Assegno inutile, la paura divora la generazione "No figli"
Il governo spaccia l'Assegno unico appena partito come una rivoluzione, ma non cambierà la vita delle famiglie. Intanto le famiglie del futuro non ci saranno perché i giovani non vogliono diventare mamma e papà: un sondaggio svela le ragioni per cui i giovani rifiutano i figli: narcisismo, paura e assenza di speranza. È il frutto della distruzione della famiglia che ci ha consegnato una generazione senza virtù a cui la pandemia ha dato il colpo di grazia.
Nello stesso in giorno in cui è partito il tanto strombazzato Assegno unico (ma solo per alcune categorie di famiglie) La Stampa ha aperto il giornale con la notizia che i rincari di luglio di luce e gas peseranno sulle famiglie italiane mediamente per ulteriori 200 euro.
Il messaggio che passa non è dei più confortanti: con una mano diamo e con l’altra togliamo. Ma che la famiglia sia il capro espiatorio di un sistema fiscale e sociale da ridisegnare lo dimostra anche un sondaggio commissionato dalla Fondazione Donat-Cattin all’Istituto demoscopico Noto Sondaggi. Che dice sostanzialmente che il 51% dei ragazzi interpellati ammette di non immaginarsi genitore, il 30% stima che a 40 anni avrà un rapporto di coppia ma senza figli, mentre il restante 20% pensa che sarà single.
Si tratta di una fotografia drammatica che acuisce la distanza tra il paese reale e la politica che si guarda l’ombelico e in questi giorni sta celebrando l’avvio dell’Assegno unico come una rivoluzione copernicana. Il fatto – e da queste colonne la Bussola lo ha mostrato più volte – è che l’introduzione dell’Assegno unico non sposterà di una virgola il carico fiscale che pesa sulle famiglie e i pochi soldi che le famiglie prenderanno in più non serviranno a consentire loro di programmare alcunché, soprattutto se il moloch tariffario mangerà loro buona parte del plus ricevuto.
Ognuno, nei prossimi mesi, con una semplice domanda potrà fare l’esperimento pro domo sua senza strepiti e constatare che questo ragionamento è vero: da quando c’è l’Assegno Unico il mio tenore di vita per il mantenimento della famiglia è cambiato?
I motivi di questa ristrettezza risiedono nell’esiguità dell’assegno che verrà staccato, una volta tolte le detrazioni (scordatevi i 250 euro a figlio a mese come incautamente annunciato da Draghi) e nell’ingiustizia rappresentata dal perfido meccanismo Isee che verrà utilizzato per il calcolo e che è penalizzante – come ha abbondantemente dimostrato il presidente dell’Associazione Famiglie Numerose – proprio per i nuclei famigliari con più figli ai quali non resterà che utilizzare una clausola di salvaguardia per tornare al regime attuale.
Una beffa, un’ingiustizia.
Ma quel sondaggio dice anche molte cose sulle quali non solo la politica dovrebbe riflettere, ma anche tutta la società. Anzitutto che la preoccupazione principale che impedisce ai giovani di immaginarsi genitore riguarda la carenza di lavoro, mentre l’assenza di politiche adeguate per la famiglia è al 69%. Una percentuale analoga di ragazzi, però, parla anche di crisi delle relazioni stabili mentre solo un ulteriore 37% ritiene i figli un ostacolo in quanto condizionano la vita.
Ammesso dunque che le politiche famigliari siano adeguate – e quelle del Governo non lo sono attualmente né lo saranno il 1 di gennaio quando l’Assegno unico entrerà in vigore per tutti – i problemi e gli ostacoli che hanno i giovani sono ben altri. Il lavoro, tra costi e precarietà, è cronicamente un disincentivo alla genitorialità, ma sono gli ultimi due elementi che rappresentano l’ultimo e finale scoglio, quasi impossibile da superare: una coppia può pensare di metter su famiglia nonostante la precarietà lavorativa e l’assenza di aiuti dello Stato se ha la volontà di una relazione stabile e matura e se ritiene i figli un dono, una gioia e non un impedimento. Il cattolico la chiama fiducia nella Provvidenza.
Il contrario, invece, non può accadere: nessuno si sposerebbe anche qualora avesse dallo Stato tutti gli incentivi e dal lavoro tutte le possibilità, ma mancasse dei requisiti di fondo che servono a una coppia per immaginarsi una famiglia. Infatti, l’inchiesta tocca il suo punto nevralgico proprio nell’analisi dell’identikit del mancato papà e della mancata mamma.
C'è chi ha un atteggiamento definito «narcisista» per cui ritiene che un figlio, e più in generale legami stabili, limitino la propria libertà; chi manifesta la paura di non potersi permettere economicamente questa possibilità e infine chi assicura di non volere figli per mancanza di fiducia nella società e nel futuro.
Il tema delle politiche famigliari, come si è visto, incide, ma non è determinante. Quello che colpisce sono i motivi veri sotto forma di un conglomerato di ostacoli: il narcisismo, la paura di mantenere i figli e la sfiducia nel futuro. Le politiche famigliari colmerebbero soltanto una delle tre mancanze. Le altre due, narcisismo e sfiducia appartengono all'egoismo e alla mancanza di fede, quindi mancanza di speranza nel futuro e quindi mancanza di carità perché se l'amore si ferma di fronte agli ostacoli, non è amore vero.
Ma sono il frutto di anni in cui la famiglia è stata colpita a morte dalla cultura del divorzio, del tradimento, dei figli come diritto e dell'amore come piacere volubile e non come atto della ragione. Tutto questo ha generato una generazione senza speranza, senza visione e con paura, che si guarda allo specchio e vede solo la propria immagine che col tempo diventerà decrepita senza aver mai portato frutto.
A dare il colpo di grazia, poi, è arrivata la pandemia e le politiche di lockdown che hanno congelato i sogni di chi voleva sposarsi, ha rinchiuso in camera per due anni i desideri dei più intraprendenti e adesso tiene tutti sotto ricatto con la minaccia del divertimento - e non dell'impegno - come unica ragione per poter tornare a vivere.
E' contro questo buco nero che inghiotte i giovani che bisogna agire. Le politiche famigliari servono a chi i figli già ce li ha e in prospettiva servono a chi avrà risolto le due carenze iniziali del narcisismo/egoismo e della sfiducia. È sorprendente notare come questa drammatica sfiducia e questo lancinante narcisismo/egoismo giovanile indichino in maniera plastica e inequivocabile la mancanza di fede, di speranza e di carità. Sono virtù, qualcuno da qualche parte lo insegna ancora, ma per i più sono solo pie illusioni quando non proprio osteggiate dal kulturame dei diritti e questi sono i risultati. Però, il narcisismo, la sfiducia e la paura non sono virtù.