Bosé e Palau, i bambini pagano l'egoismo degli adulti
Finisce in tribunale la lite tra Miguel Bosé e il suo ex compagno Nacho Palau: con chi dovranno stare le due coppie di gemelli avuti da due maternità surrogate? Il criterio da seguire è il maggior bene dei bambini, ma il disastro a monte sul piano morale rimane. E mostra che i cosiddetti nuovi diritti portano con sé nuovi problemi giuridici e sofferenze
I cosiddetti nuovi diritti portano con sé nuovi problemi giuridici e morali e nuove sofferenze. Partiamo dai fatti. Il cantante Miguel Bosé ha un compagno, lo scultore Nacho Palau. I due, che vivono in Spagna, non si “sposano”, né ufficializzano in alcun modo la loro unione. Semplicemente convivono. Dato che due maschi non possono mettere al mondo un bambino, ecco che, nel 2011, volano all’estero per avere una coppia di gemelli tramite la pratica della maternità surrogata - pratica vietata nel Paese iberico - a cui segue un secondo affitto di utero che regala ai due un’altra coppia di gemelli. Il tutto a distanza di soli sette mesi da un parto all’altro.
Bosé e Palau, poi, nel 2018 si lasciano: una coppia di gemelli segue il cantante in Messico e l’altra coppia rimane in Spagna con lo scultore. Da qui un problema: i quattro bambini con chi dovranno stare? Una coppia con un uomo e un’altra coppia con l’altro oppure, come vorrebbe Palau, tutti e quattro con un solo compagno permettendo all’altro compagno di vederli ogni tanto? Ieri è iniziato il processo per sbrogliare questo quesito. I giudici spagnoli forse potrebbero essere più favorevoli a riunire la doppia coppia di gemelli perché, in genere, la giurisprudenza individua una famiglia anche laddove c’è mera convivenza protratta per anni.
E dato che i quattro bambini hanno convissuto per sette anni insieme a Bosé e Palau, ecco che una “famiglia di fatto” è venuta ad esistenza e quindi sarebbe opportuno - così di solito argomentano i giudici - intaccarla il meno possibile. Inoltre avremmo “famiglia” e quindi i bambini non dovrebbero essere divisi se si proverà che Bosé e il compagno volevano una discendenza al fine di costituire insieme un progetto familiare. Fin qui alcune previsioni ragionando solo sul piano del diritto civile, anzi sul piano della giurisprudenza civile, dato che l’ordinamento giuridico spagnolo, non avendo legittimato la pratica dell’utero in affitto, si trova giustamente un po’ spiazzato nel risolvere un caso come questo che pare essere più unico che raro in Spagna.
Ora però transitiamo dal diritto positivo a quello naturale e domandiamoci: di fronte a questo plurimo disastro sul piano della morale naturale - bambini nati da maternità surrogate volute da una coppia omosessuale - cosa fare? Arrivati a questo punto, quale potrebbe essere la scelta migliore dal punto di vista morale e al di là di ciò che dice il diritto?
Il criterio da seguire è il miglior interesse dei bambini, il loro maggior bene. Tenendo dunque fisso questo fine, la soluzione migliore sarebbe quella di veder crescere i bambini con i loro genitori naturali, perché, come disse una volta Giovanni Paolo II, i figli hanno il diritto nativo di essere educati dai loro genitori biologici. Ciò detto, appare improbabile che le madri che hanno dato il loro ovocita acconsentano a crescere i loro figli e inoltre anche le legislazioni che permettono la pratica dell’utero in affitto vietano che la madre biologica che ha “donato” l’ovocita - oltre che, a volte, anche l’utero - possa educare il figlio così concepito. Ugualmente improbabile, ma è ciò che detterebbe di fare la retta coscienza, che i due uomini (omosessuali) sposino altre due donne così da dare ai bambini la possibilità di essere educati da una figura maschile e da una femminile.
Torniamo alla cruda realtà. Lo scenario attuale vede la presenza, nella vita dei quattro bambini, di Bosé e Palau (più avanti non si esclude che uno o entrambi allaccino nuove relazioni omosessuali). La relazione tra i due è sempre rimasta lontana dai riflettori, quindi non si ha certezza se tutti, alcuni o nessuno dei bambini siano figli di uno dei due compagni o di entrambi. Questo è uno dei molti aspetti su cui i giudici spagnoli dovranno fare chiarezza.
La risoluzione di questo aspetto problematico apre almeno a due scenari. Il primo: nel caso in cui si scoprisse che Bosé è il padre di una coppia di gemelli e Palau è il padre dell’altra coppia di gemelli (ipotesi più probabile dato che le due maternità surrogate sono state gestite in modo autonomo da Bosé e poi da Palau) sarebbe opportuno valutare se lasciarli ai rispettivi padri. In particolare, vista la scelta di ricorrere alla maternità surrogata, sarebbe necessario verificare la capacità genitoriale di entrambi. Se ritenuti capaci, i bambini sarebbero quindi lasciati alla cura dei rispettivi genitori, ma ciò significherebbe che le due coppie di gemelli non crescerebbero insieme. Per loro sarebbe certamente un dolore, ma questa situazione sarebbe da preferire rispetto all’ipotesi di vedere ricostituita la relazione omosessuale, perché i bambini hanno il diritto di essere cresciuti da un padre e da una madre. Secondo scenario: si scopre che Bosé e il compagno non sono genitori naturali di nessuno dei bambini. Il miglior bene per questi ultimi sarebbe l’affido o l’adozione ad una coppia eterosessuale.
Al di là del miglior bene possibile per questi quattro bambini - miglior bene che quasi certamente i giudici spagnoli ignoreranno di procurare - rimarranno nei piccoli molte ferite profonde, procurate dal sapersi concepiti tramite la fecondazione artificiale e la pratica dell’utero in affitto e comprati come un pacco dono, dalla consapevolezza che molti altri fratellini sono morti affinché loro potessero nascere, che sono stati strappati dalla loro madre e che sono stati cresciuti senza un riferimento femminile e infine dall’essere stati divisi. Tutto questo perché prima vengono sempre gli egoismi degli adulti.