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CONSACRAZIONI SUDAMERICANE

Bolsonaro, il Cuore Immacolato di Maria e la storia

Il 23 maggio il presidente del Brasile ha consacrato il suo Paese al Cuore Immacolato di Maria. E finora è stato fortunato perché i prelati e i cattolici "adulti" brasiliani non si sono affrettati a prendere, schifati, le distanze da lui, come successo in Italia con Salvini. Non è la prima consacrazione di questo tipo in Sudamerica, perché già nel XIX secolo un Paese era stato consacrato al Sacro Cuore di Gesù: l'Ecuador. Una storia che val la pena conoscere.

Attualità 27_05_2019

Il nuovo presidente dell’immenso Brasile, Jair Bolsonaro, ha partecipato lo scorso 23 maggio a un'imponente manifestazione pubblica dove, davanti alla statua della Madonna di Fatima, ha consacrato il suo Paese al Cuore Immacolato di Maria. Twitta il Messaggero così: «Copiando praticamente il gesto fatto da Matteo Salvini al termine del suo comizio elettorale quando ha consacrato la sua vita e la vittoria leghista per salvare l'Europa e l'Italia alla Vergine di Fatima». Bontà sua, il quotidiano romano precisa: «Nel caso di Jair Bolsonaro non si trattava di una iniziativa elettorale, ma di un evento organizzato da un gruppo di deputati con la partecipazione di gruppi di preghiera e del vescovo locale, monsignor Fernando Rifam».

Be’, verrebbe da dire che almeno lui è fortunato, in quanto i prelati e i cattolici "adulti" brasiliani non si sono affrettati a prendere, schifati, le distanze da chi, come il nostro Salvini osa entrare a gamba tesa in quel che considerano il loro esclusivo orticello. Giù le mani dalla religione cattolica, è cosa nostra.

Noi, che siamo cultori di cose storiche e nostalgici dei tempi in cui «la religione di Gesù Cristo era tenuta in grado sommo» (cfr. enciclica Immortale Dei, 1885, Leone XIII), ricordiamo che in Sudamerica c’è un precedente significativo, l’Ecuador. Quando, esattamente cent’anni dopo l’Immortale Dei, san Giovanni Paolo II visitò quel Paese, rinnovò la consacrazione dell’Ecuador al Sacro Cuore di Gesù. E, non a caso, ripeté pari pari la formula usata il 25 marzo 1874, festa dell’Annunciazione. Quella volta l’atto di consacrazione fu pronunciato dall’arcivescovo della capitale Quito, José Ignacio Pacheco. Ma l’iniziativa era partita dal presidente della repubblica, Gabriel García Moreno, che aveva addirittura inserito quella consacrazione nel Preambolo della Costituzione. Solo che a quel tempo non c’erano i grandi media e la loro pervasività, non c’era Internet e le sue news sia fake che non, non c’era l’Onu e non c’erano le Ong. Così, quelli che non erano d’accordo dovevano risolvere la cose a mano.

Infatti, il presidente "bigotto" e "reazionario" (figurarsi che aveva inviato al papa Pio IX una somma di denaro per in qualche modo ristorarlo dello scippo di Roma da parte dei piemontesi) venne assassinato nel 1875 mentre usciva dalla cattedrale di Quito, dove era uso sentir Messa tutte le mattine. All’arcivescovo toccò due anni dopo, il Venerdì Santo: qualcuno aveva avvelenato l’Ostia con cui si era comunicato. Eh, mischiare religione e politica è, almeno da un certo momento storico in poi, pericoloso.

Per tornare all’oggi, non sappiamo quante minacce di morte abbia ricevuto fin qui Bolsonaro, forse nessuna, ma è noto che i carioca hanno el sangre caliente, anche se parlano portoghese. Sappiamo quante ne ha ricevute l’italiano Salvini, che le ha contate: centotrentacinque finora. Ma, ripetiamo, i tempi sono mutati e chi di dovere si è reso conto che ne uccide più la lingua che la spada (eh, Gesù ci aveva avvertito anche di questo…). Perciò, per chi brandisce rosari e madonne sotto elezioni (anche se in Brasile di elezioni non ce ne sono), una vibrata presa di distanze da parte del clero adulto e qualificato può bastare. Se poi l’incauto le elezioni dovesse vincerle davvero, si astenga da pellegrinaggi di ringraziamento, perché è noto che la Madonna di Fatima non si occupa di politica. Ha smesso dopo il 1948, per l’esattezza dopo il 18 aprile.