Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giovanni Evangelista a cura di Ermes Dovico
UN ANNO DOPO

Berlusconi ancora divide. Osannato da chi lo detestava

Ascolta la versione audio dell'articolo

Silvio Berlusconi, scomparso esattamente un anno fa. Coerenti Avs e grillini che hanno abbandonato l'aula. Ma quanti dei suoi ora lo osannano, quando era in vita lo tradivano.

Politica 13_06_2024
Berlusconi commemorato alla Camera

Ieri è stata giustamente ricordata la figura di Silvio Berlusconi, scomparso esattamente un anno fa, il 12 giugno 2023. Le commemorazioni in Senato, ad Arcore, negli studi Mediaset erano state annunciate da tempo e si sono svolte in un clima di intensa partecipazione. Berlusconi è stato certamente un uomo divisivo, ma anche un costruttore di pace, sia a livello internazionale che dentro il centrodestra. Ha dominato la scena durante la Seconda Repubblica, favorendo il bipolarismo e la creazione di un polo di centrodestra (sua creatura) e di uno di centrosinistra (a lui contrapposto). Tutti gli altri successi in vari campi, da quello imprenditoriale a quello sportivo, più volte ricordati, resteranno nella memoria collettiva e anche i suoi più feroci detrattori glieli riconoscono.

Detto questo, però, alcune considerazioni si impongono, anche al fine di rendere giustizia all’uomo Berlusconi e di fare chiarezza sui suoi veri amici e i suoi finti compagni di viaggio. Anzitutto bisogna parlare di quanti lo hanno attaccato per i suoi guai giudiziari e ora, di fronte agli stessi guai in casa propria, attaccano la magistratura. Ma come, la magistratura non era il potere più serio di tutti? Ipocrisia all’italiana quella di crocifiggere per trent’anni il Cavaliere e, nel contempo, difendere i propri uomini quando incappano in grane con la giustizia. O la presunzione di innocenza vale sempre o non deve valere mai.

Quanto ai compagni di viaggio in politica, tanti l’hanno tradito o non vedevano l’ora che uscisse dalla politica e ora si ergono a suoi eredi politici. È vero che un anno fa Forza Italia navigava in pessime acque, ma non perché Berlusconi non se ne occupava. Era il suo entourage a remare contro e a ragionare sulle quote da rivendicare dopo la liquidazione del partito, che appariva sicura. La Meloni ha correttamente evitato di lanciare un’Opa su un partito a brandelli perché non voleva essere accusata di speculare sulla morte di Berlusconi e dunque ha evitato di spalancare le porte di Fratelli d’Italia agli azzurri. Se lo avesse fatto, in tantissimi avrebbero abbandonato il partito, anche prima della scomparsa del loro leader, cercando rifugio nella casa dei meloniani.

Quasi nessuno degli attuali leader forzisti credeva veramente nella sopravvivenza del partito. Sono state le condizioni di necessità a costringerli a rimanere in Forza Italia. Si pensi ad esempio a Letizia Moratti, che aveva addirittura abbandonato il centrodestra candidandosi poco più di un anno fa alla Presidenza della Regione Lombardia con il terzo polo di Calenda e Renzi e che, dopo quella cocente sconfitta, ora è tornata in Forza Italia, sostenendo il partito anche economicamente. Per lei si prevede una lauta ricompensa con un ruolo da commissario europeo o ministro. Altro che parlamentare a Strasburgo.

C’è poi la folta schiera dei traditori, a partire da Gianfranco Fini, negli anni dell’ultimo governo Berlusconi. Molti azzurri nel corso delle varie stagioni politiche hanno cambiato casacca formando minuscole formazioni politiche (è il caso di Angelino Alfano) che si sono alleate con la sinistra. Più di recente hanno fatto altrettanto Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, ritenendo che il futuro fosse il terzo polo. Hanno voltato le spalle a un leader in difficoltà e con problemi di salute come Silvio Berlusconi, dimenticando tutto quello che aveva fatto per loro politicamente. Ora vorrebbero tornare all’ovile ma Antonio Tajani è stato chiaro: «Forza Italia non è un albergo a ore».

Ne è passata di acqua sotto i ponti anche per quanto riguarda la Lega. Umberto Bossi trent’anni fa fece cadere il primo governo Berlusconi (il famoso “ribaltone”) accusando il Cavaliere di essere colluso con la mafia e ricordando la sua appartenenza alla P2. Successivamente il senatùr si ricredette e tornò ad allearsi con il Cavaliere, senza mai più pentirsene. Domenica scorsa il fondatore del Carroccio ha addirittura invitato i suoi fedelissimi a votare per Forza Italia e non per la Lega, facendo arrabbiare Matteo Salvini.

Forse, da un certo punto di vista, meglio quei giudici che sono rimasti sempre coerenti e non hanno mai cambiato opinione su Berlusconi. Hanno usato il loro antiberlusconismo per fare carriera, quasi fosse un titolo da inserire nel curriculum, e oggi continuano ad aprire nuovi filoni di inchiesta sul caso Ruby, forse perché non hanno ancora abbandonato l’ambizione di distruggere le aziende di Berlusconi e di perseguitare chi a lui era legato da affetto e amicizia.

E, sempre per coerenza, non sono criticabili i grillini e i comunisti di Alleanza Verdi Sinistra, che hanno disertato la commemorazione di Berlusconi ieri in Senato, esattamente come fecero un anno fa nei giorni del cordoglio nazionale per la scomparsa del Cavaliere.

L’ipocrisia è molto diffusa in politica e le reazioni alla dipartita di Berlusconi ne hanno dato conferma, e ne danno ancora conferma, a un anno dal tragico evento.