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BLASFEMIA

Asia Bibi: nuova udienza e nuove minacce

Una nuova udienza ha indotto i gruppi islamici radicali ad organizzare manifestazioni per chiedere l’esecuzione della sentenza. Nei loro sermoni gli imam vicini ai gruppi radicali hanno minacciato azioni violente contro i familiari del ministro delle giustizia nel caso di assoluzione.

Pakistan. Da otto anni Asia Bibi, cristiana, madre di cinque figli, è in carcere e l’11 novembre 2010 è stata condannata a morte per blasfemia, accusata da alcune compagne di lavoro di aver espresso giudizi irriguardosi nei confronti del profeta Maometto. La sentenza è stata confermata in successivi gradi di giudizio, ma l’esecuzione nel 2016 è stata sospesa. La notizia di una imminente nuova udienza presso la Corte suprema di Islamabad ha indotto i gruppi islamici radicali del paese, che è a maggioranza musulmana, ad organizzare manifestazioni per chiedere, come già in passato, l’esecuzione della sentenza. L’agenzia Fides è stata informata del fatto che, nei loro sermoni del venerdì, il 10 novembre gli imam vicini ai gruppi radicali hanno minacciato azioni violente, anche contro i familiari del ministro delle giustizia se mai Asia Bibi venisse assolta o comunque avesse salva la vita. Per proteggerla dal rischio di subire attentati i suoi avvocati cercheranno di ottenere un collegamento in video conferenza con l’aula in cui si svolgerà il riesame del suo caso per evitare che esca dal carcere femminile di Multan in cui è detenuta circondata da rigidissime misure di sicurezza. In passato altri imputati di blasfemia sono stati vittime di esecuzioni extragiudiziali proprio all’ingresso o all’uscita dai tribunali.