Asia Bibi in Canada, ma non è libera. Come i cristiani in Pakistan
La notizia del trasferimento di Asia Bibi in Canada ha rallegrato tutto il mondo. La gente pensa “finalmente è libera”. Non è del tutto vero, perché ovunque lei andrà, ci sarà sempre un rischio per la sua vita. Dobbiamo quindi continuare a pregare per la sua incolumità e, la cosa più importante, ora più che mai è pregare per la sicurezza di quei cristiani che vivono ancora in Pakistan, oggetto di discriminazioni sistematiche e di persecuzioni.
La notizia del trasferimento di Asia Bibi in Canada ha rallegrato tutto il mondo. La gente pensa “finalmente è libera”. Non è del tutto vero, perché ovunque lei andrà, ci sarà sempre un rischio per la sua vita; non sarà mai in grado di potersi muovere liberamente senza una scorta perché non si sa mai quando un fanatico potrà ucciderla. Dobbiamo quindi continuare a pregare per la sua incolumità e, la cosa più importante, ora più che mai è pregare per la sicurezza di quei cristiani che vivono ancora in Pakistan.
Tutti ricordano l’orribile situazione che si è venuta a creare in Pakistan dopo che è stata diffusa la notizia dell’assoluzione di Asia Bibi. I fondamentalisti erano indignati e manifestarono per le strade contro il verdetto. Dal loro punto di vista, infatti, non aveva alcuna importanza che Asia Bibi fosse innocente, volevano soltanto che fosse morta. I cristiani furono costretti a chiudere le loro scuole, gli uffici e anche a non uscire di casa per tre giorni. Nessuno si aspettava quella sentenza e quindi nessuno era preparato a quello scenario.
Se dunque da un lato una parte di noi festeggia ed è felice che Asia Bibi sia finalmente fuori dal paese ecco che un’altra parte di noi continua a vivere un incubo temendo il peggio. È sicuramente una vittoria ma non ancora completa. Solo parziale. Siamo ancora molto lontani dalla vera vittoria, perché ci sono tanti altri cristiani come Asia Bibi che devono essere liberati e ora dobbiamo concentrarci su di loro.
Il Pakistan, nato come Stato democratico moderno, è gradualmente cambiato: i gruppi islamici hanno iniziato a rafforzare ed esercitare pressioni sui vari governi per introdurre leggi islamiche e trasformare questa terra in un paese islamico. Qualcosa deve essere fatto per cambiare la legge sulla blasfemia usata come pretesto per scatenare vendette. E la reazione ai tentativi di cambiarla è la causa principale delle crisi che si sono verificate in Pakistan. Chiunque abbia mai osato parlare, non è più vivo, il grande esempio che abbiamo è Shahbaz Bhatti, che è stato assassinato perché ha alzato la voce. Ci sono quelli che sono in carcere e stanno aspettando giustizia. Secondo Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), 25 cristiani sono ancora in carcere accusati di blasfemia. Non possono essere lasciati a soffrire nelle carceri per anni. Ancora più importante è l’aiuto di cui hanno bisogno le ragazze (sia indù che cristiane) rapite, violentate, costrette a convertirsi all’islam e poi costrette a sposare uomini più anziani. Ogni giorno le statistiche dicono che questi casi sono in continuo aumento ed è triste che il mondo non se ne sia ancora accorto.
La maggior parte dei cristiani in Pakistan vive in povertà e fa lavori umili, come stagnari, netturbini, servitori nelle case dei musulmani, operai delle fornaci di mattoni ecc. Le ragazze e donne cristiane sono oggetto di continua violenza fisica anche da parte dei loro datori di lavoro. Non sono tutelate in alcun modo e nessuno può alzare la voce in loro favore per aiutarle e salvarle da questa condizione. L’unica alternativa per loro è subire in silenzio. Fino a quando? A causa della povertà, le famiglie cristiane stanno facendo sposare le loro figlie con uomini cinesi che portano queste ragazze in Cina, ma spesso solo per farle prostituire.
L’istigazione all’odio deve essere rimossa dai libri di testo scolastici perché è lì che il seme dell’odio viene piantato fin dalla tenera età nella comunità musulmana e viceversa il seme della paura comincia a crescere nelle menti e nei cuori dei bambini cristiani. C’è da chiedersi se i musulmani che vivono all’estero, in paesi dove la religione principale è il cristianesimo, subiscano un trattamento analogo. Non è così. Dunque non si capisce il perché di questo trattamento riservato ai cristiani in Pakistan.
Mohammad Ali Jinnah, fondatore del Pakistan, ribadì spesso che tutti i cittadini sono uguali e liberi di professare la propria fede: l’appartenenza religiosa non dovrebbe riguardare lo Stato. La Costituzione sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini ma nonostante ciò i cristiani sono ancora considerati cittadini di seconda classe, inferiori alla maggioranza e trattati di conseguenza. Per quanto tempo ancora i cristiani e le altre minoranze continueranno a fuggire? Personalmente anch’io ho dovuto compiere questa scelta difficile per essermi molto esposta sulla vicenda di Asia Bibi e sulla persecuzione dei cristiani in Pakistan. Ho scelto di vivere in Italia per la mia sicurezza. Temevo che prima o poi anche io sarei diventata vittima di persecuzione.
Ognuno di noi ha il diritto di vivere nel proprio paese come una persona libera, senza il timore della persecuzione. Il caso di Asia Bibi è l’unico che ha ottenuto giustizia e quindi festeggiamo, ma non possiamo negare che la paura sia sparita. I cristiani vivono ancora nella paura e si sentono ancora estranei nel loro stesso paese. Asia Bibi è al sicuro e noi cristiani pakistani ringraziamo tutti coloro che hanno reso possibile questa vittoria. Ma ora facciamo appello per aiutare coloro che sono ancora là.