Asia Argento, la "pura" epurata dai più puri
Fiera delle ipocrisie. Asia Argento, che ha denunciato il produttore Weinstein per molestie ed è diventata la paladina del movimento femminista #MeToo, si scopre essere molestatrice a sua volta. Cinque anni fa, con un (allora) diciassettenne. Un tempo si chiamava "nave scuola". Oggi non si scherza più. Storia di una vicenda umanissima.
Quando ero ragazzo e molto prima della conversione al kattolicesimo, se una tardona si offriva di farmi da nave-scuola, accettavo con gaudio e poi ne raccontavo i dettagli agli amici con preghiera di non divulgare (preghiera sempre disattesa). Eh, altri tempi.
Oggi, un diciassettenne nelle stesse condizioni dice, in lacrime, che la vicenda «lo ha segnato profondamente» e, se attore o rocker, «ha influito negativamente sulla sua carriera». Ohibò. Stiamo parlando di Jimmy Bennet, attore e rockettaro, che dice di essere stato «aggredito sessualmente» da Asia Argento cinque anni fa in una stanza d’albergo californiana. Lei di anni ne aveva trentasette, venti più di lui. Può darsi che il toy boy abbia fatto gola all’attrice e regista, può darsi di no. Sta di fatto che, date le performances piuttosto libere di lei (ricordate lo spot in cui, in guepière, baciava in bocca un cagnone?), tutti hanno subito creduto a lui, anche perché pare che lei abbia accettato di risarcirlo con 380mila dollari e chiudere il contenzioso.
Ciò che più attizza la fregola della stampa è che si tratta della più accanita accusatrice del produttore Harvey Wenstein, molestatore seriale e di lungo corso di attrici. La sua furia moralizzatrice ne ha fatto la paladina del movimento femminista #MeToo, che fece sfilare tutte vestite di nero le attrici e le registe alla cerimonia degli Oscar. La rivelazione sul caso Argento-Bennet si deve al New York Times, che ha pubblicato le carte degli avvocati (chi gliele ha date? boh), e pure un selfie datato 9 maggio 2013 che ritrae la violentatrice il violentato a letto. Certo, una violenza sessuale con tanto di autoscatto sorridenti non si era mai visto, ma che volete farci? Ingannevole è il cuore più di ogni cosa - era il titolo del film che i due stavano girando (lui faceva la parte del figlio di lei) e mai titolo fu più azzeccato. Il New York Times svela pure che la transazione pecuniaria è avvenuta in due tranches, tanto è informato nel dettaglio. In effetti, c’è una sorta di gioia maligna che ci invade quando un moralizzatore viene colto con le mani nella marmellata, e il gaudio è tanto più grande quanto più quello è stato accanito. Chi la fa l’aspetti, giustizia è fatta («E ora vediamo se ci rompi ancora il c… con il #MeToo!», ha titolato finemente Dagospia).
Ma si tratta di miserie umane, umanissime, e tutti faremmo bene a occuparci della trave nel nostro occhio. C’è anche da dire che chi si batte per avere una vita sotto ai riflettori non deve stupirsi se poi non può più permettersi di nascondere la polvere sotto il tappeto. Se sei un anonimo puoi permetterti le dita nel naso, se sei un Vip sei condannato ad attraversare sempre e solo col verde. In fondo, ma sì, alla Argento non è andata poi così male: le sono state addebitate molestie di soli cinque anni fa, mica come i preti americani, i cui molestati si risvegliano di solito dopo almeno trent’anni. Basteranno $ 380mila per compensare il trauma subìto dal giovane Bennet? E in che senso quell’amplesso forzato (con tanto di selfie? mah) ha influito negativamente sulla sua carriera?
Altro quesito: come mai la Argento non ha dato mandato ai suoi avvocati di andare a vedere le carte dell’accusa ma ha preferito transare? Forse perché lui all’epoca era, sia pur di poco, minorenne? Eh, quello hollywoodiano deve essere davvero un bell’ambientino, nel quale, strano-ma-vero, tutti fanno carte false pur di entrare. La Argento, diciamolo, è stata un po’ ingenua. Le piaceva fisicamente il ragazzotto? Perché, allora, non introdurre nella sceneggiatura del film una bella scena di sesso col medesimo? Troppa gente intorno, dite? E’ vero, si gira sotto gli occhi della troupe. Tuttavia, chi ama la privacy non si fa i selfie mentre consuma. E’ vero, anche, che nel film i due erano madre e figlio, ma, se ben girato, l’incesto può garantire l’Oscar. Ricordate La caduta degli dei (1969) di Visconti?