Centrodestra: chi avrà più voti indicherà il premier
Dopo il vertice di coalizione, il centrodestra ha fissato le regole per le prossime elezioni. Il prossimo premier, in caso di vittoria, sarà indicato dal partito che prende più voti. Il maggior numero di seggi uninominali andrà a Fratelli d'Italia, seguito da Lega, Forza Italia e centristi. Il Pd dovrà mettere assieme tutti gli altri partiti per farvi fronte.
Nel centrosinistra si litiga e si cerca di mettere insieme il diavolo e l’acqua santa pur di impedire al centrodestra di vincere, mentre nel centrodestra si stabiliscono regole chiare in vista delle elezioni del 25 settembre. Ieri sera, dopo un vertice di coalizione durato quattro ore, a Montecitorio, i leader del centrodestra hanno trovato la quadra sulla premiership. La regola sarà la stessa usata anche per le elezioni del 2018. A indicare il premier sarà il partito che prenderà più voti tra Lega, FdI, FI e centristi. Che si presenteranno alle elezioni del 25 settembre col proprio simbolo e l'indicazione del capo politico. «La squadra sarà compatta», ha assicurato Matteo Salvini. Intesa anche sulla ripartizione dei candidati nei 221 collegi uninominali che prevederebbe 98 seggi a Fratelli d'Italia, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia-Udc e undici ai centristi di Noi con l'Italia e Coraggio Italia.
L’ultima speranza della sinistra era che i partiti del centrodestra si dividessero. Ora che questo non è successo, a Enrico Letta non resta altro che puntare a schiacciare sulla destra la coalizione avversaria. Infatti, il segretario dem non ha perso tempo per commentare sarcasticamente l’esito del vertice di centrodestra: «Oggi è un giorno importante per la storia e la politica italiana perché Berlusconi e Salvini hanno deciso di consegnarsi definitivamente nelle mani di Meloni».
La verità è che ora il segretario del Pd, per limitare le perdite nelle urne, sarà costretto a imbarcare tutti e dovrà chinare il capo anche con il leader Cinque Stelle, Giuseppe Conte, cercando in extremis un accordo anche con lui, onde evitare di soccombere in quasi tutti i collegi uninominali, il che preluderebbe a una vera debacle per il suo partito e il suo schieramento.
Va però chiarita una cosa: la Meloni l’ha spuntata, nel senso che sarà il suo partito a indicare il premier in caso di vittoria. Non è detto, però, che il Presidente del Consiglio designato debba essere per forza la leader di Fratelli d'Italia. Potrebbe accadere che, per la compattezza della coalizione, Giorgia Meloni faccia, a urne chiuse, dopo aver incassato una valanga di voti, il classico beau geste per indicare una personalità in grado di accontentare l’intero centrodestra, senza scatenare gelosie, catturando simpatie anche dall’altra parte. Il nome di Letizia Moratti, ad esempio, rimane sullo sfondo. L’attuale assessore al welfare della Regione Lombardia, già ministro nei governi Berlusconi, già Presidente Rai e molto ben voluto anche in ambienti non di centrodestra, potrebbe diventare il premier ideale per tranquillizzare i mercati e sedare i malumori che in ambienti filo-americani si sono scatenati all’indomani dello scioglimento anticipato delle Camere.
In altri termini, un governo di centrodestra potrebbe fare meno paura se a guidarlo fosse Letizia Moratti (ma si fa anche il nome di Giulio Tremonti). La Meloni, in quanto leader di quello che sarà quasi sicuramente il primo partito, potrebbe “accontentarsi” di diventare ministro degli Esteri e di sviluppare un rapporto privilegiato con le cancellerie europee e con i governanti Usa, per poi preparare la scalata definitiva a Palazzo Chigi nella legislatura successiva. In fondo, essendo giovane, potrebbe non avere fretta. Di sicuro Matteo Salvini smania per tornare al Viminale e prendersi la rivincita dopo i processi subiti in Sicilia e Silvio Berlusconi vorrebbe tornare in Senato, dopo essere stato espulso da Palazzo Madama per le note vicende giudiziarie.
Il cerchio si chiude, quindi, e dopo il vertice di ieri sera il centrodestra appare lanciato verso il successo elettorale. Peraltro Forza Italia, dopo i vari eccellenti abbandoni, avrà anche meno difficoltà nel comporre le liste e potrà più facilmente accontentare i fedelissimi. Anche la Lega, dopo aver ricomposto, almeno fino al 25 settembre, la frattura tra governisti e duri e puri, dovrebbe riuscire a selezionare candidati legati ai territori. Fratelli d’Italia avrà solo l’imbarazzo della scelta. Oltre che fare il pienone nel proporzionale, ha anche 98 collegi uninominali da conquistare e, se il vento non cambierà, c’è da scommettere che li vincerà tutti.