Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL LIBRO

Ci hanno preso per il Covid

Ascolta la versione audio dell'articolo

Pubblicato un volume con un'ampia rassegna di articoli (molti tratti dalla Bussola) che ripercorrono i tre anni dell'emergenza pandemica, "per non dimenticare tre anni di lockdown, mascherine, vaccini e abusi di potere", come recita il sottotitolo. Pubblichiamo la prefazione che spiega l'importanza di tenere viva la memoria su tutto quanto accaduto in questi tre anni.

Cultura 23_06_2023

"Ci hanno preso per il Covid" è il volume appena pubblicato dal sito Bastabugie che raccoglie una rassegna di decine e decine di articoli (molti tratti dalla Nuova Bussola Quotidiana) che ripercorrono i tre anni dell'emergenza da pandemia. "Per non dimenticare tre anni di lockdown, mascherine, vaccini e abusi di potere". Il libro, di 512 pagine, è acquistabile solo su Amazon al costo di 16 euro a questo link: https://amzn.to/3IKKMew. Pubblichiamo la prefazione al libro, scritta da Riccardo Cascioli, direttore della Bussola, che spiega l'importanza di tenere viva la memoria su tutto quanto accaduto in questi tre anni, cosa che assume un valore ancora più importante alla luce delle ultime rivelazioni sull'origine del virus.

***

«Per non dimenticare». Perché è giusto non dimenticare e addirittura raccogliere gli articoli che hanno giudicato i tre anni di follia che vanno dallo scoppio della pandemia da Covid-19 alla fine della furia vaccinista? A cosa serve continuare a ricordare?

Mantenere il ricordo delle ingiustizie subite, dei soprusi di Stato, delle menzogne dei nostri governanti, delle cure negate, dei ricatti che hanno messo in difficoltà lavoratori e famiglie, potrebbe certo favorire il permanere del risentimento, del rancore verso chi questo male ha provocato e verso chi ne è stato complice. Ma non è per questo che noi vogliamo “non dimenticare”, coltivare il risentimento non ripara le ingiustizie e non costruisce nulla.

“Non dimenticare” è invece e anzitutto uno stimolo a comprendere il senso di quanto è accaduto, è una spinta a capire come è stato possibile paralizzare un popolo con la paura di un virus, rendendolo inebetito e docile a qualsiasi comando dall’alto. E più irrazionale il comando era, più l’adesione si faceva cieca: a passeggio con il cane sì, col bambino no; puoi fare 5 chilometri per attraversare la città, ma non puoi attraversare la strada perché entri in un altro comune; al bar soltanto in piedi, poi soltanto seduti; chiusi a Pasqua per salvare l’estate, poi in casa in autunno per salvare il Natale, e ancora sacrificio a Natale per salvare la Pasqua; il vaccino che arriva in processione come il Sacro Graal con un frigorifero a -70°C e poi si può distribuire anche in spiaggia senza problemi; una puntura e tutto passa, poi cinque punture e la prospettiva di continuare ogni anno. Potremmo continuare a lungo, ma su ognuno di questi argomenti guai a porre domande o a mettere in rilievo le contraddizioni: tuttora sei coperto di improperi e di maledizioni.

È importante capire perché quel che è accaduto non è un episodio estemporaneo, un incidente di percorso, ma è l’esito di un processo iniziato da molto tempo e preparazione di tempi ancora peggiori. “Non dimenticare” significa prendere consapevolezza che la questione sanitaria è stata il pretesto per un grande esperimento di controllo sociale fondato sulla paura. La paura è uno strumento fondamentale per acquisire il potere sugli altri, è un fantastico strumento di dominio. Diceva Edmund Burke: «Nessuna passione priva la mente così completamente delle sue capacità di agire e ragionare quanto la paura».

E si può dire che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale è stato un susseguirsi di piccole e grandi paure che hanno condizionato prima il nostro pensiero e poi il nostro comportamento. Si è cominciato con la paura della sovrappopolazione, “la bomba demografica” come è stata definita con una immagine molto efficace visto che è stata coniata pochi anni dopo l’esplosione di Hiroshima e Nagasaki (1945) e il rischio di guerra nucleare nel conflitto di Corea (1950-1953). Paura che si è poi coniugata con quella della catastrofe climatica, oggi più attuale che mai. Basta vedere le dichiarazioni dei ragazzi che vandalizzano le città per lottare contro i cambiamenti climatici: sono veramente terrorizzati dall’idea che il mondo possa finire a causa delle emissioni di CO2. E nel frattempo abbiamo vissuto paure più limitate nel tempo come quella per il famoso bug del 2000 che avrebbe dovuto bloccare tutti i computer paralizzando di fatto tutta la nostra società. E poi la famosa fine del mondo nel 2012, basata su una “profezia” Maya.

E infine eccoci alla pandemia, realizzazione di quella paura di una “Nuova Spagnola” (riferimento a quell’influenza che tra il 1918 e il 1919 colpì un miliardo di persone, metà della popolazione mondiale di allora, con un bilancio tra i 20 e i 40 milioni di morti) che da allora ha accompagnato ogni accenno di virus influenzale più pesante della media. Ebbene questa è stata la grande occasione per instillare nella popolazione mondiale un vero e proprio clima di terrore che ha portato all’accettazione della rinuncia a ogni libertà personale, ivi compresa quella di recarsi in chiesa.
Intere popolazioni completamente paralizzate dalla paura, con una disponibilità via via crescente ad accettare misure tanto restrittive quanto irrazionali: uno spettacolo impressionante.

È chiaro che se non ci sarà un risveglio della ragione, per il futuro si prepara un mondo in cui le decisioni della nostra vita saranno sempre più accentrate nelle mani di una ristretta élite. Ne sono un esempio i processi di concentrazione del potere in alcune grandi agenzie internazionali dell’ONU, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità per il governo delle pandemie e il Programma ambientale dell’ONU (UNEP) per la lotta ai cambiamenti climatici.

Ma come si risveglia la ragione? E qui bisogna fare un passo indietro, perché la paralisi della ragione si è accompagnata alla secolarizzazione del mondo cristiano. Non sorprendentemente, perché è davvero la fede cattolica ad esaltare la ragione; quando la fede va in crisi si perde anche la ragione. Se si perde il timor di Dio si comincia ad avere paura di tutto. È quello che è successo anche nella Chiesa cattolica: impauriti al punto di chiudere le chiese e cancellare le messe, che dovrebbero essere invece la fonte di speranza anche e soprattutto nelle situazioni più difficili. I preti erano così impauriti che hanno disertato in massa lasciando il popolo senza sacramenti, lasciando morire migliaia di persone in ospedale da sole e senza neanche il conforto religioso, per mesi hanno evitato di celebrare funerali. Una opera massiccia di desertificazione delle anime. Per difendere la vita si è rinunciato a vivere e soprattutto ad annunciare il Signore della vita, contribuendo così a questo smarrimento della ragione.

“Non dimenticare” allora deve stimolarci anzitutto a ritornare alla vera fede, tornare a desiderare e perseguire la verità prima di ogni altro interesse, a giudicare la vita terrena alla luce della vita eterna. Solo questo rimette in moto la ragione e ci libera dalla paura, rendendoci capaci di resistere al Potere. E gli articoli raccolti in questo volume - scelti proprio perché nel riportare le notizie esprimono su tutti gli aspetti della pandemia un giudizio che nasce da uno sguardo di fede - sono allora un valido strumento in questo cammino che abbiamo davanti, un compito che riguarda ciascuno di noi.