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sinite parvulos

Abusi presi a pretesto per vietare le confessioni ai bambini

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A 8-9 anni non si avrebbe il senso del peccato per gli "esperti" di Friburgo che vorrebbero sbarrare il confessionale ai più piccoli. Rischio manipolazioni, dicono. Ma sono proprio loro a mancare di senso del peccato e di buon senso.

Editoriali 27_03_2024

Altro che sinite parvulos! Niente confessione per i bimbi. È questa l'idea geniale degli esperti tedeschi per prevenire abusi sessuali del clero sui più piccoli.

In Germania, nella diocesi di Friburgo, una commissione incaricata di occuparsi degli abusi, costituitasi nel 2021, dopo che circa 250 sacerdoti, a partire dal 1950, erano stati ritenuti colpevoli di abusi su circa 540 persone, ha chiesto di accantonare le confessioni dei più piccini.
La notizia è stata tratta dall'agenzia Katholische Nachrichten-Aggentur, e ripresa dal quotidiano di ispirazione cattolica Die Tagespost e dalla testata katholisch.de, che hanno riportato alcuni stralci di uno studio commissionato dalla diocesi tedesca, pubblicato mercoledì scorso. Lo studio avrebbe mostrato che la confessione ai piccoli costituirebbe un «punto di iniziazione per gli abusi sessuali», un incontro a tu per tu che potrebbe «aprire la possibilità di un comportamento manipolativo nei confronti di bambini e minori che potrebbe violarne i confini».
La commissione ha dunque giudicato prudente che la diocesi disponga che i sacerdoti non confessino più i bambini in preparazione alla loro prima Comunione, ma attendano il sacramento della confermazione, quando i ragazzi avrebbero all'incirca l'età di 15-16 anni. Gli “esperti” hanno altresì stabilito che all'età di 8-9 anni i bambini non avrebbero ancora sviluppato il senso del peccato; la confessione sarebbe pertanto oltretutto inutile.

La commissione, composta da quindici persone, coordinata dal teologo Magnus Striet, in un documento di quasi quaranta pagine, arriva persino ad affermare che la Chiesa non sarebbe un ambiente sicuro per i bambini «finché i fattori sistemici che favoriscono gli abusi rimangono efficaci». Ed interviene anche sull'ingresso dei candidati in seminario: i giovani adulti sono ancora nella «fase di scoperta della propria sessualità», non in grado di poter prendere la decisione di «rinunciare al rapporto di coppia e alla sessualità per tutta la vita». Dunque, anche per loro, occorre attendere tempi più maturi. Non poteva mancare ovviamente la raccomandazione che l'omosessualità non dovrebbe più essere considerata un argomento tabù nella Chiesa.

Partiamo dall'aspetto più evidente: ma che ne sanno gli esperti del senso del peccato dei bambini? Psicologi, psicoterapeuti, pedagogisti semmai potranno dire qualcosa sul senso di colpa, non sul senso del peccato. I quali – è bene precisarlo – non sono la stessa cosa. Riguardo al secondo, le persone più indicate per dire qualcosa sono proprio i sacerdoti, quelli in cura d'anime, che educano, confessano, sono a contatto con le famiglie, non quelli che chiacchierano e basta. Ma basterebbe il buon senso di chi, a contatto con i bambini, ha trascorso decenni della sua vita. In realtà, a 8-9 anni, i bambini sanno molto bene di averla combinata, come sono consapevoli di aver trasgredito un ordine dei genitori, di aver fatto male al fratello, di aver detto una bugia o una parolaccia, di aver rubato la figurina al compagno. Ed anche di aver disobbedito ai comandamenti del Signore, ed averlo perciò offeso.

Persino una nemmeno troppo attenta autoanalisi di quando si era bambini basterebbe per ricordare quante ne abbiamo combinate, sapendo che le stavamo combinando... Semmai ad essere più che un sospetto è che a mancare del senso del peccato siano quelli della commissione e non pochi sacerdoti e prelati, i quali ormai ritengono che persino una persona adulta difficilmente pecca, perché è semplicemente fragile o condizionata.

Dunque, gli esperti che non capiscono niente di senso del peccato, tengano giù le mani dalla confessione dei bambini. L'esame di coscienza in preparazione alla confessione costruisce giorno dopo giorno la delicatezza della coscienza dei futuri adulti. E, aspetto ancora più importante, la grazia propria di questo sacramento è grazia medicinale, ossia risana gradualmente le storture che ciascuno di noi ha ereditato dal peccato originale, come anche da un'educazione familiare o da frequentazioni che, nella migliore delle ipotesi, non sono mai perfette. Storture già evidente fin da bambini.

Secondo rilievo: che senso ha rinviare la confessione a prima della cresima, quando si sa molto bene che una quota consistente degli abusi su minori da parte del clero riguarda adolescenti e non bambini (dunque proprio quella fascia di ragazzi che si prepara alla cresima)? Ma poi, non è che seguendo la stessa logica di stare dalla parte dei bottoni, nel caso degli abusi nei confronti di donne, si impediranno le confessioni di preti maschi a penitenti femmine? Così, giusto per essere prudenti.

Terzo rilievo: dalle “soluzioni” proposte, si comprende molto bene che gli esperti della diocesi di Friburgo, come tutti i titolati “esperti” che si rispettino, sono carenti di concretezza. Perché per arginare il problema degli abusi bastano tre mosse. La prima: ripristinare le confessioni nei confessionali, i confessionali in chiesa e le confessioni in fasce orarie ben precise. Ovvero, vietare le confessioni in casa del prete, o passeggiando nel parco o in qualche altro luogo appartato. Il luogo pubblico, la presenza di altre persone che attendono il loro turno (e che hanno sempre fretta) è un ottimo deterrente per ridurre le confessioni all'essenziale, e per sentirsi il fiato sul collo. E magari rimettere pure la grata, che aiuta penitente e confessore a non eccedere nella confidenza e nella familiarità.

Seconda mossa: disciplinare il futuro sacerdote a non isolarsi mai con le persone, anche bambini. Rimanere sempre in un luogo accessibile, evitare generalmente il contatto fisico, che non sia quello necessario al saluto. Lo sapevano i nostri vecchi, senza scomodare gli esperti: la troppa confidenza, fa perdere la riverenza.

Terza mossa, la più decisiva: ripristinare le perpetue. Che siano le “mamme del don”, o le vecchie zie, o ancora le perpetue “diplomate”, la presenza di donne di una certa età, concrete, spicce, con la marcata attitudine di non farsi mai gli affari propri, sono l'antidoto per eccellenza al crearsi di queste situazioni. La Chiesa aveva in casa propria, spesso a titolo gratuito, personale dal fiuto più efficiente di quello degli agenti del Mossad, donne più energiche dei lottatori di sumo, le quali erano in grado di tirare sonoramente le orecchie al sacerdote, quando intuivano con perspicacia che qualcosa non andava bene. Non meno importante è ricordare ai vescovi che i giovani preti non vanno spremuti di più perché “hanno le forze”, appioppandogli subito la responsabilità di una parrocchie, e spesso di più d'una. L'esperienza, la prudenza, la disciplina della vita sacerdotale non si apprendono per decreto vescovile, ma con il tempo e soprattutto a fianco di sacerdoti più anziani, che si distinguono per le caratteristiche indicate.

Gli esperti di Friburgo stiano al loro posto, e tolgano le mani dalla vita sacramentale dei piccoli. Ma, non abbiamo dubbi, i vescovi tedeschi si mostreranno molto sensibili ai loro suggerimenti. E forse non solo loro.



RIFLESSIONI SUL CASO FRANCIA

Confessione, tradire il segreto significa tradire Cristo

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Se i vescovi francesi avessero letto le fiabe giuste, non avrebbero mai compiuto l’errore fatale di chiedere ai collaboratori del "drago" di "aiutarli" a estirpare la piaga degli abusi sui minori. I sacerdoti in confessione non stanno svolgendo una professione, ma sono parte di un sacramento. Tradire il segreto significa tradire il sacramento, tradire il sacramento significa tradire Cristo stesso. Certo, la Chiesa non ha molte armi per difendere la sua libertas, ma ha il martirio. L'esempio di Sant'Anselmo suggerito di Benedetto XVI. 

L'intervista / Padre Bonino

"Confessione in crisi perché è sparito il senso del peccato"

28_03_2023 Nico Spuntoni

La preparazione alla Pasqua è il tempo ideale non solo per confessarsi ma anche per riscoprirne il vero senso. Alla Bussola il domenicano padre Serge-Thomas Bonino parla di questo sacramento spesso dimenticato o ridotto a una chiacchierata e arriva al cuore: misericordia e giustizia di Dio vanno insieme.

DOPO IL REPORT

Abusi in Francia: parte l'assalto alla Confessione

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Il vertice tra il Ministro degli Interni francese e il presidente della Conferenza episcopale si conclude con un'intimazione: «I preti cattolici devono riferire le accuse di abuso sentite in confessione». La vocazione sacerdotale viene definita una professione e quindi il segreto della Confessione un segreto professionale. Ma le cose non stanno così. È evidente che con la scusa di un report ancora tutto ambiguo nei casi e nei numeri è partito l'assalto alla Chiesa. Che purtroppo ha replicato debolmente.. 

LE CONSEGUENZE DEL COVID

Confessione in quarantena, ignorata da molti pastori

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Tante persone si sentono ancora scoraggiate e avvilite di fronte all’impossibilità che perdura ancora di confessarsi. In tutti in questi mesi abbiamo sentito a iosa parlare di “violazione delle regole”, ma è stata totalmente ignorata nel mondo della Chiesa Cattolica la realtà del “peccato” che è all’origine di tanti mali esistenziali del nostro tempo. Realtà ignorata anche da molti pastori che, terrorizzati da uno pseudo contagio, tutt’ora non si rendono disponibili ad un incontro a tu per tu con i loro fedeli, pur con le dovute precauzioni sanitarie.