Bene Mattarella sulle foibe, ma ora via le onorificenze a Tito
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Sergio Mattarella rende omaggio alle vittime del comunismo jugoslavo, nel Giorno del Ricordo, in cui si ricordano le foibe. Ma quante vie e piazze italiane sono dedicate a Tito? Sarebbe meglio fare giustizia anche nella toponomastica e cambiare.
![Mattarella nel Giorno del Ricordo (La Presse) Mattarella nel Giorno del Ricordo (La Presse)](https://lanuovabq.it/storage/imgs/mattarella-large-0-1-2-3-4-5-6-7-8-9.jpg)
In occasione della Giornata del Ricordo, celebrata ieri per commemorare le vittime delle foibe e le tragedie connesse all'esodo giuliano-dalmata, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha pronunciato un discorso che ha voluto sottolineare con fermezza l'importanza di non dimenticare quelle atrocità. Il capo dello Stato ha ricordato che, dopo l'oppressione fascista e la barbarie nazista, la dittatura comunista di Josip Broz Tito instaurò una violenza sistematica e spietata contro gli italiani delle terre del confine orientale, creando un clima di terrore che costrinse centinaia di migliaia di persone a fuggire, abbandonando la propria terra, la propria casa, i propri beni. La violenza e le stragi nelle foibe, dove furono gettati vivi molti italiani, rappresentano, per Mattarella, uno dei simboli più oscuri di quel periodo. Tuttavia, il presidente ha anche ammonito che il ricordo di queste vittime non deve essere un pretesto per alimentare divisioni o rancori, ma deve rappresentare un passo verso la riconciliazione, un invito alla pacificazione nazionale.
Le parole di Mattarella sono state condivise dai principali esponenti politici italiani, in un gesto di unità per rendere omaggio alle vittime delle foibe e per garantire che la memoria di questa tragedia non venga cancellata. La premier Giorgia Meloni ha infatti ribadito che ricordare è un dovere di verità e giustizia, sottolineando come la tragedia dell’esodo giuliano-dalmata sia stata troppo a lungo dimenticata e come il paese non possa più permettersi di ignorare o minimizzare questi avvenimenti. A sua volta, il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha ricordato che commemorare le vittime delle foibe non è solo un atto di memoria, ma un impegno morale a preservare la verità storica e a trasmetterla alle generazioni future. Matteo Salvini, vicepremier, ha condannato con forza ogni tentativo di negare o giustificare l’orrore delle foibe, sottolineando che il ricordo delle vittime è imprescindibile per ottenere giustizia.
Un aspetto importante emerso dalle dichiarazioni dei leader politici è il riconoscimento che, finalmente, le vittime dei regimi totalitari, siano essi fascisti o comunisti, devono essere ricordate e messe sullo stesso piano. Questa riflessione porta con sé una domanda cruciale: come possiamo parlare di pacificazione nazionale se, in Italia, continuano a esistere luoghi, strade, piazze intitolate a Josip Broz Tito, il dittatore che ha comandato la pulizia etnica contro gli italiani durante la Seconda Guerra Mondiale? Il fatto che alcune città italiane abbiano intitolato a Tito vie e piazze è un grave atto di dissonanza storica e una mancanza di rispetto verso le vittime delle foibe. Come sarebbe impensabile che in Italia ci fossero vie dedicate ad Adolf Hitler o a Josef Mengele, così è inconcepibile che Tito, il responsabile di disumanizzanti atrocità, venga celebrato in questo modo.
Tutti, anche i post-comunisti e gli eredi della sinistra, dovrebbero fare un esame di coscienza, ammettere le responsabilità storiche e rinnegare il regime di Tito, così come si chiede alla destra di rinnegare il fascismo. Non basta commemorare le vittime, bisogna anche rivedere simboli e onorificenze che continuano a rendere omaggio a chi ha commesso crimini contro la nostra gente. Gli inviti di Mattarella alla riconciliazione sono destinati a rimanere sterili se non accompagnati da un reale cambiamento nella toponomastica italiana, visto che ancora oggi ci sono vie intitolate a Tito. È necessario, quindi, un impegno concreto per rimuovere ogni traccia di Tito dalle nostre città, per dare finalmente un segno di vera pacificazione, che non possa più essere contraddetto dalla presenza di un dittatore comunista celebrato in segni pubblici e onorificenze. Ad esempio andrebbe tolta la scandalosa onorificenza di cui ancora oggi è insignito il maresciallo Tito, decorato come Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica italiana, con l’aggiunta del Gran Cordone, che è la massima onorificenza del nostro Paese.
Nel contesto europeo, questo tema assume una dimensione ancora più amara: se in Italia le vie intitolate a Tito sono un affronto alla memoria storica delle vittime delle foibe, in altri Paesi dell'Unione Europea, come la Slovenia e la Croazia, Tito continua ad essere celebrato. Il fatto che questi paesi non abbiano fatto un passo indietro rispetto alla figura di Tito, nonostante i crimini commessi sotto il suo regime, rappresenta una sfida per la memoria storica europea. La comunità internazionale e l'Unione Europea dovrebbero impegnarsi per rimuovere ogni riferimento celebrativo a Tito da strade e piazze, affinché la verità storica non venga distorta.
La Giornata del Ricordo dev’essere un'occasione per guardare in faccia la verità e per lavorare affinché i crimini dei regimi totalitari vengano ricordati e condannati senza distinguo. La pacificazione nazionale non può essere raggiunta finché rimangono intatti simboli e onorificenze che celebrano coloro che sono stati responsabili delle atrocità delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. Solo quando sarà garantita la memoria storica completa di tutte le vittime, senza più tentativi di giustificazione o minimizzazione, l'Italia potrà finalmente avviarsi verso una pacificazione autentica e non di facciata.