Aborto e omogenitorialità, irrazionale Roccella
L'aborto sia una scelta; sanatoria per i bambini irregolari di coppie gay dopo approvazione legge contro utero in affitto: le parole del ministro della Famiglia dimostrano ancora una volta un approccio moralmente insostenibile e politicamente perdente. Se si vuole impedire il peggio si deve marciare in direzione opposta: difendere la famiglia naturale e la vita.
Peter Gomez ieri a La Confessione, trasmissione che conduce sul Nove, ha intervistato il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella. Prendiamo due temi tra quelli trattati. Il primo è l’aborto. Il conduttore fa giustamente osservare che, laddove c’è una legge che disciplina l’accesso all’aborto permettendolo, questo diventa un diritto. La Roccella si mostra imbarazzata e tenta una scappatoia dicendo che “il diritto, casomai se proprio vogliamo riconoscere un diritto, è il diritto di scegliere, cioè alla maternità come libera scelta”. Dunque ha confermato che l’aborto è un diritto. Infatti, se ho diritto di scegliere in merito alle sorti del nascituro, vorrà dire che esisterà il diritto a diventare madre e il diritto a rinunciare ad esserlo, il diritto a farlo nascere e il diritto ad ucciderlo, ossia il diritto di abortire. Gomez fa il suo mestiere e incalza: “Se lei fosse il leader di un movimento che prendesse il 51% [dei voti] degli italiani, lei toglierebbe il diritto ad abortire”. Risposta secca del ministro: “No, no!”. Non serve commentare.
Secondo tema: omogenitorialità. Proprio qualche giorno fa avevamo commentato l’intervista rilasciata dal ministro al Corriere dove si mostrava assolutamente favorevole alla stepchild adoption per le coppie omosessuali, sebbene solo nel 2016 dichiarasse tutta la sua contrarietà a tale pratica. La stepchild adoption prevede che il/la compagno/a che non è padre/madre del bambino, avuto con la fecondazione artificiale o con l’utero in affitto, può adottare lo stesso tramite un’interpretazione illegittima della sezione della legge sulle adozioni che riguarda le adozioni in casi particolari. La Roccella a La Confessione ribadisce la sua linea di favore verso la stepchild adoption.
Anche in questo caso Gomez pone la domanda giusta: ma se diciamo sì alla stepchild adoption perché non possiamo dire sì anche al riconoscimento automatico dell’omogenitorialità realizzatasi all’estero? Se due ragazze sono state riconosciute in paese straniero come genitori del minore perché non riconoscerle automaticamente qui in Italia senza passare dal tribunale per avere la stepchild adoption? Il risultato non sarebbe lo stesso? Anche qui la Roccella si arrampica sui vetri e non risponde, rimettendo lo stesso disco ascoltato nei minuti precedenti: che quelle ragazze ricorrano alla stepchild adoption.
Poi il ministro propone una sanatoria (sic) per tutti i bambini irregolari di coppie gay: “Dovremo pensare ad una sorta di sanatoria, una volta che ci sarà la nuova legge per la perseguibilità dell’utero in affitto anche per chi lo fa all’estero”. Si tratterebbe quindi di “una soluzione legale che non sia un modo per aggirare le leggi per i bambini nati sin qui, io penso che sia utile farla”.
Entriamo nel merito della proposta. In primo luogo avremmo una disparità di trattamento ingiustificato: se il bambino è nato prima della legge sull’utero in affitto gli va bene perché verrà regolarizzato, dopo no. Il discrimen è quindi solo temporale. Inoltre una regolarizzazione su questo tipo di diritti che sono indisponibili non può che valere anche per il futuro. In secondo luogo la proposta di legge per sanzionare l’utero in affitto, anche praticato all’estero, nulla c’entra con la disciplina della filiazione. Infatti la proposta indica solo che il divieto di accedere alla maternità surrogata deve estendersi anche al di fuori dei confini nazionali, ma nulla dice sul riconoscimento dei bambini comunque avuti in tal modo. Nulla dice perché non serve dirlo, dato che già la normativa attuale stabilisce che quei bambini non possono essere registrati come figli del partner non padre biologico o adottivo del minore. Vogliamo dire che già ora il figlio avuto all’estero tramite maternità surrogata non può essere registrato presso l’anagrafe, senza aspettare la legge sull’utero in affitto.
Dunque non si vede perché la Roccella si sia dovuta inventare una sanatoria a favore di questi bambini e solo di quelli avuti prima della legge sulla maternità surrogata. Appare come mera concessione – davvero un condono procreativo – alle realtà Lgbt.
Tra l’altro questo condono riguarderà non solo le coppie gay maschili – le quali per avere un figlio non possono che ricorrere all’utero in affitto – ma anche quelle femminili – le quali per massima parte non ricorrono all’utero in affitto ma solo alla sua fase precedente, ossia alla fecondazione eterologa, dato che una delle due donne può diventare madre biologica del bambino (vedasi il recente caso patavino).
Da ultimo cerchiamo di inquadrare la strategia del Ministro Roccella. Come facevamo già notare, nel 2016 il ministro si dichiarava contraria alla stepchild adoption, all’omogenitorialità in generale e alle unioni civili. Solo nel 2018 sulle colonne di Avvenire la Roccella scriveva: “La legge sulle unioni civili, per esempio, a mio avviso apre la via, in modo ipocrita (cioè senza affermarlo apertamente), all’adozione da parte delle coppie gay”. La strategia della Roccella è la solita: accettare e anzi battersi per il male minore per evitare il male maggiore, ormai convinti che lo status quo può solo peggiorare. Il cambio di rotta del ministro si spiega rispondendo alla seguente domanda: quando si è costretti ad accettare il male minore? Quando è ormai diffuso e si pensa che non si possono mettere indietro le lancette della storia (tipico vizio mentale dei progressisti). Ad esempio: dopo un po’ di anni le unioni civili si sono consolidate nell’immaginario collettivo – anche se il numero di uniti civilmente è scarso – allora è inutile battagliare contro di esse, ma anzi bisogna appoggiarle per evitare il “matrimonio egualitario”, ossia le “nozze” gay. Molti sono i giudici che hanno dato via libera alla stepchild adoption, dunque è senza speranza tentare di invertire la rotta. L’aborto c’è da quasi mezzo secolo: follia pensare anche solo di intaccare la 194 in qualsiasi modo. Questo, in definitiva, è un orientamento politico crociano, dove la moralità è indicata dalla prassi, dalla storia.
Da un punto di vista squisitamente morale non si può mai acconsentire al male (tollerare a volte invece è lecito e addirittura doveroso). Ma anche prendendo a prestito l’etica utilitarista della Roccella, la sua strategia è fallimentare e la storia lo dimostra. Difendere il divorzio “lungo” non ha impedito di arrivare al divorzio express. Difendere l’omologa non ci ha salvato dall’eterologa. Difendere l’aborto chirurgico non ci ha fatto scampare il fenomeno dell’aborto chimico. Difendere l’interruzione di terapie salvavita non ha bloccato la Consulta che ci ha regalato l’aiuto al suicidio. Questo avviene per necessità logica: se facciamo nostro il principio che è legittimo uccidere il nascituro, perché alcune modalità per applicare questo principio vanno bene e altre no? Se è giusto concepire in provetta una persona perché vietare ad esempio l’eterologa? Accettata la ratio di una legge non si può che rispettarne tutte le conseguenze e così, di necessità, tutti quei paletti messi intorno a tale ratio per non farla espandere, salteranno prima o poi perché la natura di una legge è chiamata ad attualizzarsi sempre più.
La differenza tra Roccella – e molti altri che la pensano in modo uguale - e i pro choice così svanisce. L’unica differenza è la velocità per giungere alla meta: la direzione è la stessa – sì all’aborto, all’eutanasia, all’omogenitorialità – ma a velocità ridotta. I progressisti vorrebbero già ora l’utero in affitto, i pro-compromesso si attardano alla stepchild adoption, obiettivo già conquistato nel 2016.
Vogliamo cambiare davvero le cose? Vogliamo impedire davvero il peggio, ossia il male maggiore? Dobbiamo marciare in direzione opposta al nemico. Vogliamo ad esempio impedire l’utero in affitto? Dobbiamo difendere la famiglia naturale e criticare in radice l’omosessualità e le relazioni omosessuali, nonché la pratica della fecondazione extracorporea. Altrimenti tra qualche anno o addirittura mese saremo qui nuovamente a commentare un’uscita della Roccella che si dichiara a favore dell’utero in affitto… a patto però che sia gratuita.
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