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RITI E NARRAZIONI

Che pena i bimbi attirati nel paese dei balocchi vaccinale

La stucchevole narrazione mediatico-politica dell'avvio della campagna di vaccinazione pediatrica: il governatore, la banda, i medici clown, i palloncini, le siringhe colorate, i genitori addomesticati. E la grave superficialità nel dire che «è sicuro» senza saper dire nulla sulle reazioni avverse e sull'utilità. Propaganda da Istituto Luce sugli ambulatori trasformati in un Paese dei balocchi dove regnano il giocare e il non sapere e in cui il rischio di una sperimentazione è banalizzato. 

Editoriali 18_12_2021

Il premio “c’era una volta il giornalismo” della settimana va senza dubbio ai servizi tv che hanno raccontato, tra il 15 e il 16 dicembre, l’avvio della campagna di vaccinazione sulla popolazione in età pediatrica 5-11 anni. Si tratta di materiale video da Istituto Luce che tra 40 anni guarderemo con una punta di sufficienza come esempio della propaganda mediatica in funzione anti-Covid.  

Nelle immagini si vedono i medici vaccinatori vestiti da Patch Adams che iniettano i bambini con siringhe colorate, accanto a loro ci sono infermiere che gonfiano palloncini e figuranti vestiti da supereroi perché il messaggio che deve passare è che il vaccino fa diventare più forti. Ambientazioni allegre, messaggi rassicuranti, medici clown, che abusano della “terapia del sorriso” riservata a quei bambini malati sul serio per i quali l'approccio allegro a terapie lunghe e dolorose è davvero portatore di speranza e salvezza.

In alcuni centri vaccinali c’è persino la banda - la banda! È il caso di quello dello Spallanzani raccontato da Sky Tg24 con un entusiasmo da fiera paesana che apre i battenti.

Tutto segue una precisa narrazione, c’è un codice di domande dei giornalisti e un copione negli intervistati, i genitori, con frasi che superano la barriera della logica: «La vaccinazione va fatta – dice una di loro – siamo tutti indecisi, però è giusto farla»; un altro: «Siamo contenti, speriamo che venga fatto da tutti».

Il direttore dell’ospedale, Vaia, addirittura dice che «io ero più preoccupato di loro (e te credo, visto che non si sa nulla delle reazioni avverse ndr) mentre i bambini sono stati fortissimi e hanno dato coraggio ai loro genitori che erano comprensibilmente tesi (ah sì, e come mai? ndr)». 

Che poi, sai che forza: la decisione di vaccinarli è dei loro genitori, i ragazzi a quell’età non sanno nulla – per fortuna – delle capriole acrobatiche di Burioni e nemmeno della spocchia catodica di Bassetti. Ma non sanno neppure dello scontro titanico tra una Selvaggia Lucarelli e un Paolo Brosio. Quindi, perché montare per loro questo circo Barnum se non per instillare in loro la sensazione di aver fatto una cosa da grandi della quale però non possono portare nessun peso?

«Una giornata vissuta col sorriso», prosegue la cronista, mentre porge il microfono a un surreale governatore Zingaretti, accorso a tagliare il nastro della giornata inaugurale: «Faccio un appello alle mamme, ai papà e ai nonni (ma che c’entrano? ndr) affinché vengano qua e accolgano questa opportunità di proteggere i nostri figli».  

Nel servizio si notano gli ambulatori trasformati in spazi colorati nei quali i bambini possono affrontare con «leggerezza (appunto, il leitmotiv è inocularsi con leggerezza, senza pensare all’utilità e alla sicurezza al momento ignota, ndr) quella puntura che rappresenta un passo in più per tornare di nuovo a giocare». 

E che il ricatto della vaccinazione pediatrica sia il ritorno al gioco che non ha nulla a che fare con la salute, visti dati risibili di contagi e gli ancor più impalpabili di casi gravi, ne è prova anche il servizio di Porta a Porta, una cui troupe è andata a trovare i bambini napoletani visitati da - niente popò - Vincenzo De Luca: «Ti fai il vaccino così poi puoi tornare a giocare senza paura», dice compiaciuto il governatore campano con un paternalismo da viceré borbonico. Ma è un film già visto con gli adolescenti - ricordate? - «così potete tornare a fare gli aperitivi e a divertirvi» e con gli universitari «così potete laurearvi».

«Quanti nella classe di suo figlio hanno fatto il vaccino?», chiede il cronista. Risponde la mamma: «Purtroppo pochi» (per forza! È il primo giorno, ndr) ma lei dice di sentirsi «fortunata». Il medico le spiega che in «America stanno vaccinando e non ci sono problemi», ma si vede che non ha letto il Vaers statunitense che ha già registrato la prima bambina morta cinque giorni dopo il vaccino ad appena un mese dall’inizio della campagna.

E non sembra aver letto tutto il resto. Ad esempio, che non c’è nessuna ragione per far partecipare i bambini alla sperimentazione data l’inconsistenza di mortalità da Covid a quell’età. In Germania il rischio di mortalità da Covid non è calcolabile mentre in Italia l’ISS nella fascia 0-19 anni ne ha conteggiati 35 su 10 milioni, senza però dire quanti di questi erano minori gravemente malati o a rischio.

Ma si vede che l’ISS non è pratica con i numeri, eppure non dovrebbe fare altro. Come ha notato l’epidemiologo Maurizio Rainisio «secondo l’ISS un bambino di 5-11 anni su settemila sarebbe destinato alla terapia intensiva». In realtà «il rischio è 1 su 86.000, non 1 su 7.000». Quisquilie.

Come devono essere quisquilie le osservazioni del professor Giovanni Frajese, diventate virali, al Sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, al quale ha ricordato che la vaccinazione sui bambini è ancora una sperimentazione e lo sarà almeno fino al luglio 2024 mentre «l’autorizzazione al vaccino per i bambini è stata data dall’Ema con uno studio durato circa due mesi e fatto su - appena - 3.000 bambini». 

Eppure, in questi giorni i centri vaccinali si stanno trasformando nel Paese dei balocchi di Pinocchio: un luogo senza regole e senza limiti, dove i ragazzi si divertono e dove vige l’ignoranza. Almeno l’ignoranza sulle possibili reazioni avverse dato che il numero dei testati – come ha ribadito la commissione scientifica del Comitato 15 ottobre – è insufficiente per rilevare possibili eventi avversi gravi. Un luogo dove il rischio che aleggia su questa sperimentazione se c'è è banalizzato agli occhi degli genitori e sottratto alle orecchie dei bambini. 

Una sceneggiata con tanto di premio ai piccoli compiuta da Asl e dalle Regioni che sono le stesse - come ha notato coraggiosamente don Antonello Iapicca sulla sua pagina Facebook - «che vogliono imporre il diritto all'aborto, che consegnano gratuitamente e senza consenso dei genitori la pillola abortiva alle ragazze minorenni, che ridicolizzano ed escludono gli obiettori di coscienza, che comprano i bambini con la criminale pratica dell'utero in affitto. La stessa ideologia partorisce tutte queste follie».

Follie che arriveranno a toccare presto anche gli under 5 anni come annunciato dal viceministro Costa. Per quell'occasione tra i supereroi arriverà anche Capitan Vaccino. Il Paese dei balocchi non chiude la sua giostra.