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Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
abominio liturgico

Anche Cristo fugge dalla "Messa fai da te"

A Mazara del Vallo l’ennesima celebrazione “a fantasia dello chef”. Ci siamo ormai assuefatti, ma non è una buona notizia. Se il clero inventa il rito a piacimento finisce per perdere di vista l’Eucaristia. Anche letteralmente: infatti, le ostie consacrate sono volate via col vento. «Gesù ha preso il volo», se la ride il prete. Ma forse Gesù voleva proprio scappare a gambe levate.

Ecclesia 16_09_2022

Ci eravamo sbagliati: per toccare il fondo non bastavano le acque di Crotone, dove l’ambrosiano don Mattia Bernasconi ha celebrato in acqua, e ovviamente in costume, su un materassino («una sciocchezza senza giustificazioni» l’ha definita l’arcivescovo Delpini, dopo aver visto la posta diocesana intasata da messaggi di protesta). Ma una Messa… in scena forse ancor più improbabile si è svolta domenica scorsa a Mazara del Vallo, con “attore protagonista” don Fabio Corazzina, sacerdote della diocesi di Brescia (per inciso: perché i preti lombardi se ne vanno sempre a far danni al Sud?).

Questa volta il prete era vestito, ma da ciclista. Il rito, infatti, si è svolto durante l’evento Percorri la pace 2022. Sicilia. Acqua sale vento sole, promosso dalle Acli di Brescia, che prevedeva 88 km in bicicletta in 47 comuni siciliani «nel ricordo di chi si è sacrificato per la legalità, la lotta alle mafie, alla corruzione» eccetera. Tra una pedalata e l’altra, nel giorno del Signore il devoto gruppo di ciclisti si è fermato in un parco per tirare il fiato e santificare la festa. Ancora una volta viene da chiedersi se nei dintorni non ci fosse una chiesa disposta a ospitarli o almeno a prestare il necessario per celebrare decorosamente. Anche all’aperto, infatti, c’è modo e modo. E qui il modo non c’era.

«Manco le basi del mestiere!», esclamerebbe un redivivo Mario Brega di fronte alle impietose immagini pubblicate dal blog Messainlatino e al video dell’intera celebrazione postato dallo stesso sacerdote sul suo  profilo facebook. L’altare era un tavolo da picnic privo di tovaglia, con dei frutti a sostegno di una crocetta cadente. Sulla divisa da ciclista don Fabio indossava soltanto una stola arcobaleno (a quale tempo liturgico corrisponderà?). Al posto della patena un piatto qualunque e al posto del calice un bicchiere di plastica, come se invece del Sangue di Cristo dovesse contenere del banale vino in cartone. Ars celebrandi non pervenuta. Rispetto alla “chiacchierata conviviale” di don Fabio, le immagini dell’ormai famosa “Messa sul materassino” mostrano almeno un tentativo di serietà nell’espressione e nei gesti di don Mattia, pur nella bizzarria del contesto.

Basterebbe il buon senso, senza dover scomodare le rubriche. Ma scomodiamole. Improvvisate a braccio le orazioni e mezzo prefazio. Niente salmo né seconda lettura, saltando a piè pari dalla prima al Vangelo. L’omelia è stata sostituita dalla registrazione di quella tenuta da papa Francesco a Lampedusa l’8 luglio del 2013, conclusa dalle note di Oceano di silenzio, cantata da Franco Battiato. Biciclette portate in dono all’offertorio. Stante l’età matura dei partecipanti non si comprende bene l’uso della Preghiera eucaristica II «dei fanciulli» (che già non si comprende di per sé, a dirla tutta).

Culmine del rito è stato il “volo delle ostie”, e non ci riferiamo a fenomeni mistici. Poco prima dell’Agnus Dei, mentre il prete improvvisava un altro siparietto per lo scambio della pace, una folata di vento ha fatto volare via alcune particole consacrate. Non un oggetto qualunque, ma il Corpo di Cristo (ammesso che ci si creda ancora), che la Chiesa custodisce con estrema cura anche contenendolo in quei “vasi sacri” (che non sono anticaglie per il diletto dei “pelagiani”), ben più adatti a proteggerne l’integrità (e la dignità) rispetto al piattino da picnic. Qualche fedele pietosamente va a raccogliere le particole finite a terra, don Corazzina afferra con mala grazia quelle rimaste sull’“altare” senza perdere il risolino da burletta – nulla di grave, in fondo l’imprevisto gli offre l’ennesimo spunto per uno dei suoi sketch: «Sta volando Gesù… sta volando Gesù, ha preso il volo». O forse Gesù stava solo cercando di scappare da quella pantomima, ennesima “variante” di un “virus” diffuso da decenni nella Chiesa.

La vera notizia è che non fa più notizia, ma non è una buona notizia (i lettori perdoneranno il gioco di parole). Alle stravaganze liturgiche siamo fin troppo assuefatti, tanto è divenuto capillare quel «malinteso senso di creatività» che ha spinto qualcuno «a introdurre innovazioni non autorizzate e spesso del tutto sconvenienti»: tali le considerava San Giovanni Paolo II nella sua ultima enciclica Ecclesia de Eucharistia. Lui era un santo, mentre noi che non lo siamo affatto avremmo ancora più bisogno di percepire qualcosa di celeste, di eterno, al posto delle simpatiche (neanche troppo) invenzioni di questo o quel prete che inventa la Messa “a fantasia dello chef”. «Respiro male in un mondo non attraversato da ombre sacre», scriveva Nicolás Gómez Dávila. E in certe Messe “umane troppo umane” si soffoca...