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LA STORIA

CasAmica, dove ai malati si dona la speranza

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Una panchina di Milano, un senzatetto che si alza dirigendosi verso l’Istituto dei Tumori, un’illuminazione. È da qui che nasce l'onlus CasAmica, fondata nel 1986 da Lucia Vedani, per accogliere bambini, anziani malati e i loro familiari. Una realtà in cui si scopre che il dolore, se accolto, «ci rende più umani e più veri». Un libro ne racconta la storia.

Famiglia 03_04_2023
Ospiti (foto da CasAmica)

È possibile oggi, in una società governata dal mito dell’efficienza, accettare che esistano i poveri e gli ammalati? È possibile nella mentalità odierna, impregnata di individualismo, pensare che ci sia spazio per chi soffre? Ed è ancora concesso oggi pensare che il dolore, se accolto, abbia un senso?

Quando si incontra una realtà come CasAmica, non è semplice capire immediatamente cosa si ha di fronte. Anzitutto perché, entrando nelle Case di questa associazione di accoglienza, specialmente quelle dedicate ai bambini, si viene a conoscenza di una sofferenza che non sempre si è in grado di reggere. Ma soprattutto perché il messaggio che porta con sé è un tesoro oggi sempre più prezioso.

CasAmica, infatti, da 37 anni sta al fianco dei cosiddetti migranti della salute. Un fenomeno invisibile ma diffuso, che vede centinaia di migliaia di persone all’anno migrare tra le regioni italiane, specialmente dal Sud al Nord, alla ricerca di cure mediche necessarie e altrimenti precluse nelle loro terre di origine. Sembra una questione di bilancio economico tra Stato e Regioni, sotto la voce sanità, e in parte lo è. In verità, però, al cuore della questione c’è una grande piaga umana.

Lo ha capito Lucia Vedani, che nel lontano 1985 ebbe un’improvvisa illuminazione. Una mattina, mentre accompagnava i suoi quattro figli piccoli a scuola, vide pararsi dinnanzi, all’improvviso, un uomo logoro, che si alzava da una panchina e si trascinava dietro la sua valigia, incamminandosi verso l’Istituto Nazionale dei Tumori. Quella valigia e quella panchina erano il suo letto e il suo cuscino, chissà da quante umide notti. In una metropoli come Milano, poteva essere l’ennesima scena di disagio sociale da dimenticare. Ma per Lucia fu un autentico colpo al cuore: accolse quell’uomo su quella panchina come una chiamata. La sua personale chiamata a cambiare la vita, aprendola ad un cammino di accoglienza. Racconta Lucia: “Avevo tutto dalla vita: una famiglia splendida, una vita agiata, tante soddisfazioni, ma sentivo che tutto il Bene che avevo ricevuto doveva essere ridonato. Ho sempre avuto una spinta dentro di me che mi porta oltre me stessa, a farmi prossima, ad aiutare, a consolare chi è nel bisogno”.

Così, nel 1986, in via Saldini, a Milano, Lucia Vedani fondò la prima CasAmica, una realtà che oggi conta oltre 100 mila ospiti accolti e sei Case di accoglienza tra Milano, Lecco e Roma, dove vengono ospitati adulti, bambini, anziani malati e i loro familiari. Si tratta di gente spesso prostrata economicamente dalle gravose cure, che in occasione della malattia, non di rado, perde anche il lavoro e si trova a sostenere i costi materiali e morali di una vita in bilico, per di più lontano da casa. “Fantasmi” che lo Stato sembra non vedere. Chi si cura di loro?

CasAmica dona a questa gente non solo un tetto, un letto e tutto il calore che una casa possiede, ma soprattutto - attraverso una rete di volontari, tra cui medici, psicologi e gente comune - offre un sostegno alla persona umana, prima che alla malattia. Inoltre, grazie alla convivenza tra le famiglie dei malati, si crea un circolo di solidarietà che arriva a generare per gli ospiti una “seconda famiglia”, dove la fraternità è frutto non del sangue, ma della benevolenza e dell’amore reciproci. Spiega Lucia: “Ancora oggi, dopo tanti anni, mi stupisco e mi commuovo nel constatare che le persone a CasAmica trovano pace e armonia, pur essendo in situazioni disperate. Si vedono atti d’amore straordinari che in una famiglia, dove regnano benessere e salute, raramente avvengono, forse perché la quotidianità spesso non fa affiorare il meglio che giace nascosto in noi. Il dolore invece, se lo accettiamo, cambia tutto: cambia il modo di vedere e di fare. Fa cadere la prevaricazione, l’egoismo e l’indifferenza. Nel dolore - se lo vogliamo - diventiamo tutti più solidali e compassionevoli gli uni verso gli altri. L’esperienza della sofferenza ci permette di andare all’essenziale della vita, ci apre all’altro, ci rende più umani e più veri. Ci allarga il cuore”.

In effetti, leggendo alcune delle storie narrate nel libro fresco di stampa - Una panchina ha cambiato la mia vita (Edizioni Ares, 2023, pp. 208) - si fa un bagno di umiltà e di realismo. Bambini perseguitati dai tumori, famiglie sul lastrico per curarli, donne vittime di violenze, anziani abbandonati a loro stessi. Non mancano persino le storie di guerra: CasAmica in questo periodo ha ospitato bambini malati oncologici ucraini rimasti privi di cure a causa del conflitto, e perciò trasferiti negli ospedali italiani. Eppure, assai più forte del dolore, dalle mura di quelle case esce un grandissimo messaggio di speranza. A CasAmica si tocca con mano la certezza che in questa vita non siamo mai soli, perché esiste sempre un luogo dove il tuo buio incontra una luce di speranza, dove nel tuo inferno vedi una mano tesa verso di te. La certezza che ovunque tu sia, se lo desideri, esiste una compagnia che si piega sul tuo dolore per darti una carezza, una consolazione. La certezza che nella vita non esista circostanza o avvenimento, per quanto buio e doloroso, che non possa essere visitato da un Bene presente.

Ecco perché quando Navarro Valls, braccio destro di san Giovanni Paolo II, nonché amico fraterno di Lucia e della sua famiglia, venne a conoscere CasAmica, ne rimase oltremodo entusiasta e fermamente volle e ottenne che l’associazione inaugurasse una casa anche a Roma, aprendosi così alle infinite strade della Provvidenza. Insieme a lui, ben tre Pontefici sono diventati “amici” di CasAmica, che ha ricevuto persino la personale visita di Papa Francesco. A ricordare che: “Iniziative di questo genere devono essere conosciute da tutti perché sono la testimonianza vivente di cosa sia il Cristianesimo! Il Cristianesimo è la gioia di Cristo vivo che opera in mezzo a noi sino alla fine del mondo!”.