Biden perdona tutti, indagini sulla sua corruzione famigliare
Una scelta senza precedenti, quella di Biden, di graziare preventivamente fratelli e alleati politici, proteggendoli da futuri processi. Una prova, a contrario, che le inchieste sulla sua corruzione sono ben fondate.
20 gennaio 2025. Finalmente, a mezzogiorno, si è verificato il tanto atteso cambio di governo negli Stati Uniti con il giuramento del presidente Donald Trump. Pochi minuti prima, però, è arrivata la notizia sorprendente che il presidente uscente Joe Biden aveva appena concesso un'altra grazia a membri della sua famiglia e ad altre persone. Donald Trump stava pronunciando il suo discorso di accettazione quando ha saputo della grazia.
Il 1° dicembre 2024, Biden aveva già graziato il figlio Hunter, condannato per possesso illegale di armi e mancato pagamento delle imposte federali sul reddito, nonostante la precedente promessa che non avrebbe mai fatto una cosa del genere. La grazia di Joe Biden includeva qualsiasi reato commesso da Hunter dall'inizio del 2014. Ma è stata scritta in un modo tale da coprire lo stesso Biden.
Nei minuti rimanenti del suo mandato, Biden ha aggiunto l'insulto al danno, perdonando i suoi fratelli e le loro consorti: James B. Biden, Sara Jones Biden, Valerie Biden Owens, John T. Owens e Francis W. Biden. L’ormai ex presidente ha anche graziato l'ex rappresentante Liz Cheney e gli investigatori del 6 gennaio, il generale Mark Milley, critico di Trump, e Anthony Fauci, responsabile del settore sanitario durante la pandemia di Covid.
La grazia è stata una sorpresa totale. Perché Biden ha fatto questo? Si tratta di una grazia preventiva, dal momento che nessuna delle persone coinvolte è stata formalmente accusata di aver violato alcuna legge, nonostante le indagini in corso. Probabilmente riflette un'incipiente paura del futuro, ovvero che sotto un'amministrazione repubblicana possa esserci un'indagine del Congresso che porti formalmente alla luce l'intera gamma di affari finanziari senza precedenti che ha arricchito i membri della famiglia Biden.
Come disse una volta Lord Acton: «Il potere tende a corrompere e il potere assoluto corrompe in modo assoluto». Biden porta senza dubbio con sé il ricordo della lunga persecuzione politica di Donald Trump, che è stato accusato di più reati. Questi sforzi si sono rivelati infruttuosi nell'impedire a Donald Trump di vincere le elezioni presidenziali del 2024 con una vittoria sbalorditiva che include i voti elettorali, il voto popolare e tutti e sette i cosiddetti swing States, in quella che è stata un'elezione attentamente monitorata da osservatori legali appositamente nominati dai Repubblicani per prevenire qualsiasi potenziale illecito da parte dei Democratici.
Alcune delle azioni finanziarie e di altro tipo del Presidente Trump possono essere state discutibili, ma non illegali, mentre il traffico di influenze da parte di Biden e di suo figlio Hunter è già stato ampiamente studiato. Di recente, infatti, sono stati pubblicati tre libri sull'argomento.
Nell'ottobre 2024 Rudy Giuliani, l'ex sindaco di New York e procuratore federale (nonché avvocato privato del Presidente Trump nel suo primo mandato) ha pubblicato The Biden Crime Family: The Blueprint for Their Prosecution. Si tratta di un libro che merita attenzione, dato che l'autore, un ex procuratore molto efficace che ha lavorato come assistente del procuratore generale nell'amministrazione Reagan ed è stato responsabile della condanna di centinaia di mafiosi, ne ha curato personalmente la stesura.
Più di recente, un deputato, James Comer, che ha condotto le indagini sulle attività nefaste della famiglia Biden, ha pubblicato All the President's Money: Investigating the Secret Foreign Schemes That Made the Biden Family Rich. Dopo aver appreso dell'ultima grazia di Biden, Comer, repubblicano del Kentucky e presidente della Commissione per la supervisione e la responsabilità della Camera, ha dichiarato che «la grazia preventiva per la famiglia criminale Biden è una confessione della loro corruzione, in quanto hanno venduto il popolo americano per arricchirsi».
Un terzo libro, scritto da una giornalista investigativa del quotidiano conservatore New York Post, Miranda Devine, è intitolato The Big Guy: How a President and His Son Sold Out America. (Big Guy era un nome in codice usato da Hunter Biden presumibilmente per riferirsi al padre).
Tenendo presente che durante l'amministrazione Biden sono stati avviati diversi procedimenti giudiziari nei confronti di Trump – più che altro persecuzioni -, entrambe le amnistie di Biden sono all’insegna di «Io l'ho fatto a te, ma tu non puoi farlo a me!».
Non c'è dubbio che, soprattutto durante la sua esperienza come vicepresidente nell'amministrazione Obama, Biden abbia abusato della sua carica, consentendo al figlio Hunter di stringere legami commerciali molto redditizi che hanno permesso al padre, al figlio e ai fratelli di intascare milioni di dollari.
La grazia dell'ultimo minuto, che è senza precedenti, evidenzia la profonda corruzione che ha caratterizzato la seconda metà della 50ennale carriera politica di Biden: consigliere di contea nel suo Stato natale, il Delaware; senatore; vicepresidente; presidente.
Potranno esserci o meno ulteriori indagini sul vasto mondo della corruzione di Biden, ma la storia avrà la meglio su qualsiasi grazia politica.