Arrestato in Cina monsignor Shao
L’arresto, ultimo di una serie, è stato ordinato per impedirgli di presenziare alle celebrazioni liturgiche della Settimana Santa

Il 10 aprile monsignor Pietro Shao Zhumin, il vescovo che rifiuta di aderire all’Associazione patriottica dei cattolici cinesi, controllata dal regime comunista, è stato nuovamente arrestato in Cina insieme al suo più stretto collaboratore, padre Jiang Xu Nian, per ordine dell’Ufficio per la sicurezza nazionale. Finora non si sa dove siano stati portati. Arrestato il 7 marzo, era stato detenuto per una settimana e poi rilasciato. Il motivo dell’arresto non è stato indicato, ma è noto. Nell’imminenza delle celebrazioni liturgiche solenni della Settimana Santa, si vuole impedire che monsignor Shao vi possa presenziare attirando i numerosi fedeli che continuano a seguirlo e a rivolgersi a lui. Più volte è già stato arrestato all’approssimarsi delle principali ricorrenze – Natale e Pasqua – sempre per impedirgli di officiare. Lo scorso febbraio inoltre la provincia di Zhejiang, nella quale si trova la sua diocesi, gli ha comminato una multa di 200.000 yuan, pari a più di 26.000 euro, e gli ha ingiunto di abbattere la casa e la cappella in cui vive e svolge le sue attività pastorali considerate illegali. L’ordine di abbattimento è stato motivato con il pretesto che si tratta di edifici la cui costruzione non era stata autorizzata. In realtà è la risposta al fatto che lo scorso 27 dicembre monsignor Shao ha celebrato nella cappella una messa alla quale hanno partecipato 200 fedeli, celebrazione che le autorità hanno dichiarato illegale. Monsignor Shao è il vescovo della diocesi di Wenzhou. È succeduto a monsignor Vincent Zhu Wei-Fanga, morto nel 2016. Tuttavia il regime cinese considera le sue attività pastorali illegali, ha dichiarato vacante la sede vescovile e riconosce come guida della comunità cattolica diocesana padre Ma Xianshi che è iscritto all’Associazione patriottica.