Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Caterina d’Alessandria a cura di Ermes Dovico
Migrazioni
a cura di Anna Bono
Rohingya

Con il monsone peggiora la situazione dei rifugiati Rohingya

Nei campi profughi in Bangladesh i Rohingya patiscono la scarsità di cibo, medicinali, ripari sicuri e inoltre la mancanza di occupazione favorisce la criminalità e le attività illegali

 

Migrazioni 03_05_2018

Con l’inizio della stagione dei monsoni, per i musulmani Rohingya rifugiati in Bangladesh alle ansie e ai disagi già patiti – mancanza di acqua potabile, scarsità di cibo e di medicinali… – si aggiunge il timore di alluvioni e frane. Un inviato di AsiaNews ha potuto visitare quelli residenti nel distretto di Cox’s Bazar, al confine con il Myanmar. Il caldo nelle tende senza energia elettrica rende difficile dormire, gli raccontano i profughi. Alla fame danno qualche sollievo le distribuzioni di generi alimentari: riso, zucchero, olio… Però scarseggiano gas e legna per cucinare. La fornitura di bombole di gas a cui provvedono da qualche tempo alcune ong non è sufficiente. Chi può rimedia andando in foresta a tagliare gli alberi, anche se è illegale. Oltre che per cucinare, il legname serve per costruire dei ripari. Da quando sono arrivati, i Rohingya hanno già tagliato più di 1.500 acri di foresta. Un altro problema è la mancanza di lavoro che contribuisce all’aumento del tasso di criminalità. Secondo i mass media locali, riporta AsiaNews, “negli ultimi otto mesi i profughi sono rimasti coinvolti in 16 omicidi e 148 ferimenti all’interno dei campi. Molti esperti ritengono che il governo di Dhaka debba trovare loro subito un impiego, per tenerli occupati ed evitare che indulgano in attività illegali”. Secondo una fonte anonima, le attività proibite proliferano nei campi soprattutto dopo le 16.00, quando giornalisti, personale e altri estranei devono lasciare i campi. Il 30 aprile il primo ministro del Bangladesh, Sheikh Hasina, ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu di insistere con il governo del Myanmar affinché consenta alle centinaia di migliaia di Rohingya fuggiti in Bangladesh  di tornare in patria. Il Consiglio di sicurezza lo scorso novembre aveva chiesto al Myanmar di evitare ogni ulteriore uso eccessivo della forza militare contro i Rohingya e di consentire loro libertà di movimento, pari accesso ai servizi di base e la piena cittadinanza.