Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
CORTE SUPREMA USA

Amy Coney Barrett, una cattolica per una giustizia indipendente

Dopo una settimana di audizioni, ci si avvia al voto in Senato per la conferma di Amy Coney Barrett alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Nessuno si attende un voto unanime, i Democratici, pur se in minoranza, sono pronti a votare contro questa giurista cattolica che interpreta le leggi per come sono scritte e non in base allo "spirito dei tempi". 

CRISTIANI CONTRO LA BARRETT di G. Guzzo

Esteri 19_10_2020
Amy Coney Barrett

Dopo una settimana di audizioni, ci si avvia al voto in Senato per la conferma di Amy Coney Barrett alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Nessuno si attende un voto unanime, i Democratici sono pronti a votare contro, ma la conferma della nomina pare quantomeno molto probabile, considerando la maggioranza repubblicana nella camera alta del Congresso.

La scelta della Barrett, giurista cattolica, giudice del Settimo Circuito, docente alla Notre Dame School of Law, ha alimentato polemiche politiche ancor prima che venisse menzionata. Alla morte di Ruth Bader Ginsburg, la più anziana dei giudici liberal della Corte Suprema, i Democratici ritenevano che il successore potesse essere nominato solo dopo le elezioni presidenziali di novembre. Il fatto che Trump abbia deciso di nominarlo subito, ha suscitato la reazione scomposta dell’opposizione che ora minaccia velatamente, in caso di vittoria di Joe Biden e di maggioranza democratica al Senato, di cambiare il numero dei giudici supremi, in modo da annullare l’attuale maggioranza conservatrice. La nomina di un successore della Bader Ginsburg, a giudicare dai quotidiani liberal, parrebbe solo un capriccio di Trump, per assicurarsi una vittoria elettorale al fotofinish (in caso di disputa legale e riconteggio dei voti) o un modo di lasciare un terreno minato alla Corte Suprema in caso di vittoria di Joe Biden.

Una volta che Trump ha presentato, alla Casa Bianca, la sua nominata, Amy Coney Barrett, giovane, cattolica, famiglia numerosa, allieva di Antonin Scalia, è iniziata un’altra narrazione critica: che la nuova giudice sia un’arma scelta dai Repubblicani per invertire la tendenza progressista, dominante dagli anni Settanta, su aborto, nozze gay e riforma sanitaria. Con i numeri favorevoli ai conservatori e una giudice suprema ancora giovane come la Barrett, potrebbe essere ribaltata (difficilmente) o contenuta negli effetti (più probabilmente) la sentenza Roe vs. Wade che ha portato alla legalizzazione dell’aborto nel 1973. E lo stesso dicasi per la sentenza Obergefell v. Hodges, che ha portato alla legalizzazione delle nozze omosessuali in tutto il territorio degli Stati Uniti nel 2015.

In realtà, la battaglia per il massimo organo del potere giudiziario statunitense parte da molto più lontano e la sua importanza trascende, sia i singoli casi di controversia, sia lo scontro politico del 2020.

Che il dibattito sia essenzialmente politico si deduce dalle domande dei senatori democratici. Nel corso delle audizioni Barrett è stata letteralmente bombardata di richieste di spiegazioni sulle sue posizioni riguardo l’aborto, le nozze gay, l’immigrazione e la riforma della sanità voluta da Obama. Le risposte della candidata cattolica sono state definite “elusive” dalla stampa, che si aspettava da lei delle dichiarazioni in stile inquisizione spagnola. “Elusive” (“L’arte dell’elusione” è il titolo del servizio della Cnn), perché possono riassumersi in un unico argomento: giudicherò ogni caso in base alla legge. Parrebbe lapalissiano e una strategia di dissimulazione dei principi cattolici, ma la Barrett, allieva del compianto giudice supremo Antonin Scalia, è parte della corrente detta “testualista” e “originalista”, formatasi fra i giuristi e i magistrati della Federalist Society. I testualisti sono quei giudici che applicano la legge per come è stata scritta, gli originalisti la interpretano in base al senso che le era stato attribuito da chi l’aveva scritta. Questa corrente è contrapposta alla scuola “critica”, in voga dalla fine degli anni Sessanta, che si ripropone di reinterpretare le leggi alla luce delle esigenze e del pensiero contemporanei. Un giudice testualista e originalista rifiuta di fare politica, un giudice critico, al contrario, fa deliberatamente politica per interpretare la legge “secondo lo spirito del tempo”.

Ricordando la lezione di Antonin Scalia, nel suo discorso introduttivo, Amy Coney Barrett ha ribadito: “Un giudice deve applicare la legge per come è scritta, non per come avrebbe voluto che fosse interpretata. Talvolta questo approccio significa anche ottenere dei risultati che non ci piacciono, ma come aveva scritto in una delle sue più note opinioni, [Scalia sostenne che] questo è il sig\nificato di una società governata dalle leggi e non dagli uomini”.

Amy Coney Barrett, all’inizio del suo discorso, ha presentato tutta la sua famiglia numerosa, ha parlato di tutti i suoi sette figli, di cui due adottati ad Haiti, nominandoli e descrivendoli uno per uno. In questo, fa sua anche un’altra lezione di Scalia, un altro che aveva un famiglia numerosa “abbastanza da mettere in piedi una squadra di baseball”: “C’è un’abitudine, nella nostra professione, di considerare la pratica del diritto come un qualcosa di totalizzante, perdendo di vista tutto il resto, ma ciò rende la vita incompleta e insoddisfacente. Ho lavorato duro come legale e come docente. Lo dovevo ai miei clienti, ai miei studenti e a me stessa, ma non ho mai lasciato che il diritto definisse la mia identità o cancellasse il resto della mia vita. Un principio simile si applica al ruolo dei tribunali. I tribunali hanno una responsabilità fondamentale nel governo della legge, critico in una società libera. Ma i tribunali non sono stati progettati per risolvere ogni singolo problema, o ogni singola disputa nella nostra vita sociale. Le decisioni politiche e i giudizi di valore del governo sono opera dei poteri politici, eletti dal popolo e responsabili di fronte ad esso. Il popolo non deve aspettarsi che lo facciano i tribunali, né questi ultimi devono provarci”. Questo è un principio di separazione dei poteri che spesso e volentieri è saltato (sia negli Usa che in Italia). Quando la Barrett sostiene che gli americani abbiano diritto a una Corte Suprema indipendente, non sta dunque ribadendo l’ovvio, né facendo vuota retorica.

Anche negli Usa, tuttavia, la politica è entrata in ogni ambito e definirsi "semplicemente" rispettosi della legge è visto dai progressisti come una dichiarazione politica di conservatorismo, anche di reazione. Il dibattito su quest’ultima nomina alla Corte Suprema è fortemente condizionato dalla militanza progressista. L’originalismo della Barrett, specie se applicato a temi sensibili come la riforma della sanità o l’immigrazione, viene definito dai critici come una posizione “insensibile”, “inumana”. Sia Antonin Scalia che Ruth Bader Ginsburg erano stati confermati con voto quasi unanime e bipartisan. Altri tempi.