Africa. Reazioni alla revoca Usa delle norme pro-life
Le ong che svolgono in Africa programmi di salute riproduttiva e praticano aborti potranno di nuovo ottenere finanziamenti Usa grazie alla revoca del bando decisa dal presidente Biden
In alcuni paesi africani i sostenitori della cosiddetta “salute riproduttiva” hanno accolto con soddisfazione la notizia che il nuovo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha revocato il divieto, introdotto dal suo predecessore, Donald Trump, di concedere fondi federali alle organizzazioni umanitarie internazionali che praticano l’aborto o danno consigli e assistenza a donne incinte in materia di interruzione di gravidanza. Affermano che la svolta Usa “salverà vite umane in Africa”, illogicamente accusando l’amministrazione precedente di morti che potevano essere evitate. Nelly Munyasia, presidente della Rete salute riproduttiva Kenya, sostiene ad esempio che per la sua organizzazione era diventato difficile assistere le donne. Molte donne e ragazze, spiega, sono morte perché non hanno più potuto ricevere cure contro l’Aids e il cancro e perché sono state costrette a ricorrere a pratiche abortive rischiose: “l’abrogazione salverà vite umane – dice – dovrebbe diventare permanente”. Anche Moses Mulumba, del Centro per la salute, i diritti umani e lo sviluppo, una onlus ugadense, si rallegra e evidenzia che il divieto introdotto da Trump è un esempio delle conseguenze negative per le popolazioni che vivono in paese a basso e medio sviluppo delle decisioni politiche repressive di paesi stranieri. “In seguito al divieto – dice – la mia organizzazione per quattro anni ha dovuto sospendere gran parte delle sue attività perché ha perso i fondi del progetto USAid nonostante i progressi e i buoni risultati conseguiti”. Adesso – conclude l’inviato della Bbc che ha raccolto le reazioni in Kenya e Uganda – più donne oltre che a programmi di salute riproduttiva, incluso l’uso di contraccettivi, potranno accedere a servizi salva vita come i test per Aids e cancro. Inutile dire che negli anni precedenti sarebbe bastato che le organizzazioni umanitarie avessero sospeso aborti e assistenza all’interruzione di gravidanza per non essere escluse dai fondi Usa.