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MEDIO ORIENTE

Accordo raggiunto a Gaza, ma il bilancio è tragico

Cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, tra Israele e la Jihad palestinese, con la mediazione dell’Egitto. Destano preoccupazione sia le azioni preventive israeliane sia i nuovi missili lanciati dai jihadisti. E purtroppo si contano 50 morti, bambini compresi, e 300 feriti.

Esteri 10_08_2022

«Israele ha raggiunto i suoi obiettivi avendo eliminato figure chiave del comando superiore della Jihad islamica palestinese». È questo il messaggio inviato dal primo ministro del governo provvisorio israeliano, Yair Lapid, a tutti i sindaci delle città confinanti con la Striscia di Gaza. E grazie al cessate il fuoco, ottenuto con la mediazione dell’Egitto, l’esercito israeliano ha riaperto il valico di Kerem Shalom, consentendo ai mezzi di trasporto di rifornire di carburante la centrale di approvvigionamento di elettricità di tutta la Striscia. Parlando con i giornalisti, un alto funzionario del governo ha manifestato la propria soddisfazione per l'accordo raggiunto, rivelando che l’operazione Breaking Dawn era stata progettata per fermare solamente i militanti del Pij, il Partito islamico jihadista, che stava per entrare in azione per colpire obiettivi sensibili israeliani. Un altro aspetto positivo, messo in evidenza dalla dichiarazione del funzionario, è che il governo aveva compreso che Hamas non avrebbe affiancato gli uomini del Pij.

Ma non è tutto. L’intesa non comprende l’accordo per il rilascio di due componenti della Jihad islamica palestinese presenti nelle carceri israeliane, ha affermato il ministro della Sicurezza interna, Omer Barlev, parlando all’emittente pubblica Kan. «Il cessate il fuoco, raggiunto con la mediazione del Cairo, tra Israele e la Jihad islamica, prevede solamente un “impegno” da parte egiziana per il rilascio di Khalil al-Awawda, un membro della Jihad islamica palestinese che sta facendo lo sciopero della fame per la sua detenzione nelle carceri israeliane senza alcuna accusa e del leader del gruppo terroristico della Cisgiordania, Bassam al-Saadi, arrestato la scorsa settimana, e che ha innescato la reazione israeliana contro Gaza. Israele – ha concluso il ministro Barlev – non ha accettato nessuna di queste richieste».

Il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, ha accolto favorevolmente il cessate il fuoco. «Sono profondamente addolorato per la perdita di vite umane e per i numerosi feriti, compresi i bambini», ha dichiarato Wennesland. Anche il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, ha elogiato l’accordo raggiunto tra Israele e il gruppo terroristico palestinese della Jihad islamica.

«Quello che crea preoccupazione sono queste azioni preventive da parte del governo israeliano» rileva il vescovo emerito del patriarcato di Gerusalemme dei Latini, mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo. «Sono azioni unicamente politiche. Non è una novità, basta consultare le varie annate della stampa, risulterà evidente che ogni qualvolta è in corso una consultazione elettorale, il governo “mostra i muscoli”. Purtroppo, questi scontri vanno a colpire soprattutto le persone indifese, donne e bambini. Le responsabilità sono di entrambe le parti. Ciò che è indispensabile, a questo punto, è che tutti depongano le armi».

 Il bilancio finale è tragico: quasi 50 morti, di cui sei bambini e oltre 300 feriti, numerosi dei quali molto gravi. Molti di questi, compresi i bambini, sono vittime, però, degli stessi razzi che i jihadisti avevano lanciato contro Israele, in particolare nel corso della strage compiuta a Jabalia. Contrariamente a quanto affermato dai media palestinesi, il portavoce dell’esercito israeliano ha reso pubblico un filmato in cui si vede chiaramente che un razzo lanciato dagli uomini del Pij è precipitato nelle vicinanze di una moschea, facendo numerosi morti, tra cui donne e bambini.

Mons. Marcuzzo aggiunge: «In questa miniguerra, quello che crea molta apprensione sono i nuovi missili lanciati dai jihadisti di Gaza contro Israele. Per la Striscia sono razzi di “nuova generazione” e ciò significa che l’Iran ha sempre più una maggiore influenza in quel territorio. C’è, però, un aspetto positivo: se la gittata è più lunga e perciò più pericolosa, la precisione lascia a desiderare. Spesso questi razzi sono caduti in zone disabitate o deserte. Ma l’utilizzo di questi nuovi missili sta ad indicare che il livello dello scontro si sta alzando e che la capacità di fuoco dei jihadisti sta aumentando. Altro aspetto positivo è che Hamas non ha voluto essere coinvolto in questa guerra-lampo. È fondamentale, a questo punto, un’analisi politica da parte degli esperti».

Il primo ministro Lapid, nella sua prima dichiarazione pubblica dopo l’operazione militare, si è rivolto direttamente ai cittadini di Gaza con queste parole: «Sappiamo come proteggerci da chiunque ci minacci, ma sappiamo anche come fornire lavoro, sostentamento e una vita dignitosa a chiunque voglia vivere in pace al nostro fianco. Dipende tutto da voi. Noi faremo la nostra parte».

Ma come hanno vissuto il recente scontro bellico i pochi cristiani che vivono a Gaza? Mons. Marcuzzo ha così concluso: «Fortunatamente il quartiere cristiano non è stato coinvolto. Solamente tanta, tantissima paura. Abbiamo parlato sia con il parroco che con le suore che ci hanno rassicurati. Di questo ringraziamo molto Nostro Signore e la Madonna, Regina della Palestina, che proprio, non molto distante dal confine con Gaza, è onorata in un santuario a lei dedicato».