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GUERRA IN EUROPA

Come i russi si interrogano sulla battaglia di Kursk

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Un'offensiva ucraina che nessuno aveva previsto, ha portato truppe di Kiev in territorio russo, nella provincia di Kursk, dove tuttora restano dopo due settimane. Per i russi è stata una sorpresa e gli analisti cambiano il tenore dei commenti.

Esteri 21_08_2024
Putin riunito con i vertici della sicurezza russa (La Presse)

La controffensiva ucraina iniziata il 6 agosto scorso ha suscitato giudizi contrastanti tra gli analisti militari. Tra chi ne vanta l’indubbio successo tattico e chi ne profetizza il probabile insuccesso finale è difficile trarre elementi per una previsione ragionevolmente certa. Anche perché va ricordato come gran parte delle previsioni degli analisti sulla guerra russo ucraina si siano rivelate errate. Nel febbraio 2022 erano in tantissimi a prevedere che Putin non avrebbe mai dato il via all’offensiva ed altrettanti erano coloro, compresi gli stessi americani, che prevedevano una vittoria russa entro una settimana, per non parlare di quanti avevano previsto una vittoria decisiva ucraina nell’estate del 2023.

Sulla situazione critica dell’esercito e dell’economia ucraina è stato detto molto in questi mesi mentre meno notizie si hanno sulla situazione dell’esercito e dell’economia russi. Il canale youtube Ball dont Lie ha dato alcune notizie sull’economia russa.

In un articolo apparso sulla Novaya Gazeta del 19 luglio viene evidenziato come la Russai abbia già perso da 1,5 a 1,7 milioni di persone, ossia il 2,2% della forza lavoro. Questo non certo per le perdite in battaglia quanto per la mobilitazione militare o anche civile (ad esempio la ricostruzione di Mariupol). La scarsità di forza lavoro (dovuta al ben noto tracollo demografico in atto da decenni) insieme a una crescita dei salari e a una carenza di produzione di beni di consumo, oltre  agli alti stipendi ai militari, hanno provocato una spirale inflazionistica che è arrivata al 9% annuo, più del doppio degli obbiettivi fissati dalla Banca centrale russa (In Italia l’inflazione è dell’1,3% annuo).

Tutto ciò porta ad escludere che Putin possa ordinare una nuova mobilitazione a meno che non si trovino soluzioni alternative. Come si diceva all’inizio, la controffensiva ucraina ha avuto un indubbio successo iniziale, ma non è dato sapere se otterrà quello che sembra essere il suo obbiettivo principale: distogliere importanti forze russe dal fronte del Donetsk dove le difese ucraine sono sul punto di crollare. In effetti se Putin e i suoi generali non si faranno impressionare da questa intimidazione strategica, l’offensiva ucraina resterà totalmente inutile. Ma è proprio questo il punto: può essere tollerata l’invasione del sacro suolo russo? Come viene giudicato questo momento dall’opinione pubblica russa? Una risposta può venire dalle reazioni di analisti e anchormen russi alle notizie provenienti da Kursk e da ciò si denota come sia sempre utile non censurare e conoscere il punto di vista dell’avversario, seguendo, per esempio alcune trasmissioni sul canale youtube Russian Media Monitor.

Il 6 agosto, nel corso del talk show condotto dal famoso conduttore televisivo Vladimir Solovjov, la giornalista Margarita Simonyan, capo redattrice di Russia Today e dell’agenzia di stampa Sputnik si è espressa in questi termini: «Io penso che siamo in un periodo storico che ci offre la possibilità di radunare il meglio della gente normale di tutto il mondo per aiutarci a tirarci fuori da questo buco demografico, così che, ancora una volta possiamo diventare una grande e forte nazione e un impero russo. Metafisicamente parlando, Sodoma e Gomorra, che cercano di imporci, sono scomparse. Ma il paradiso rimane comunque e, come ha detto il nostro presidente, loro (n.d.r. gli occidentali) moriranno tutti e noi andremo in paradiso. Forse il paradiso rimarrà qui sulla terra alla nostra latitudine, a Dio piacendo».

Il 9 agosto, a tre giorni dall’inizio dell’offensiva un imbarazzatissimo analista e commentatore Sergey Mardan ammetteva che non c’erano notizie certe. Nelle sue parole c’era il senso di uno smarrimento che, guardando il filmato del meeting tra Putin e i suoi generali era palpabile; tanto che lo stesso Mardan commentava, «Tutti avranno notato l’espressione assai significativa di Vladimir Vladimirovic» e si capiva come Vladimir Vladimirovic non avesse preso bene le notizie da Kursk.

Il 15 agosto si notava un sensibile cambiamento tra gli opinionisti. L’ex vice ministro degli esteri Andrey Fedorov ammetteva che l’offensiva ucraina era stata ben congegnata e meglio attuata. «Ci siamo abituati a leggere titoli che davano il regime di Kiev in agonia a causa di costanti menzogne che venivano dalla nostra parte sulla debolezza dell’esercito ucraino… L’Ucraina ha circa 20.000 uomini nella regione di Belgorod che possono partecipare all’operazione. In più Kiev sa che abbiamo fallito in politica estera. Ci siamo detti che tutto sarebbe cambiato dopo le elezioni europee, dopo le elezioni in Gran Bretagna e in Francia». L’analista politico Viktor Olevich aggiungeva che l’obbiettivo ucraino era quello di una crisi politica in Russia e che la situazione al fronte non era buona come era stata presentata. Era stato detto che l’operazione militare speciale era stata attuata per proteggere le popolazioni del Donbass e queste erano ancora in guerra. «E ora – soggiungeva Olevich – non solo non sappiamo difendere il Donbass ma non sappiamo nemmeno difendere la Russia».

Infine, il 16 agosto il regista cinematografico Karen Shakhnazarov, direttore della Mosfilm faceva l’ammissione più interessante «Dobbiamo essere sinceri e smetterla di dirci che va tutto bene. No, abbiamo un mucchio di cose che non vanno bene. Nella nostra “infosfera”, mostriamo costantemente ucraini che non vogliono combattere e ora vediamo che combattono abilmente e sono motivati. Stanno combattendo come devono fare. Perché inganniamo noi stessi? Io penso che dobbiamo basarci sul fatto che possiamo perdere. Se questa serie di passi falsi continua, noi possiamo perdere. Questo non è disfattismo o seminar panico. Questa è la chiara comprensione del prezzo che noi stessi e la nostra Patria deve pagare».

È paradossale, in conclusione, che una disamina così lucida, eppure combattiva, sia stata compiuta da un artista e non da un analista militare. L’onestà intellettuale di Shakhnazarov sembra fare difetto non solo in Russia, dove un parere poco gradito a Putin può portare a spiacevoli incidenti sui balconi, alle finestre, nei garage o davanti a una tazza di thé, ma anche in Italia sia nei filorussi che nella stampa filoccidentale, a rischio zero. E, forse, proprio da questa onestà si potrebbe ricominciare a parlare di pace la cui forza, secondo San Giovanni Paolo II, sta nella verità.