles e Capo Verde) e inoltre Marocco, Tunisia e due piccoli stati, Botwsana e Rwanda. Il prossimo obiettivo sarebbe vaccinare il 70 per cento della popolazione in tutti gli stati del continente entro il giugno 2022, ma è certo che non sarà rispettato. “Si prevede – ha dichiarato Matshidiso Moeti – che possa essere raggiunto non prima dell’agosto 2024”. Il problema non sarà la mancanza di vaccini.