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EUGENETICA

Contraccezione obbligatoria, la folle idea dal Belgio

Il fiammingo John Crombez, leader del Partito Socialista Differente, ha detto che si dovrebbe «impedire ad alcune persone, almeno per un periodo, di avere figli», facendo l’esempio dei tossicodipendenti. Il suo pensiero, che oggi purtroppo va riscuotendo consenso crescente, si inserisce nella cultura eugenetica che rifiuta Dio, pretendendo di stabilire chi deve nascere e vivere e chi no.

Vita e bioetica 12_02_2019

La strada per la contraccezione obbligatoria, decisa cioè dall’autorità statale, è aperta. La proposta proviene dal Belgio e ad avanzarla è il politico fiammingo e leader del Partito Socialista Differente, John Crombez, che parlando alla rivista Humo ha detto che si dovrebbe «impedire ad alcune persone, almeno per un periodo, di avere figli». In tempi normali sarebbe stato preso per folle, un folle isolato, ma con la cultura antinatalista ed eugenetica oggi così diffusa Crombez non ha avuto difficoltà a ricevere - in mezzo ad alcune stroncature - anche consensi.

Intanto va osservato che le sue dichiarazioni hanno comunque un certo peso, essendo il presidente di un partito che attraverso i suoi 18 eletti al Parlamento fiammingo ne occupa il 14.5% dei seggi. E poi va detto che nonostante qualche presa di distanza interna al suo gruppo politico, oggi all’opposizione, Crombez ha trovato una sponda in esponenti di partiti al governo (di centrodestra) come Patrick Vankrunkelsven dei Liberali e Democratici Fiamminghi Aperti, e come Valerie Van Peel e Sarah Smeyers della Nuova Alleanza Fiamminga. La Smeyers, riferisce Life Site News, si è in realtà lamentata delle critiche precedentemente ricevute dall’ala giovanile del partito di Crombez, perché già lei poche settimane prima aveva proposto di imporre la contraccezione alle famiglie povere, e ha osservato che le idee del quarantacinquenne politico di sinistra vanno perfino oltre. Ma in sostanza il pensiero di fondo è lo stesso, la contraccezione obbligatoria per (falsa) “compassione”.

Ecco le parole di Crombez all’intervistatore di Humo: «Se tu ascolti i lavoratori che ti raccontano la storia di bambini nati con un’overdose, perché hanno ricevuto troppa sporcizia attraverso il cordone ombelicale, non hai più alcun dubbio. Questi bambini si ritrovano a doversi disintossicare in un’incubatrice urlando di dolore. Alcuni tossicodipendenti hanno portato tre bambini nel mondo. La società non può più accettarlo». Secondo il politico fiammingo, per «proteggere» i bambini, «certe persone dovrebbero essere fermate, temporaneamente, dall’avere figli». Se avesse proposto, intanto, un’opera culturale di sensibilizzazione e prevenzione rispetto all’uso delle droghe sarebbe stato troppo controcorrente (avete presente la cultura della cannabis libera, no?)… Il pensiero di Crombez prende forma dalla sua esperienza personale, vissuta già dall’adolescenza, a contatto con fanciulli provenienti da famiglie disagiate che al compimento della maggiore età vengono perlopiù lasciati senza aiuto dal settore pubblico.

Ma l’esperienza da lui vissuta non giustifica affatto la sua visione perché è proprio il modo di affrontare le situazioni di sofferenza a essere decisivo, potendo ognuno di noi scegliere in breve se farsi carico di quel dolore, unendolo al sacrificio redentivo di Cristo e tentando di portarvi sollievo con la propria vita, o illudersi di eliminare quello stesso dolore dalla terra selezionando - perché di questo si tratta - chi deve nascere e chi no. Illudendosi di eliminare la sofferenza terrena (conseguenza del peccato originale) impedendo la nascita del sofferente, che poi spesso vive una vita più piena e ricca di chi ha in apparenza tutto. E chi, poi, dovrebbe stabilire i criteri di “selezione”? Sembra di rivivere la realtà distopica rappresentata in un film di 22 anni fa, Gattaca, del regista Andrew Niccol, nel quale la società si trova divisa tra “validi” e “non validi”: i primi dal patrimonio genetico perfetto e determinato artificialmente prima del concepimento, i secondi - marginalizzati - concepiti in modo naturale.

Del resto basta guardarsi attorno e leggere le cronache - tra fecondazione artificiale, selezione dei gameti, uteri affittati, aborto, infanticidio ed eutanasia dei disabili (anche per imposizione, l’abbiamo visto negli Usa con Terry Schiavo, in Italia con Eluana Englaro, nel Regno Unito con Charlie, Alfie e Isaiah, e lo stiamo vedendo in Francia con Vincent Lambert) e non solo - per rendersi conto che la realtà si avvicina e a volte supera la fantasia. La realtà che viviamo è contaminata appunto dall’eugenetica, teorizzata compiutamente dall’inglese Francis Galton nel XIX secolo, presto diffusasi in tutto il Nord Europa e “sbarcata” negli Stati Uniti, dove ha avuto tra le sue massime rappresentanti la razzista Margaret Sanger, fondatrice di ciò che è oggi un colosso dell’aborto, Planned Parenthood (nome che significa, guarda un po', “Genitorialità Pianificata”, la stessa genitorialità che vuole pianificare Crombez con la sua contraccezione obbligatoria), e contemporanea di quell’Adolf Hitler che per la cultura progressista sembra l’unico responsabile della storia degli eccidi di disabili. No, purtroppo è in “buona” compagnia.

Solo che il progressismo è molto più raffinato («con i guanti bianchi», per usare le parole di papa Francesco sull’argomento) visto che il pensiero eugenetico ha continuato a prosperare ovunque, con la complicità di agenzie dell’Onu ed élite mondialiste, mutando linguaggio e facendo passare per cosa normale - giusto per fare un esempio - le diverse tecniche di diagnosi prenatale che sono all’origine di un numero incalcolabile di aborti selettivi.

Chiaro che alla base di questa idea c’è l’ancestrale rifiuto di Dio da parte di chi pensa di salvarsi e salvare il mondo da sé e stabilire, indipendentemente dalla legge divina, ciò che è bene e ciò che è male. Infatti, alla domanda dell’intervistatore di Humo, che chiedeva a Crombez se la contraccezione obbligatoria fosse possibile in una «società cristiana», Crombez ha risposto: «L’aborto e l’eutanasia non sono consentiti oggi? È tempo per un dibattito: la miseria è troppo grande. Non un solo buon cristiano può chiudere un occhio su questo». In verità un buon cristiano non può chiudere un occhio sulla cultura della morte insita nel pensiero e nelle associazioni fatte da Crombez, che elimina dal suo orizzonte la vita eterna e con essa la speranza: è questa cultura mortifera che il cristiano deve combattere, a partire dal ricordare che è la stessa contraccezione a essere contraria al disegno divino.