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CONTINENTE NERO

Attacchi alle chiese, cristiani uccisi in Congo e Nigeria

Due gravi episodi di violenza contro i cristiani, in Congo e in Nigeria. Nel Nord Kivu (Congo) una chiesa è stata attaccata da uomini armati durante la funzione domenicale. Sono 17 le vittime finora accertate in un attacco di matrice jihadista. In Nigeria, padre Achi è morto nell'incendio della sua chiesa appiccato da ignoti assalitori. 

Libertà religiosa 17_01_2023
Congo, il luogo dell'attentato alla chiesa

La scorsa domenica, 15 gennaio, è stata funestata in Africa da due gravi episodi di violenza contro i cristiani. Nella Repubblica Democratica del Congo la chiesa pentecostale di Kasindi, una città della provincia orientale del Nord Kivu vicina al confine con l’Uganda, è stata attaccata da uomini armati che vi hanno fatto esplodere un ordigno di fabbricazione artigianale. In quel momento si stava svolgendo il servizio religioso domenicale e l’edificio era molto affollato. Da un primo bilancio risulta che sono morte almeno 17 persone e i feriti sono decine. Le autorità congolesi hanno subito condannato lo “spregevole atto terroristico”, hanno espresso le più vive condoglianze alla Chiesa pentecostale e si sono dette certe che ne fossero responsabili, “con tutta evidenza”, le Forze democratiche alleate (ADF), un gruppo armato ugandese affiliato all’Isis, lo Stato Islamico. La conferma è arrivata dopo poche ore quando l’attentato è stato rivendicato dall’Iscap (Provincia dell’Africa centrale dello Stato islamico) con un comunicato nel quale il gruppo jihadista si vanta di “decine di cristiani morti e feriti” e annuncia ulteriori attacchi.

Le tre province orientali di Ituri, Nord Kivu e Sud Kivu non conoscono pace da quasi 30 anni. Continuano, anche dopo la fine delle guerre civili che hanno sconvolto il paese dal 1996 al 2007, a essere devastate da decine di gruppi armati che vivono di razzie, bracconaggio e contrabbando di minerali preziosi di cui il paese è straordinariamente ricco. Alcuni hanno legami con e sono la ricaduta di conflitti scoppiati nei paesi vicini: Uganda, Rwanda e Burundi. L’ADF è uno di questi. Si è costituito negli anni 90 del secolo scorso in Uganda per combattere contro il governo del presidente Yoweri Museveni accusato di perseguitare la popolazione musulmana. Sconfitto dall’esercito ugandese nel 2001, è emigrato nel Nord Kivu. Fino al 2014 le sue attività sono state sporadiche. Poi gli attacchi si sono intensificati e ormai è temuto come uno dei più pericolosi gruppi armati attivi nell’est Congo. Il suo leader, Musa Seka Baluku, ha giurato fedeltà all’Isis nel 2016, ma è solo nell’aprile del 2019 che per la prima volta lo Stato Islamico ha rivendicato un attentato commesso dall’ADF e ha proclamato la nascita dell’Iscap, della quale in seguito è entrato a far parte il Mozambico con il gruppo Ansar Al-Sunna Wa Jamma. Le ADF agiscono nel Nord Kivu, nei territori di cui fa parte la capitale provinciale, Beni, con occasionali incursioni nel vicino Ituri. Anche se i suoi bersagli più frequenti sono i militari governativi e i caschi blu della Monusco, la missione di pace presente nel paese dal 2010, dall’inizio del 2021 ha ucciso almeno 200 civili, soprattutto cristiani, e ne ha messi in fuga quasi 40mila.  

L’altro episodio di violenza si è verificato in Nigeria, nello stato centro settentrionale del Niger. Uomini armati hanno attaccato nella notte la residenza della chiesa cattolica di San Pietro e Paolo, nel villaggio di Kifin-Koro, nell’area governativa di Paikoro. Non riuscendo a entrare nel complesso parrocchiale lo hanno dato alle fiamme. Padre Isaac Achi, che si trovava all’interno, è morto bruciato vivo. Il suo cadavere è stato rinvenuto tra le macerie. Un suo confratello, padre Collins, è stato ferito da un colpo di arma da fuoco mentre tentava la fuga e si trova attualmente in ospedale.

Chi siano gli autori dell’attacco non è stato ancora accertato. Si era ipotizzato che potesse trattarsi di delinquenti comuni perché lo stato del Niger non è più tra quelli in cui sono solitamente attivi Boko Haram e Iswap, i due gruppi islamisti che hanno le loro basi nell’estremo nord est. Nel paese inoltre operano ormai incontrastate centinaia di bande armate che compiono rapine, furti e sequestri di persona a scopo di estorsione. I religiosi cristiani sono sempre più spesso vittime di rapimenti e aggressioni. E potrebbero essere vittime di delinquenti comuni le cinque persone che nelle stesse ore sono state rapite nello stato nord occidentale di Katsina, mentre si stavano preparando a partecipare a una funzione religiosa.

Padre Achi era presidente della sezione locale della Associazione Cristiana della Nigeria. 12 anni fa era sopravvissuto a un attacco di Boko Haram. Il giorno di Natale del 2011 un attentatore suicida si era fatto esplodere nella chiesa cattolica dedicata a santa Teresa, a Madalla, un sobborgo della capitale federale Abuja. Erano morte 37 persone e ne erano state ferite 57. Padre Achi però ne era uscito illeso e in seguito aveva officiato lui il servizio religioso in memoria delle vittime. Secondo il quotidiano nigeriano Daily Trust, che ha pubblicato un necrologio, successivamente padre Achi aveva subito ed era scampato a diverse altre aggressioni, incluso un rapimento a scopo di estorsione. “È un momento molto triste – ha commentato il governatore dello stato nigerino, Sani Bello – se un sacerdote viene ucciso, e in questo modo, vuol dire che nessuno è al sicuro. I terroristi sono impazziti. C’è bisogno di azioni drastiche per mettere fine a questa continua carneficina”. In Nigeria il 25 febbraio si svolgeranno le elezioni politiche, ma si teme che per motivi si sicurezza in certe aree del paese non sarà possibile andare alle urne.