Arabia Saudita, il regno destabilizzatore
Prima con la guerra ad Assad, poi con la guerra agli Houthi (milizie sciite) nello Yemen, adesso con il plateale intervento destabilizzatore in Libano, dove il premier sunnita Hariri è stato costretto alle dimissioni: l'Arabia Saudita sta contendendo all'Iran l'egemonia regionale. Ma così generarà solo più disordine, specie nel delicato Libano
L'Arabia Saudita ha deciso che il nuovo terreno di scontro dove combattere una guerra per procura contro l'Iran sarà il Libano. Tutti gli intricati nodi del Medio Oriente vengono al pettine nella Terra dei cedri, che la monarchia assoluta degli Al Saud sta cercando di destabilizzare per mandare avvertimenti minacciosi all'Iran.
Tutto è cominciato lo scorso fine settimana, quando il premier libanese Hariri ha annunciato le sue dimissioni dal territorio saudita accusando «Hezbollah e Iran di voler distruggere il mondo arabo». Subito dopo il re Salman ha promesso di usare «ogni mezzo politico e di altra natura» per distruggere il «partito di Satana», cioè Hezbollah, mentre il ministro saudita per gli Affari del Golfo ha aggiunto che «d’ora in poi tratteremo il Libano come un paese che ci ha dichiarato guerra. Le milizie sciite devono essere fermate dal governo libanese». Riyad accusa uomini armati legati a Hezbollah di aver lanciato un missile alla volta dell’aeroporto della capitale saudita dal confinante Yemen. Il missile, che secondo i sauditi sarebbe stato fornito dall’Iran, è stato intercettato, ma come conseguenza il Regno wahhabita ha chiuso completamente ogni accesso allo Yemen e ha aumentato la pressione sul Libano.
Beirut, che ancora soffre le scorie della guerra civile terminata nel 1990, si regge su un delicato equilibrio politico che permette a cristiani, sunniti e sciiti di essere rappresentati nel paese. Il premier sunnita Hariri ha la doppia cittadinanza libanese-saudita ed è considerato vicino a Riyad. Costringendolo a dimettersi, e forse mettendolo addirittura agli arresti, la monarchia assoluta lancia un messaggio chiaro al Libano, minacciando di destabilizzare il paese. Giovedì, inoltre, il governo saudita ha ordinato a tutti i suoi connazionali di non viaggiare nel paese e a quelli che ci sono già di abbandonarlo. L’ordine è stato emanato subito anche da altri paesi arabi.
L’obiettivo dell’Arabia Saudita, e in particolare del suo nuovo uomo forte, il principe ereditario Mohammed bin Salman (MbS), è sempre lo stesso: indebolire i nemici sciiti dell’Iran affermando la propria preminenza nel Medio Oriente e allo stesso tempo rafforzando il ramo sunnita dell’islam contro quello sciita. Negli ultimi anni Riyad ha ottenuto solo sconfitte: dal 2011 ha speso miliardi in armi e finanziamenti per sponsorizzare i gruppi terroristi sunniti che hanno fatto la guerra ad Assad in Siria, senza però ottenere nulla. Assad, grazie all’intervento degli alleati Iran e Russia, è ancora al governo mentre Teheran ha dimostrato di poter fare il bello e il cattivo tempo in Iraq. Dopo aver fallito in Siria, MbS ha lanciato una campagna aerea di bombardamenti in Yemen, per impedire ai ribelli houthi, alleati di Teheran, di prendere il potere nel paese. Dopo due anni alla guida di una coalizione sunnita, appoggiata anche dagli Stati Uniti, l’Arabia Saudita non è riuscita a sconfiggere gli houthi. In compenso, ha distrutto lo Yemen, dove sono morte quasi diecimila persone, 20 milioni di abitanti hanno bisogno di assistenza umanitaria, è scoppiata la peggiore epidemia di colera al mondo e Al Qaeda ha approfittato della situazione per conquistare importanti porzioni di territorio. Per rifarsi, ora MbS vuole destabilizzare il Libano per indebolire Hezbollah. L’obiettivo sta a cuore anche a Stati Uniti e Israele, che vedono di buon occhio la rottura dell’asse Teheran-Baghdad-Damasco-Hezbollah.
Ancora non si conoscono le conseguenze di questa politica, ma rischia di essere disastrosa. Prima di tutto in Yemen: il paese, non potendo più ricevere aiuti, è sull’orlo di una carestia letale, come denunciato dall’Onu: «Se le nuove restrizioni saudite non verranno tolte vedremo la più grande carestia che il mondo abbia mai conosciuto. Moriranno milioni di persone», ha dichiarato il funzionario Onu Mark Lowcock. Per quanto riguarda il Libano, Hezbollah ha già risposto ai sauditi alzando la voce: «È evidente che Riyad ci ha dichiarato guerra». Per aiutare a risolvere la crisi il 13 novembre farà una storica visita in Arabia Saudita il patriarca maronita Bechara Rai. Dopo un colloquio con il presidente cristiano del Libano, Michel Aoun, Rai ha deciso di confermare la visita nonostante le dimissioni di Hariri e di leggere nel Regno una dichiarazione del presidente. Il patriarca dovrebbe anche incontrare il premier dimissionario per chiedergli «qual è la sua reale situazione» e per provare a diminuire la tensione tra i due paesi.