Avanti e dopo Cristo, il contributo di Dionigi il Piccolo
Quello riferito al Natale è un caso di datazione che divide il tempo prima e dopo di Cristo. Dobbiamo il calcolo, meticoloso, al monaco Dionigi il Piccolo, che si basò su conoscenze storiche e scientifiche. Errori, di quattro o più anni, non gli sono proprio imputabili. L’errore di un anno è attribuibile all’aver dovuto fare i conti con una nozione probabilmente ancora non sviluppata, ossia quella dello zero.
Quello riferito al Santo Natale è un caso di datazione che divide il tempo prima e dopo di Cristo: si addice all’evento unico dell’incarnazione del Verbo in Gesù, vero Dio e vero uomo. Lo dobbiamo al monaco Dionigi il Piccolo, che ricevette dal papa il compito che svolse meticolosamente: non di stabilire l’anno di nascita di Gesù, ma di garantire una regola per datare (giorno e mese) la Pasqua. Raccolse rigorosamente e correttamente tutte le informazioni disponibili.
Fino al Concilio di Nicea (325 d.C.) ci fu uno scontro tra chi propendeva per celebrare la Pasqua riferendosi al calendario lunare (secondo l’usanza ebraica collegata al 14 nisan) in qualunque giorno della settimana cadesse e chi invece riteneva di celebrarla comunque di domenica, subito dopo la prima luna piena di primavera. Prevalse la seconda posizione e si stabilì che la Pasqua cadesse la prima domenica dopo la prima luna piena successiva all’equinozio di primavera, giorno dell’equinozio incluso.
Negli anni successivi, a causa dell’imprecisione nella durata esatta dell’anno solare astronomico rispetto al calendario giuliano, lo scostarsi dell’equinozio osservabile da quello teorico del 21 marzo ripropose un fiorire di interpretazioni: perciò bisognava di nuovo far fronte alle divisioni. L’anno solare giuliano dura 365,25 giorni, cioè un po’ più del dato reale per un errore di poco più di 11 minuti l’anno: in circa 130 anni l’equinozio anticipa di un giorno. Già all’epoca del Concilio di Nicea l’equinozio reale era di quasi tre giorni anteriore che ai tempi di Giulio Cesare. Fu dunque stabilito che la data dell’equinozio rispetto al quale andava stabilita la Pasqua fosse spostata dal 24 al 21 marzo.
San Cirillo, utilizzando il ciclo lunare di Metone, stilò una prima lista di date della Pasqua dal 437 al 531 d.C.. Dionigi non solo lo fece per il secolo successivo (in realtà 95 anni, cioè di cinque cicli metonici da 19 anni), ma soprattutto approntò un manuale circostanziato (Argumenta paschalia) nei criteri che dovevano essere applicabili ovunque e da chiunque per poter finalmente festeggiare la Pasqua di Gesù Cristo tutti insieme. Il numero dell’anno a quei tempi era riferito al primo anno di regno di Diocleziano: l'imperatore era andato al potere nel 283 d.C., ma la conta dei suoi anni inizia con l’anno nuovo, per cui il primo anno di Diocleziano fu quello che oggi consideriamo il 284 d.C.
Dionigi si applicò al suo studio due secoli dopo Nicea: l’equinozio era già ulteriormente slittato, ma in questo caso non si ritenne di dover aggiornare la data, che rimase fissata al 21 marzo (e non era già più vero). Dionigi non intendeva rimettere in discussione le conclusioni del Concilio di Nicea e continuò dallo scadere degli anni in cui la data della Pasqua era già stata fissata da san Cirillo d’Alessandria (il 531 d.C.). All’epoca il calendario era ancora riferito a Diocleziano, quindi i suoi riferimenti andavano fino all’anno 247 di quella numerazione. Dionigi rese pubblica la sua soluzione nel 525 d.C., anno 241 di Diocleziano.
Le conoscenze cui ricorse Dionigi erano storiche e scientifiche: il ciclo metonico lunare (di 19 anni), le indictiones romane (cicli fiscali di 15 anni), il ciclo solare di 28 anni (28x19=532), il calendario di Diocleziano, gli anni dalla fondazione di Roma (AUC), l’avvicendarsi dei consoli romani. In aggiunta aveva il vincolo che gli era imposto dal Concilio di Nicea, che gli aveva già servito un dato condizionante, non oggetto di verifica, né soggetto a possibili variazioni: era quello che poneva la data di nascita di Cristo nel 753 AUC. Il criterio di numerazione al quale si attenne era quello classico: non computare l’anno in cui avviene il fatto che innesca il conto degli anni, ma considerare 1 il primo anno intero successivo; così l’anno 1 di Diocleziano risulta il 284 d.C., mentre il 754 AUC diventa il primo anno dopo Cristo.
La novità di Dionigi fu di far sì che l’anno subentrante all’ultimo di quelli in cui la data della Pasqua era stata fissata da san Cirillo, il 248° di Diocleziano, non fosse più da considerarsi tale, bensì più convenientemente il 532 A.D. (Anno Domini) dall’incarnazione di Nostro Signore. Calcolò la sostituzione avvalendosi del ciclo alessandrino, che poneva l’inizio del ciclo di diciannove anni all’anno 1 a.C. (inizio del primo anno successivo alla nascita di Gesù, di pochi giorni precedente). Così Dionigi è scagionato da responsabilità di chissà quali clamorosi errori, di quattro o più anni, che non gli sono proprio imputabili.
Il suo problema è stato di dover fare i conti, algebricamente, con una nozione ancora non sviluppata, ossia quella dello zero. Per calcolare quanti anni sono passati tra l’1/1/1 a.C. e l’1/1/1 d.C., l’algebra darebbe 2, ma di anno ne è passato solo uno. L’errore di un anno sta probabilmente lì.
San Giustino martire (+162 d.C.), che non ha scritto l’anno di nascita di Gesù, l’associò effettivamente al censimento di Quirinio, di cui a quei tempi erano ancora disponibili gli atti, in quanto Giustino lo scrive all’imperatore Antonino Pio chiedendogli di verificare!
Il primo storico antico del quale conosciamo la proposta di una data di nascita di Gesù è Clemente di Alessandria di Egitto. Nel suo Stromateis egli fissò la data nel 28° anno di Augusto, collegandola al 194° anno dalla morte di Commodo (il 31 dicembre 192 d.C.). Da abitante di Alessandria d’Egitto, Clemente fa iniziare il regno di Augusto dal primo anno successivo alla morte di Cleopatra, nel 30 a.C.: il 28° anno di Augusto e il calcolo a ritroso dalla morte di Commodo portano entrambi al 2 a.C.
Beda il Venerabile attinse agli studi di Dionigi. La sua opera è interessante perché ci fornisce l’informazione del modo di calcolare l’anno delle indizioni: infatti, secondo Dionigi, Gesù era nato nella prima indizione e la prima era avvenuta nell’anno 2 a. C. Quindi l’aver poi correlato l’anno al 753 AUC sarebbe l’unico errore, di un anno, commesso, probabilmente perché mancava ancora la nozione dello zero e perciò sbagliando un calcolo algebrico nell’applicare la formula per trasformare l’anno dell’indizione in quello di calendario avanti e dopo Cristo, a ulteriore conferma che il famoso censimento di Quirinio c’entra con l’inizio delle indizioni.
6. Segue