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LETTERATURA

Agostino e Saint-Exupéry, il classico scopre i fumetti

La graphic novel contagia i grandi romanzi: ora tocca al Piccolo Principe. Ma già le Confessioni hanno aperto la strada di una nuova evangelizzazione.

Cultura 12_03_2011
Agostino a fumetti La moda della graphic novel, che racconta una storia in forma di fumetto o che, spesso, rielabora in forma di fumetto i classici della letteratura, negli ultimi tempi ha già coinvolto, fra gli altri, il Bulgakov del Maestro e Margherita e Scott Fitzgerald (con esiti, in questi ultimi due casi, va detto, non proprio entusiasmanti).

Ora, però, a essere ri-narrato e raccontato in una versione a fumetti tocca a Il piccolo principe, il capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry riadattato a fumetti da Johan Sfar (Bompiani, pp.170, euro 14,90). Da un lato, questo è rassicurante, quasi consolante, perché dimostra, in modo lampante, che un vero classico non ha mai finito di dire quel che ha da dire. Ma non solo: in fondo, la graphic novel e, in generale, il fumetto, possono diventare occasione per veicolare contenuti complessi in forma agile. Certo, i puristi potrebbero arricciare il naso; ma ricordiamo che la graphic novel non vuole, per statuto, sostituirsi all’opera che omaggia, anzi, solitamente questa forma di racconto vuole essere una ri-scrittura creativa che omaggi l’originale e stimoli insieme chi non lo conosce ad avvicinarsi a esso senza pregiudizi. Per cui, un simile tipo di racconto può rappresentare un medium adatto per avvicinare i più giovani, gli adolescenti o, addirittura, anche i preadolescenti, ad autori e temi con cui, invece, dovrebbero rimandare di anni l’incontro (e, forse, lo mancherebbero pure, perchè cresciuti col pregiudizio radicato che fa associare certi temi alla noia).

La graphic novel diventa così un mediatore formidabile per inserire qualche scintilla di ponderazione e di contenuti “alti”, in una forma fruibile da chi, come gli adolescenti, ha perso il senso dei silenzi, dell’attesa, e spesso anche dell’introspezione. È però pur sempre vero che, d’altro canto, i puristi potrebbero arricciare il naso di fronte a questa nuova operazione editoriale, perché J. Sfar, nato a Nizza nel 1971, già autore di serie come Merlino e Piccolo Vampiro, si cimenta con quel classico amatissimo che è il racconto di Saint-Exupéry. Sfar, traducendo Il piccolo principe in forma di graphic novel, sa bene di rischiare grosso, perché tocca un classico che ha legioni di ammiratori, e si espone, nel caso migliore, alla diffidenza dei tanti cresciuti nella venerazione del capolavoro francese. Chi non ha letto e riletto, ripetuto fra sé che "l’essenziale è invisibile agli occhi", chi non ha sognato a occhi aperti leggendo l’incontro con la volpe, che spiega come apprivoiser, “addomesticare”, significhi “creare legami”? Bompiani ha pubblicato di recente anche una versione in grande formato del libro, con una ricca introduzione di taglio storico, e un’altra strabiliante, in pop-up, che fa la gioia dei bimbi e, diciamolo, anche degli adulti.

Ma per la riscrittura che Sfar ha proposto del capolavoro di Saint-Exupéry ci pare che i margini di manovra, chiamiamoli così, siano molto risicati: eppure, l’artista, pur relazionandosi con un monumento, sa trovare una sua originalità. Le sue illustrazioni non possono infatti prescindere da quelle tradizionali, tanto note a nonni, figli e nipoti; ma il libro, pensato per chi già conosce Il piccolo principe, si presenta come un omaggio e un’intelligente variazione rispetto al modello inimitabile.

Per cominciare, alcuni episodi, vedi quello del lampionaio, o la tremenda visione dei baobab che invadono l’asteroide B612, ricalcano da vicino le illustrazioni familiari. Ma il tratto di Sfar è piacevolmente moderno, scattante e nervoso, con un che di visionario: si veda la caratterizzazione della rosa, che ha in sé qualcosa di sinuoso e sensuale, finendo per somigliare un po’a una ninfa, a una Nereide dello spazio, a una sirenetta seduttiva con un quid esotico, come in fondo doveva essere la moglie di Saint-Exupéry. Mentre il ricco, che l’originale proponeva come un rubizzo uomo d’affari intento a contare le stelle, viene trasfigurato ed esplicitamente trasformato in quello che è, un marziano, un alieno, un mostro che di umano non ha più nulla, un alienato tutto occhi per contare e nient’altro.

E se il Piccolo Principe non può essere modificato più di tanto nella sua caratterizzazione (abito, sciarpa, capelli biondi, etc.), pena la scomunica dai“saint-exupériani” integralisti, Sfar gli dà, di sua iniziativa, due occhioni azzurri sgranati sul mondo, degna rappresentazione della sua curiosità colma di puro stupore di fronte a ogni incontro. Anche la volpe, un po’ angolosa, ma con tenere, lunghissime orecchie che le conferiscono un’aria vispa, ci restituisce l’impressione di vivacità che ricaviamo dall’originale, per non parlare dei poetici disegni in notturna, e della felice idea con cui si inserisce nell’ambientazione del racconto (la panne dell’aereo nel deserto) l’apologo iniziale sugli uomini, sedicenti sensibili, che scambiarono un serpente boa per un cappello. Ma quel che emoziona di più è vedere le fattezze che Sfar ha dato al narratore del racconto: la fronte ampia, il viso bruno, gli occhi dal taglio inconfondibile, sono quelli di Saint-Exupéry stesso, né potrebbe essere diversamente, considerato il taglio universale, e insieme particolare e autobiografico, della storia; e, leggendo questa graphic novel, ancora una volta di più, possiamo emozionarci, sentendo Saint-Exupéry più vicino.

Ma non solo il classico francese trae giovamento dalla trasformazione a fumetti. In generale, questa forma espressiva può diventare anche uno strumento di evangelizzazione, di primo contatto, ancorché mediato e semplificato, con qualche importante testo della nostra Tradizione: penso, per esempio, a un volume, apparso lo scorso anno, di Fabrizio Cotogno, giovane artista di Tolentino, che ha realizzato una sintesi delle Confessiones di Agostino in forma di fumetto (Agostino. L’uomo a fumetti, Centro Studi Agostino Trapè, 48 pp.), in un bianco e nero suggestivo e con un disegno dal tratto maturo e severo che si assomma a una sintesi ragionata, pensata sulla base dello specifico del mezzo grafico, di quello sterminato oceano di ricordi e spunti, autobiografici e spirituali insieme, che è l’opera agostiniana.

Non è cosa da poco
riuscire a semplificare una storia così densa e così affascinante: ma Fabrizio Cotogno riesce nella sua ambiziosa impresa, e se un solo ragazzo, dalla lettura della sua opera a fumetti, si lascerà vincere dalla curiosità e approfondirà le sue conoscenze su Agostino uomo, santo, padre della Chiesa, si potrà dire che l’impresa ha avuto successo.