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IL DOSSIER E IL PAPA EMERITO

Abusi, Ratzinger al contrattacco: «Su di me propaganda»

Presentati i risultati dell’indagine condotta dallo studio legale Westpfahl Spilker Wastl sulla gestione dei casi di abusi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga. Come anticipato a Papa Benedetto vengono attribuiti 5 casi in cui il comportamento dell'allora Arcivescovo sarebbe da biasimare. Ma in due casi mancano conferme di un suo coinvolgimento. Mentre sugli altri il Papa emerito in una memoria ha attaccato «il notevole grado di parzialità» del lavoro e ha accusato i periti di «propaganda e pura speculazione». Lo studio legale è lo stesso finito nell'occhio del ciclone del caso Woelki. 

Ecclesia 21_01_2022

Sono stati presentati ieri i risultati dell’indagine condotta dallo studio legale Westpfahl Spilker Wastl sulla gestione dei casi di abusi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga tra il 1945 e il 2019. Sul banco degli imputati, come largamente previsto, è finito il nome più ingombrante: Joseph Ratzinger, che fu arcivescovo dal 1977 al 1982. Nel dossier si legge che, secondo il team legale, sarebbero cinque le occasioni in cui il comportamento dell’allora arcivescovo sarebbe da biasimare.

Cinque casi di cui, specificano gli avvocati, “due casi riguardano reati commessi durante il mandato (…) e tre casi reati commessi prima del suo mandato e in parte al di fuori del territorio dell'arcidiocesi”. Uno di questi casi, però, riguarderebbe un sospetto dei legali che non ha trovato conferme, mentre un altro ne ha trovate soltanto di parziali.

«NOTEVOLE PARZIALITÀ» 
È interessante analizzare il dossier nella parte relativa al caso non confermato: una perizia preliminare avanzava il sospetto che Ratzinger fosse stato a conoscenza della condanna per abusi emessa da un tribunale regionale ai danni di un sacerdote in un periodo precedente al suo mandato da arcivescovo. Secondo i periti, alla base di questo sospetto ci sarebbe il fatto che Ratzinger trascorse “almeno una parte delle sue vacanze (…) nel precedente luogo di lavoro del sacerdote”.

Il Papa Emerito si è difeso strenuamente in una dichiarazione di 82 pagine allegata al report, nel quale ha attaccato il metodo di lavoro, sostenendo che la valutazione preliminare testimonia "un notevole grado di parzialità" e accusando i periti di aver abbandonato “il loro ruolo di neutralità e obiettività” cadendo nella “valutazione soggettiva, se non addirittura della propaganda e pura speculazione”.

Nei risultati finali, il team ha dovuto ammettere che non c’è una “base affidabile per continuare (…) a valutare criticamente l'operato dell'allora arcivescovo cardinale Ratzinger in questo caso”. Dunque, il Papa Emerito aveva più di una ragione a rispondere stizzito ai sospetti avanzati nella perizia in questo caso.

Il CASO X
Nella conferenza stampa di ieri, i rappresentanti di Westpfahl Spilker Wastl hanno fatto riferimento soprattutto al cosiddetto caso X. Si tratta della vicenda già nota di don Peter Hullermann su cui La Nuova Bussola Quotidiana ha già cercato di far chiarezza dopo che il settimanale tedesco “Die Zeit” aveva pubblicato nelle scorse settimane l’indiscrezione secondo cui nel report sarebbe emersa l’omissione di Ratzinger ai tempi del suo mandato a Monaco. Il contenuto del rapporto pubblicato ieri ha confermato la soffiata di “Die Zeit”: la vicenda di Hullermann è una delle responsabilità attribuite al Papa Emerito. Questa circostanza potrebbe rievocare la denuncia sulle “carenze metodologiche” evidenziate dal Cardinale Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Colonia, a proposito di un analogo lavoro originariamente commissionato allo stesso studio legale e poi bloccato. Anche nel caso di Colonia, peraltro, erano filtrate indiscrezioni ai giornali su alcuni contenuti del report rimasto sconosciuto. 

IL CONTRATTACCO DI RATZINGER
Nella dichiarazione difensiva di 82 pagine, il Papa Emerito dedica ampio spazio al caso di padre H. per contestare e sconfessare le accuse mossegli nell’indagine. Ratzinger, che ha avuto accesso agli stessi fascicoli consultati dallo studio legale, ha evidenziato alcuni errori: egli, infatti, contesta la parte in cui viene riportato che lo psicoterapeuta della diocesi di Essen – in cui Hullermann aveva costretto ad un atto sessuale un minore che, poi, aveva segnalato l’accaduto al vescovo, ma non aveva denunciato – “trasferì” il prete nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga. Ratzinger spiega che “lo psicoterapeuta (…) ha chiesto aiuto e (…) consulenza per ulteriori trattamenti ad un collega praticante a Monaco” ma “né io né i membri dell'assemblea dell'Ordinariato eravamo a conoscenza dei verbali della conversazione o delle attività dello [psicoterapeuta che aveva valutato padre X. nella sua diocesi di origine] (entrambi sono stati portati a conoscenza dell'Ordinariato arcivescovile di Monaco conosciuto solo a marzo o giugno 2010)”.

Insomma, secondo il Papa Emerito i vertici dell’arcidiocesi sapevano che Hullermann – il quale aveva scritto per chiedere un alloggio a Monaco – doveva sottoporsi ad una terapia psicoterapeutica, ma ne ignoravano i motivi. Il team legale non ha portato prove per smentire Benedetto XVI ma ha comunque sostenuto – anche ieri in conferenza – che la sua difesa “non è credibile”. Il report presentato e pubblicato ieri, in ogni caso, non riguarda solo il mandato di Ratzinger ma anche i suoi predecessori e successori alla guida dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga.

In serata è arrivata una reazione dal Monastero Mater Ecclesiæ per bocca del segretario personale del Papa Emerito, monsignor Georg Gaenswein, che ha spiegato come Benedetto XVI fino ad oggi pomeriggio non abbia ancora letto il rapporto e che “nei prossimi giorni esaminerà con la necessaria attenzione il testo”, esprimendo in ogni caso “il turbamento e la vergogna per gli abusi sui minori commessi dai chierici” e manifestando “la sua personale vicinanza e la sua preghiera per tutte le vittime, alcune delle quali ha incontrato in occasione dei suoi viaggi apostolici”.