Archie Battersbee, pollice verso dalla Corte Europea. Ora è finita
Con il rigetto dell'appello da parte della Corte Europea dei diritti umani, è fallito anche l'ultimo, disperato, tentativo, di sospendere il distacco del ventilatore da Archie Battersbee, il 12enne in coma dal 7 aprile scorso che medici e giudici vogliono far morire nel suo "miglior interesse". La battaglia si è allora spostata sulla richiesta di Hollie Dance, la madre di Archie, del trasferimento di Archie in un hospice per vivere le ultime ore. Udienza in tribunale aggiornata al 5 agosto.
Aggiornamento 5 agosto ore 13: esito negativo per la famiglia, l'ospedale toglierà la ventilazione alle 21 ora italiana.
- ORA NON C'È PROPRIO PIÙ SCAMPO. ARCHIE BATTERSBEE DEVE MORIRE, di Riccardo Cascioli
- SENTENZA SENZA APPELLO PER ARCHIE, di Patricia Gooding Williams
- FISSATA L'ESECUZIONE DI ARCHIE, di Patricia Gooding Williams
- L'AGGHIACCIANTE LETTERA DELL'OSPEDALE
Aggiornamento ore 18.30:
L'Ospedale ha annunciato che il distacco della ventilazione da Archie avverrà stasera alle 20, le 21 ora italiana
Aggiornamento 5 agosto, ore 13:
La Divisione famiglia della Corte d'Appello ha negato la possibilità di trasferire Archie Battersbee in un hospice per vivere le ultime ore in pace con i familiari. Ma c'è ancora un appello dei legali della famiglia, che sarà discusso questo pomeriggio stesso. L'impressione ora è che i giudici vogliano fa presto per chiudere in fretta questa vicenda.
Aggiornamento ore 23.55:
Udienza appena terminata, la sentenza che deciderà dove Archie dovrà morire sarà emessa domani.
Aggiornamento ore 15:
Inizia alle 15.30 (16.30 in Italia) l'audizione in tribunale per decidere se Archie potrà essere trasportato in un hospice o sarà condannato a morire nel Royal London Hospital.
Hollie Dance afferma ancora che lotterà fino all’ultimo minuto per la vita di suo figlio Archie Battersbee, il 12enne in coma dallo scorso 7 aprile a cui i medici del Royal London Hospital vogliono staccare i supporti vitali. Ma il verdetto della Corte Europea dei Diritti Umani che nella tarda serata di ieri ha rigettato l’ultimo, disperato, tentativo di fermare l’esecuzione di Archie, suona come la definitiva condanna a morte.
La Corte di Strasburgo ha dichiarato «inammissibile» il ricorso e quindi «non interferirà con le decisioni delle corti nazionali che permettono di procedere con il distacco dei trattamenti di sostegno alla vita» da Archie. In una dichiarazione la Corte ha detto che non intende garantire misure ad interim per proseguire il trattamento sanitario perché accetta queste richieste «solo in via eccezionale» e «quando i ricorrenti andrebbero altrimenti incontro a danni irreversibili».
«Questa è la fine… vero? Era l’ultima speranza». Così ha commentato in lacrime l’ultimo sviluppo Hollie Dance, apparendo ieri sera fuori dall’ospedale dopo aver ricevuto la notizia da Strasburgo. Hollie ha combattuto per tre mesi come una leonessa per impedire che fosse lasciato morire suo figlio prima di aver verificato in modo esaustivo le reali condizioni cerebrali di Archie e tentare delle terapie per migliorare la sua situazione. La sua convinzione che per Archie potesse essere fatto molto di più da parte dei sanitari si è rafforzata in queste ore dopo che – con la risonanza internazionale che questo caso sta avendo -, ha detto, le sono arrivate offerte da ospedali in Italia e in Giappone per il ricovero e la cura di Archie. Troppo tardi, evidentemente, e comunque se i casi precedenti insegnano qualcosa – vedi Alfie Evans – si può dare per scontato che le autorità sanitarie avrebbero fatto schierare perfino l’esercito intorno all’ospedale pur di impedirne il trasferimento.
Ora si attende soltanto che venga fissata la nuova ora, stamattina, per iniziare la procedura secondo l’agghiacciante protocollo di cui abbiamo già parlato alcuni giorni fa. In effetti è da lunedì che viene fissato un termine, poi sospeso a causa dei ricorsi dei legali. Ancora ieri mattina, nell’annunciare il nuovo rinvio del distacco dei sostegni vitali, il Barts Health NHS Trust – il fondo che gestisce il Royal London Hospital – assicurava compiacente che non avrebbe fatto nulla finché non «fossero state risolte tutte le questioni legali in sospeso». Sapevano benissimo come sarebbe finita: nessun giudice, nessuna Corte avrebbe rovesciato le precedenti sentenze e il giudizio dei medici. Quindi era solo questione di pazientare un po’ e di potere anche avere le spalle coperte da tutte le sentenze possibili.
Non a caso Hollie Dance ha avuto modo di dire che ha lottato, insieme alla sua famiglia e al team di avvocati del Christian Legal Centre «contro un intero sistema». Un sistema che vede insieme medici, giudici e politici che, nell’applicazione rigorosa di protocolli, direttive e leggi fatte ad hoc, garantiscono che sia lo Stato ad avere potere di vita o di morte sui singoli cittadini, eliminando o rendendo inoffensiva ogni possibile comunità intermedia. A cominciare dalla famiglia a cui, nel momento in cui non condivide le decisioni dei medici, viene tolta dai giudici la possibilità di parlare a nome dei figli, per la cui tutela viene invece nominato un “guardiano”, che dovrebbe essere imparziale (e che poi è in realtà sempre dalla parte del “sistema”). Come a dire che l’amore di una madre e di un padre impediscono di vedere quale sia il “miglior interesse” dei figli.
«Medici e giudici hanno così deciso – ha detto Andrea Williams, capo esecutivo del Christian Legal Centre – che la dignità di Archie sia nel morire prima possibile e a un’ora stabilita». Ovviamente «i genitori non sono d’accordo che la morte sia il miglior interesse di Archie. Ma anche la richiesta di spostare Archie in un hospice per le ultime ore di vita è stata respinta dai sanitari come indignitosa».
Ed è proprio su questo punto che si giocherà stamattina l’ultima battaglia di Hollie Dance e la sua famiglia: «Vogliamo portare Archie in un hospice per garantirgli una morte dignitosa». Entro le 9 di questa mattina dovrà presentare ufficialmente la richiesta che, in realtà, era già stata bocciata informalmente due giorni fa per timore che Archie possa morire durante il trasporto (sic). «Ora lo vorrei fuori da questo ospedale», ha detto ieri sera Hollie. «Era venuto qui per avere un’operazione e invece è avvenuto tutt’altro. Adesso vorrei uscire di qui prima possibile e portarlo in un hospice per salutarlo e dare a lui tempo insieme alla sua famiglia, senza essere interrotti da rumore e confusione. Una cosa potrò dire: gli avevo promesso di combattere fino alla fine ed è esattamente quello che ho fatto».
Ma anche un ultimo atto di misericordia non è nello stile del “sistema”.