La chiesa diventa fast food: i deliri di una pastorale allo sbando
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La delirante iniziativa della parrocchia di Trissino, nel vicentino: con l'ormai ammuffita speranza di attirare giovani, si cena in chiesa a base di hamburger. I fedeli protestano col vescovo. Il parroco non è nuovo a show dissacranti, eppure...
La locandina parla già da sola: un hamburger succulento in primo piano. Il titolo fa il resto e recita: “L’hamburger dove non te lo aspetti”. Infatti, il luogo proposto è tutto un programma: una chiesa. Precisamente la chiesa di San Pietro di Trissino, diocesi di Vicenza. Un’hamburgheria in chiesa, con la solita scusa, trita e ritrita, della proposta accattivante per i giovani.
L’idea bislacca è venuta all’ufficio di pastorale giovanile dell’unità pastorale di Castelgomberto e Trissino in occasione della memoria di San Giovanni Bosco, uno che è sì considerato il santo della gioventù, ma anche uno che se si fosse trovato una cosa del genere ai suoi tempi avrebbe preso i malcapitati avventori a bastonate (sante), inorridito da cotanto scempio.
Come sono giustamente inorriditi alcuni fedeli della parrocchia, i quali hanno preso carta e penna e senza indugio hanno scritto al vescovo di Vicenza Giuliano Brugnotto che ora dovrà dirimere la questione.
Chi invece la questione l’ha già risolta sono i componenti l’ufficio pastorale, che hanno risposto così alle richieste di spiegazione dei fedeli: «In occasione della festa di S. Giovanni Bosco abbiamo pensato ad una proposta che coinvolga i giovani in un luogo che molti di loro non frequentano abitualmente con l'intento di far passare il messaggio che l'edificio chiesa è luogo di tutti, è luogo di accoglienza, di incontro, di relazione, di condivisione, di festa. Nella parte alta (entrata principale), all'interno della chiesa verrà preparata una grande tavolata dove mangeremo assieme ascoltando della musica».
Insomma, qualcosa di già visto, la chiesa come ristorante copyright Sant’Egidio, unito a qualcosa di decisamente fuori da ogni canone: la paninoteca ad usum giovani, i quali, notoriamente, al Mc Donalds non vanno per ascoltare annunci evangelici di qualche tipo, ma l’unico annuncio che sentono è che il Crispy Mc bacon del tavolo 15 è pronto.
Il parroco benedice l’iniziativa, anche perché per indole, non è nuovo a episodi piuttosto deprecabili su come sia il giusto atteggiamento da tenere Messa e su come si utilizzi la casa del Signore. Celebre il suo ingresso in chiesa a bordo di bicicletta, ovviamente mai ripreso dal suo superiore, comprensibile che il nostro ne approfitti ogni volta per fare un po' quello gli pare: «Una volta sono stata ad una sua Messa – ci dice una fedele – e, arrivati alla consacrazione, ha fatto salire sull’altare un bambino di appena 4 anni e poco prima di stendere le mani gli ha detto: “Tranquillo, piccolo. Quando sarai grande lo strapperai tutto questo libro”».
Il libro in questione era il Messale. Perché don Domenico Pegoraro è fatto così: ama così tanto le battute (anche la Bussola in passato si era occupata di lui) da non distinguere quando le battute devono cedere il passo al sacro che sgorga dalla Messa e da una chiesa, che rimane un luogo di culto, dove l’hamburger non deve proprio entrare. Il fatto è che la parrocchia non è sprovvista di luoghi ricreativi, ma la volontà è proprio quella, dissacrante, di ridurre la chiesa a mero edificio svuotato di tutto il sacro possibile. Infatti, nel definire la chiesa, quei simpaticoni della parrocchia non hanno scritto l’unica cosa che definisce la chiesa in realtà, oggi e sempre: un luogo di culto e non l’Arnold’s di Happy Days dove ingurgitare hot dog. Figuriamoci se la scusa è quella di accalappiare i giovani in chiesa, eterna strategia della sconfitta che produce solo la riprovazione dei fedeli e non attira un solo giovane che sia uno perché nel dubbio, sceglierà sempre l’originale, cioè Mc Donalds e affini. E fa bene.
Più difficile insegnare ai giovani il perché bisogna andare in chiesa, pregare ad esempio? Incontrare Gesù nel Sacramento? Cose così, da duemila anni, ma si sa, questo comporta un impegno missionario ed evangelizzatore che certi pastori dalla battuta facile hanno ormai smarrito, sempre ammesso che l’abbiamo mai avuto.
Tutto, invece, in questo caso è orientato ad irridere non solo la Messa, ma anche le più elementari norme di diritto canonico: «Non solo l'ultima cena... - si legge nel form di iscrizione - torna nella sua seconda edizione la cena per giovani e giovanissimi dell'Unità Pastorale Castelgomberto Trissino!». Dove? «Dentro alla chiesa di S. Pietro a Trissino, vicino al battistero - ingresso dall'entrata principale, passando per la grande scalinata». E a chi si rivolge? «Giovani e giovanissimi, dalla terza media in su! Troverete cibo, musica e tanto divertimento!». Insomma, di prediche noiose e Messe neanche l’ombra.
Ma siamo sicuri che questo è proprio l’obiettivo: presentare una chiesa umana, così umana che si appropria dello spazio di Dio al quale non rimane neppure uno strapuntino libero sul vassoio colmo di Coca Cola, Cheeseburger e patatine.
Ora la parola spetta al vescovo che è stato informato, anche la Bussola lo ha fatto scrivendogli ieri una e-mail ma senza ottenere risposta. E senza risposta sono state le numerose telefonate che abbiamo fatto alla portavoce del vescovo. Se la cosa verrà confermata e benedetta dal prelato, allora ci prepareremo per il secondo step: la discoteca in chiesa, in fondo è solo questione di tempo, del resto, i banchi si spostano alla svelta.
Se invece un pastore ancora dotato di senno e di pietas dovesse sospendere l’iniziativa, scommettiamo di conoscere già la motivazione: ma quali scuse, semplicemente la cosa ha creato dissapori e ha diviso la comunità evidentemente non ancora pronta per queste innovazioni rivoluzionarie. E la colpa se la prenderanno i poveri fedeli e, immancabilmente, questo misero articolo.