Buone notizie per le paritarie: non pagano Imu e Tasi
Buone notizie per le scuole paritarie, che saranno esentate dal pagamento di Imu e Tasi. Il modello di dichiarazione Imu/Tasi recentemente approvato introduce il parametro del costo medio per studente così da fare una stima di tutti quegli enti che non dovranno pagare le due tasse.
«Sia la scuola paritaria che quella statale fanno servizio pubblico, come sancisce la legge Berlinguer del 2000, e quindi devono avere lo stesso trattamento. Il dibattito sulla parità scolastica in Italia ha bisogno di più realismo e meno ideologia». Sono le parole del sottosegretario Gabriele Toccafondi per commentare le recenti novità che riguardano la situazione del sistema scolastico italiano.
La prima grande novità riguarda il pagamento dell’Imu e della Tasi da parte di quegli enti non commerciali, all’interno dei quali rientrano anche le università non statali e le scuole paritarie. Approvato lo scorso 26 giugno il Mef, modello di dichiarazione Imu/Tasi, introduce il parametro del costo medio per studente così da fare una stima di tutti quegli enti che dovranno sottoscrivere il pagamento della tassa e di quelli esonerati. Basandosi sui dati Ocse, lo Stato italiano ha individuato il costo medio di ogni alunno, stabilendo così i diversi importi totali di ogni istituto. Secondo questi dati, il totale annuo di una scuola dell’infanzia ammonta a 5.739,17 euro, quello della scuola primaria a 6.634,15, quello della scuola media a 6.835,85 e quello degli istituti superiori a 6.914,31. Pertanto, sulla base di queste cifre si è potuto stabilire quali enti esentare dal pagamento della tassa.
A beneficiare dell’intervento sono tutti quegli istituti non commerciali il cui corrispettivo medio (cm) annuo – ottenuto dalla somma di tutte le rette pagate dagli studenti da dividere per il numero totale degli studenti di quello stesso istituto - sia pari o inferiore al costo medio per studente. Non mancano, però, obiezioni e ostacoli: non è di certo una novità difatti che nella nostra società ci siano ancora alcuni pregiudizi molto radicati secondo cui paritario corrisponda a sinonimo di ricchezza. A controbattere a questa convinzione, viva nelle coscienze di molti, ci ha pensato proprio il ministro della Pubblica istruzione Stefania Giannini sottolineando, in una recente intervista, che il servizio «pubblico è svolto sia dai privati sia dallo Stato». C’è poi l’annosa questione dei costi e delle risorse da trovare e investire nel miglioramento del sistema scolastico. Secondo il ministro quest’ultimo punto può essere risolto attraverso l’introduzione e l’applicazione del costo standard. Che questo costo sia ormai l’anello mancante di un sistema in grado di uniformare pubblico e privato è stato già ampiamente chiarito in diverse occasioni. Ora sembra finalmente esserci una chiara convergenza politica verso questa tematica.
Ed è proprio di un paio di giorni fa la notizia dell’entrata in Costituzione dei costi standard, approvato dalla Commissione Affari costituzionali del Senato. L'emendamento riguarda proprio l'articolo 119 della Costituzione, sul coordinamento della finanza pubblica locale. Un passaggio importante che può coinvolgere anche la scuola e che si va ad aggiungere a quanto già emanato dal Decreto Imu permettendo così di dare un po’ di respiro a quelli istituti che rischiavano la chiusura. Si tratta di un passaggio in grado di portare verso una scuola nuova che si potrà finalmente descrivere come inclusiva e competitiva, autonoma, una scuola in grado di valorizzare e premiare l’insegnamento e che apre finalmente la strada alla libertà di scelta.