Calenda si avvicina a Meloni, che ha l’arma della legge elettorale
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Il leader di Azione non nasconde le sue crescenti simpatie verso l’esecutivo e spera in un sistema proporzionale per sopravvivere. La premier potrebbe accontentarlo. Gli ultimi eventi epocali stanno segnando una ricomposizione degli schieramenti.

La politica italiana è attraversata da un periodo di profonde tensioni interne, in cui gli sviluppi internazionali, come l'elezione di Donald Trump, i tentativi di riappacificazione tra Ucraina e Russia, le permanenti tensioni in Medio Oriente, la morte di papa Francesco e le crisi finanziarie globali, influenzano direttamente le dinamiche politiche nazionali. Le posizioni dei principali leader italiani riflettono le sfide e le divisioni che caratterizzano l'attuale scenario del potere e non è fantapolitica prevedere un rimescolamento di carte entro qualche mese, con la ricomposizione degli schieramenti su basi nuove.
Giorgia Meloni, premier e leader di Fratelli d'Italia, ha adottato un approccio pragmatico e difensivo nella sua politica estera. In occasione del Consiglio europeo di marzo 2025, ha sostenuto la necessità di una «pace giusta e duratura» in Ucraina, proponendo l'estensione dell'articolo 5 della Nato a Kiev, anche senza un ingresso immediato nell'Alleanza. Tuttavia, ha espresso prudenza riguardo ai dazi imposti da Trump, sottolineando i rischi economici per l'Italia e l'Europa. Sul piano interno, Meloni ha criticato la sinistra per la sua reazione al Manifesto di Ventotene, accusandola di essere illiberale e nostalgica di un passato che non riconosce il valore dell'autodeterminazione popolare. Si sta comportando da statista ma ha molti problemi all’interno del governo. Le rivalità con Antonio Tajani, che è in difficoltà anche all’interno del suo partito, e con Matteo Salvini, forte nella Lega (riconfermato alla segreteria per i prossimi quattro anni) ma sempre appannato come leader popolare, potrebbero esplodere su temi specifici come le nomine nelle grandi società di Stato, il premierato, il sistema elettorale, l’autonomia differenziata. Potrebbero inoltre diventare un ostacolo alla governabilità se dovesse acuirsi la frattura tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia in politica estera. Si sa che Salvini è filo-Trump ma anche filo-Putin, mentre Tajani è saldamente ancorato al Partito popolare europeo e la Meloni deve barcamenarsi tra atlantismo ed europeismo.
Chi ultimamente non nasconde le sue crescenti simpatie verso l’esecutivo è Carlo Calenda, leader di Azione, che ha invitato la premier al recente congresso del suo partito e non perde occasione per attaccare il suo acerrimo nemico Matteo Renzi. Quest’ultimo, dopo aver tentato in più occasioni di prosciugare senza successo il serbatoio elettorale di Forza Italia e dei centristi del centrodestra, ha completamente cambiato strategia e ora guarda segnatamente al campo largo, cioè ad un’intesa con Pd e Cinque Stelle per vincere le prossime elezioni politiche, in calendario nel 2027. Per questo Matteo Renzi, che ha ormai scelto il centrosinistra, non perde occasione per attaccare duramente la gestione della politica estera da parte di Meloni, accusandola di concentrarsi più sulla comunicazione che sulla sostanza. Ha ribadito il suo impegno per la creazione degli Stati Uniti d'Europa, proponendo una lista unica per le elezioni europee con l'obiettivo di contrastare l'influenza dei sovranisti e promuovere una visione europeista e liberaldemocratica. Renzi in verità ha anche lanciato bordate a Elly Schlein, accusandola di incoerenza e opportunismo nelle sue alleanze politiche, in particolare riguardo alla proposta di Emma Bonino di candidarsi con il PD.
Elly Schlein ha aspramente criticato il governo Meloni per la sua incapacità di esprimere una politica estera chiara e coerente. Ha denunciato le divisioni interne alla maggioranza, evidenziando i conflitti tra Tajani e Salvini, e ha accusato il governo di essere in uno stato di «confusione permanente». Schlein ha anche criticato la gestione dei dazi da parte dell'Unione Europea, accusando la maggioranza di abbassare la testa davanti a Trump senza difendere gli interessi italiani.
Le divergenze tra questi leader politici riflettono le sfide interne ed esterne che l'Italia deve affrontare in un contesto internazionale sempre più complesso. La politica estera italiana è influenzata da una serie di fattori, tra cui le alleanze internazionali, le crisi geopolitiche e le dinamiche interne dei partiti politici, ma anche le ragioni pratiche legate ad esempio all’approvvigionamento energetico.
Meloni ha un’arma nelle mani ed è quella della legge elettorale. Calenda, per sopravvivere alle prossime politiche, ha bisogno di un sistema proporzionale che gli consenta di portare in Parlamento almeno qualche parlamentare e la premier potrebbe accontentarlo in cambio di un avvicinamento di Azione al centrodestra. In questo modo, in base al celebre motto divide et impera, Giorgia fomenterebbe le tensioni al centro, dove ci sarebbero a quel punto troppi “galli nel pollaio” in grado di rubarsi i voti tra di loro. Ne trarrebbe vantaggio Fratelli d’Italia, che manterrebbe saldamente il primato nella coalizione e potrebbe rivendicare, nelle trattative per le prossime regionali, le poltrone di governatore delle più importanti regioni italiane, in particolare al nord, in Veneto e Lombardia. Roba non da poco nella geografia del potere sui territori.