Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Felice di Como a cura di Ermes Dovico
LO STUDIO

Audizione Serpelloni, tutta la verità sulla cannabis

Il capo del Dipartimento delle politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, professor Giovanni Serpelloni, ha svolto la sua audizione il 2 aprile a margine della discussione sul decreto-legge droga. Smontando tutti i luoghi comuni.

Politica 05_04_2014
Spinello

Come è stato raccontato nel pezzo a fianco, il 2 aprile il capo del Dipartimento delle politiche antidroga della Presidenza del Consiglio prof. Giovanni Serpelloni ha svolto la sua audizione, a margine della discussione sul decreto-legge droga. Provo a estrarre le parti più significative della relazione che ha depositato nella circostanza:

Cannabis droga leggera? Il principio attivo della cannabis è, com’è noto, il delta 9 tetraidrocannabinolo (THC). Fino alla fine degli anni 1990 il THC che si riscontrava nella cannabis e nei derivati, sequestrati dalle forze di polizia, non oltrepassava il tasso prodotto spontaneamente dalla pianta naturale, il cui limite massimo era del 2.5%. La percentuale di THC rilevata nel quadriennio 2010-2013 è giunto a una media del 16.8% quanto al materiale vegetale (inflorescenze e foglie) e del 26.6% quanto ai derivati (resine e oli), con punte massime del 60.6% (25 volte il massimo della percentuale di 15 anni fa)! Ciò è stato possibile grazie alla coltivazione intensiva e a manipolazioni fito-produttive, che hanno concentrato il principio attivo e alterato le caratteristiche della pianta. Come si fa a dire che un derivato della cannabis col 25% di THC è droga “leggera”? Come si fa a parificarla a una “canna” col 2% di THC? Ogni persona in buona salute è in grado di reggere un boccale di birra di 0.4 lt. col 5% di gradazione alcolica, ma nessuna persona in buona salute regge 0.4 lt. di grappa al 42% di gradazione alcolica: la quantità di liquido è eguale, la qualità dell’alcool è differente. Se ciò è evidente per l’alcool, perché non dovrebbe esserlo per la cannabis? Come escludere il profilo qualitativo dalla qualifica di “leggerezza” e dalle conseguenze sanzionatorie da essa derivanti?

Cannabis droga innocua? Nel 2011 (ultimi dati disponibili) i ricoveri ospedalieri causati da intossicazione da droga hanno fatto registrare un 16% dovuto alla cannabis, a fronte di un 60% da oppiacei, in prevalenza eroina; nello stesso anno però i minori ricoverati perché intossicati dalla cannabis sono stati il 44,2%. Il che vuol dire che, con l’attuale percentuale media di THC, la cannabis fa male al punto da mandare in ospedale, e fa più male ai più giovani, che sono coloro che ne fanno maggiore uso; 290.000 ragazzi fra i 15 e i 17 anni hanno assunto almeno una volta sostanza stupefacente negli ultimi 12 mesi, e per il 71.2% di essi si è trattato di cannabis. Il dato italiano è in linea col trend europeo, che, rispetto al totale di ricoveri per intossicazione da droga, ha fatto registrare un 22% di ricoveri per intossicazione da cannabis. Se la cannabis fa così male, soprattutto ai minori, è il caso di facilitarne la diffusione diminuendo le sanzioni previste per chi la spaccia e la traffica?
 
Cannabis droga socializzante? Da anni la letteratura scientifica ha dimostrato che l’assunzione di cannabis provoca danni irreversibili al cervello; quello che, ricordando e aggiornando tali ricerche, la relazione del prof. Serpelloni aggiunge è il resoconto di uno studio recente, condotto nel corso degli anni sul quoziente di intelligenza di 1037 soggetti, nati fra il 1972 e il 1974, assuntori di cannabis fino al compimento dei 38 anni, suddivisi fra coloro che hanno iniziato prima del compimento della maggiore età e coloro che hanno iniziato da maggiorenni; ciascuna di queste categorie, a sua volta, è stata suddivisa fra coloro che ne hanno fatto un uso frequente e coloro che ne hanno fatto un uso occasionale. I risultati sono sorprendenti: per chi ha assunto frequentemente cannabis da minorenne, a fronte di un QI iniziale pari a 97, il QI a 38 anni è sceso a 88; per l’adolescente che l’ha assunta occasionalmente il QI iniziale era di 102, il QI a 38 anni di 97. Per chi iniziato ad assumere con frequenza cannabis dopo i 18 anni, il QI iniziale era di 98 e il QI a 38 anni di 95; per il maggiorenne assuntore occasionale QI iniziale di 104, QI a 38 anni di 105. C’è bisogno di commento? (ovviamente l’ultimo dato, che si riporta per completezza, non deve incentivare l’uso infrequente di cannabis superati i 18 anni! rende ancora più evidente la dannosità dell’assunzione anche occasionale da parte del minorenne, che è oggi il problema più serio).

Fini-Giovanardi inutile? I dati a disposizione dimostrano il contrario e, provenendo da differenti fonti scientifiche (fra le quali, il CNR e l’Istituto Mario Negri), concordano nelle conclusioni. Prendendo come riferimento la popolazione compresa fra i 15 e i 64 anni per gli anni 2001-2012, si riscontra un incremento di consumo di stupefacenti di vario tipo che raggiunge il picco più elevato nel 2008; poi esso cala in modo sensibile: addirittura, per cannabis e derivati dal 15% a poco più del 2% della popolazione. In controtendenza è il dato del consumo di cannabis da parte delle persone di età fra i 15 e i 19 anni: in calo dal 2008 al 2011, appare in sensibile risalita negli ultimi due anni; come mai? La risposta del Dipartimento antidroga guidato è in un grafico che pone a confronto l’incremento dell’uso di cannabis dal 2011 al 2014 – dal 17.9% al 26.7% dei giovani fra 15 e 19 anni, + 8.8 % in appena tre anni – e l’incremento della promozione on line di tali sostanze, dall’e-commerce ai siti pro legalizzazione, ai social network pro cannabis: i tracciati sono paralleli. Quando alla propaganda, che purtroppo funziona, si affiancherà un trattamento sanzionatorio più benevolo, quale è quello del decreto legge, o addirittura la legalizzazione, l’uso di cannabis salirà ulteriormente, e in modo ancor più significativo.
  
Fini-Giovanardi dannosa perché carcerizzante? Anche in tal caso i dati a disposizione dimostrano il contrario. La legge è del 2006: il Dap-dipartimento dell’amministrazione penitenziaria informa che gli ingressi in carcere per violazione della legge sulla droga sono stati 26.985 nel 2007, 28.798 nel 2008, e poi sono progressivamente calati, fino a 21.285 nel 2012. Nella medesima fascia temporale i tossicodipendenti provenienti dalla detenzione e affidati al servizio sociale sono passati da 514 del 2007 a 1.578 del 2012, con un trend crescente. Gli ingressi annuali in carcere dei soggetti con problemi di droga sono scesi da 24.371 a 18.285. Peccato che sulle principali testate giornalistiche continuiamo a leggere che la Fini-Giovanardi va abolita perché ha riempito il carcere di drogati, mentre la relazione Serpelloni non è neanche citata. Per completare: i decessi per droga sono scesi da poco meno di 600 nel 2007 a 390 del 2012 (ma il 2012 ha fatto registrare un leggero incremento rispetto al picco negativo del 2011: 362). Dunque, la legge del 2006 è riuscita a far diminuire il consumo totale di droghe e il numero di tossicodipendenti in carcere, con parallelo incremento dei recuperi: è proprio il caso di stravolgerla?