Ancora un no della CEDU per salvare RS
La Corte Europea dei diritti umani ha respinto per la seconda volta in pochi giorni un appello per evitare la morte nel Regno Unito del cittadino polacco RS, in stato vegetativo. I familiari e alcuni medici avevano presentato le prove di un miglioramento delle condizioni.
Con un giudizio di "palesemente infondato" la Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) ha respinto l'ultimo appello per salvare la vita di RS e riportarlo a casa dall'Inghilterra nella nativa Polonia. Non appena la decisione sarà formalmente comunicata dal governo britannico al Servizio Sanitario Nazionale, l'ospedale interromperà per l'ultima volta il suo trattamento di sostentamento vitale. I suoi medici hanno già ritirato cibo e acqua tre volte, questo equivale al quarto tentativo in quattro settimane. La morte in questi casi di solito avviene entro pochi giorni a causa della disidratazione.
Questo era il secondo appello presentato alla CEDU dopo quello già giudicato il 7 gennaio (clicca qui). La nuova domanda urgente di appello è stata presentata l’11 gennaio basandosi su prove recenti che dimostrano come le condizioni di RS siano migliorate in modo significativo. Dal momento del suo infarto lo scorso novembre, RS è passato dal coma allo stato vegetativo, con alcuni medici che testimoniano a nome della famiglia di avere risocntrato uno stato di minima coscienza e ancora in miglioramento. Sulla base di questo ricorso, per dare il tempo alla CEDU di esaminare le ragioni della famiglia, la Corte britannica, presieduta da Lady Justice King e Lord Justice Jackson, aveva ancora una volta sospeso la decisione di interrompere nutrizione e idratazione di RS, presa originariamente dai giudici lo scorso 15 dicembre. Invece la CEDU ha dato il via libera all'ospedale britannico permettendogli di terminare la vita del cittadino polacco.
Il caso per il diritto alla vita è stato portato in tribunale da Christian Concern (associazione no-profit legata al Christian Legal Center) per conto della madre, due sorelle e una nipote dell'uomo identificato solo come "RS", in quanto Lord Justice Cohen ha vietato la pubblicazione dei nomi dei pazienti, dei familiari e dei suoi medici. Nonostante ciò, il caso ha fatto notizia a livello internazionale dopo che il governo polacco è intervenuto a sostegno della famiglia contattando direttamente il governo britannico. Ne è seguito un contenzioso legale tra il Regno Unito e la Polonia, ma senza risultati per il cittadino polacco disabile. Il giudice si è pronunciato a favore dell’Ospedale universitario di Plymouth, che vantava il sostegno della moglie di RS. Per il giudice si doveva porre fine alla vita di RS in un ospedale del Regno Unito, in pratica ostaggio del paese in cui risiede. Tornare a casa sarà possibile solo in una bara.
L'intransigenza del Regno Unito nel negare il rimpatrio di un cittadino straniero nel suo paese natale per cure mediche, malgrado il suo governo abbia fatto appello sia al governo del Regno Unito che alla CEDU, suona come un allarme per i cittadini residenti in paesi stranieri. La vicenda ha messo in luce cosa potrebbe succedere a pazienti che si trovano all’estero. Se RS avesse avuto la stessa situazione medica in Polonia, la sua vita sarebbe stata protetta legalmente e assistita dal punto di vista medico fino alla sua fine naturale. Il Regno Unito si comporta altrimenti, e pretende di decidere anche per i cittadini stranieri.
Ora, la famiglia di nascita di RS è preoccupata che non potrà sopravvivere almeno fino alla risposta al loro ultimo disperato appello al Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD). Anche se la decisione di questo comitato non è vincolante per i governi, una risposta positiva sarebbe almeno una voce autorevole a sostegno della propria causa.
"Abbiamo bisogno di un miracolo per salvare RS adesso", dice Pavel Stroilov di Christian Concern. Quel miracolo potrebbe ancora venire dal governo polacco. Se agissero di nuovo con la stessa velocità e lo stesso peso che avevano messo alla vigilia di Natale, RS potrebbe diventare un caso giudiziario internazionale con qualche possibilità di vittoria. Davvero una speranza contro ogni speranza, ma per questo che sta pregando la madre di RS. Le restrizioni per il Covid le hanno impedito di recarsi nel Regno Unito per vedere suo figlio. Ha speso tutti i suoi risparmi in avvocati per difenderlo e i medici si sono rifiutati di ritardare la sua morte per consentirle di dare un ultimo saluto a suo figlio. È difficile comprendere tanto accanimento.
"Il fatto è che le persone non si rendono conto del numero di casi come questo nel Regno Unito", afferma Pavel Stroilov. "Se non fosse stato per l'intervento del governo polacco, nessuno avrebbe sentito parlare di questo caso". Descrive dozzine di casi simili resi anonimi, anche perché i media vengono intimiditi dalle restrizioni imposte dai tribunali del Regno Unito.