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PAURA A NATALE

Cina e Corea del Nord alzano la tensione in Asia

La Cina ha spinto ancora i suoi aerei da guerra fino ai limiti della zona di difesa e interdizione (Adiz) di Taiwan, l’equivalente dello spazio aereo dell’isola non riconosciuta. La Corea, invece, torna al centro dell’attenzione militare del mondo, perché i nordcoreani hanno spedito cinque droni nel Sud, di cui uno ha sorvolato Seul.

Esteri 27_12_2022
Un J-16 cinese

Un Natale terrorizzante nell’Asia orientale. La Cina, per l’ennesima volta, ha spinto i suoi aerei da guerra fino ai limiti della zona di difesa e interdizione (Adiz) di Taiwan, l’equivalente dello spazio aereo dell’isola non riconosciuta. La Corea, invece, torna al centro dell’attenzione militare del mondo, perché i nordcoreani hanno spedito cinque droni nel Sud, di cui uno ha sorvolato Seul. Si tratta, in entrambi i casi, di gravi segnali di tensione che non vanno sottovalutati.

L’Aviazione Popolare Cinese, la domenica di Natale, ha fatto volare un totale di 71 aerei nello stretto di Taiwan. Più della metà di loro hanno superato la linea mediana dello stretto, dove iniziano quelle che, pur se non riconosciute internazionalmente, sarebbero le acque territoriali taiwanesi. Sempre domenica, il ministero della Difesa di Taipei ha dichiarato di aver individuato anche navi da guerra cinesi nelle acque vicine all’isola. Gli aerei militari che hanno partecipato all'esercitazione erano soprattutto caccia J-16 di ultima generazione, due droni da ricognizione e un aereo radar. Si tratta dunque di una manovra meno minacciosa rispetto a quelle in cui i cinesi inviano anche bombardieri. In questo caso, probabilmente, era un’operazione di addestramento per il controllo dello spazio aereo nemico. Ma sempre di azione militare ostile si tratta, considerando quanto gli aerei cinesi siano arrivati vicini alle coste taiwanesi.

Perché una manovra così aggressiva? Un portavoce dell’Esercito Popolare cinese ha dichiarato che si tratta di una “risposta alla collusione crescente e alle continue provocazioni di Stati Uniti e Taiwan”, pur senza specificare quali. Per la Cina, Taiwan non è indipendente, ma è una sua “provincia” ribelle sin da quando è passata sotto il controllo del governo nazionalista cinese in esilio di Chiang Kai-shek nel 1949, dopo la vittoria di Mao e dei comunisti nella guerra civile. Gli Stati Uniti, che riconoscevano solo il governo di Taipei quale unico governo legittimo di tutta la Cina fino al 1979, dopo quella data hanno spostato la loro rappresentanza diplomatica e Pechino e disconosciuto Taiwan, ma hanno mantenuto la promessa (sia pure non formale) di difendere l’isola da eventuali aggressioni.

L’aiuto statunitense non è e non può essere diretto, non esistono basi americane in territorio taiwanese, ma l’isola è in cima alla lista degli alleati da aiutare con armi, equipaggiamento e addestramento. Dopo l’incontro fra i presidenti Joe Biden e Xi Jinping al vertice del G20, le due potenze si erano scambiate rassicurazioni anche sulla questione Taiwan. E Xi ha ribadito la sua intenzione di riunificarla alla Cina continentale, a tutti i costi. Nell’ultimo budget della difesa statunitense, approvato all’inizio di dicembre, 10 miliardi di dollari sono assegnati al finanziamento di armi ed equipaggiamento militare a Taiwan, addestramento delle forze locali e assistenza per la sicurezza.

I cinesi denunciano, non solo la presenza di piccoli contingenti di marines e forze speciali americane sull’isola “ribelle” (con compiti di addestramento dell’esercito taiwanese), ma anche una serie di visite di alto profilo. Gli incontri a Taipei sono bipartisan, riguardano membri del Congresso e, l’estate scorsa, anche la presidente della Camera Nancy Pelosi. Nonostante le critiche ricevute per una mossa diplomatica e simbolica ritenuta imprudente dallo stesso Biden, l’appoggio al governo di Taipei è pronto ad essere rinnovato anche dal prossimo presidente (repubblicano, stavolta) della Camera. Se dovesse essere confermato Kevin McCarthy, deputato repubblicano della California, ha promesso che si recherà sull’isola.

Per la Cina si tratta di una questione di principio. Anche se Biden, nel suo incontro con Xi ha ribadito che seguirà il criterio di “una sola Cina” (il riconoscimento del solo governo comunista), il regime di Pechino vuole vedere prove pratiche. E le visite quasi-ufficiali di alti esponenti della politica americana, al di là dello stretto sono viste come un riconoscimento “di fatto” di una Cina che ai loro occhi non dovrebbe esistere. Un riconoscimento che, a loro dire, mina l’unità territoriale cinese.

Ma le visite americane non sono "provocazioni", semmai portano solidarietà agli amici (e di fatto alleati) taiwanesi perché la pressione militare era già molto forte. Il record di sorvoli a ridosso dell’Adiz era stato battuto nel 2017, poi un nuovo record nel 2020 e il 2022 è ancora peggio (444 sorvoli solo in agosto). Insomma, sono anni che i cinesi provocano i taiwanesi con azioni militari sempre più aggressive. E non solo con aerei, ma anche con incursioni nello stretto di barche della milizia e pescherecci armati. 

Forse non è un caso che all’aumento della tensione nello stretto di Taiwan corrisponda anche un crescendo militare fra le due Coree. Lunedì, la Corea del Nord ha inviato i suoi droni nel Sud. Le difese aeree dei sudcoreani si sono fatte cogliere impreparate: quattro dei cinque droni sono scomparsi dai radar dopo che erano stati individuati. Il quinto drone è stato tracciato mentre tornava nel Nord, dopo che per tre ore aveva viaggiato nello spazio aereo sudcoreano. Uno dei droni scomparsi ha raggiunto la capitale Seul. I funzionari sudcoreani non hanno dichiarato se fossero armati o no. In ogni caso, ora la Corea del Sud (che ha risposto all’incursione, con una grande esercitazione aerea) deve rivedere le sue difese e capire dove siano le falle.

L’episodio di ieri non è un caso unico. Anche la Corea del Nord ha battuto un record: quello delle esercitazioni di lancio di missili balistici, di cui almeno uno intercontinentale (e in grado di raggiungere il Nord America). Continuano i lavori al poligono in cui solitamente si effettuano i test nucleari. L’intelligence aveva previsto un’esplosione a novembre, che non c’è stata. Ma non è un cessato allarme: un ordigno sotterraneo potrebbe essere fatto scoppiare nelle prossime settimane e andrebbe a rafforzare l'arsenale nucleare del "regno eremita".

Cina e Corea del Nord alzano la tensione, tutte e due negli stessi giorni, nel momento in cui la guerra in Ucraina entra in una nuova fase di stallo. Nulla avviene per caso.