Aborti spontanei e vaccini Covid, studio Usa preoccupa
Uno studio osservazionale, pubblicato dal New England Journal of Medicine, su donne gravide vaccinate negli Usa con Pfizer (che sconsiglia per loro il vaccino) o Moderna rileva che il 14% delle gravidanze si è concluso con la morte del nascituro. Dati che preoccupano e che dovrebbero indurre a maggior prudenza mamme e ginecologi.
La gamma delle sperimentazioni vaccinali si sta ampliando sempre di più: oltre all’eterologa e ai test che in questo momento sono in corso per portare all’abbassamento dell’età delle somministrazioni vaccinali fino ad arrivare ai neonati, troviamo anche un ulteriore ambito di sperimentazione: quello della gravidanza. Un ambito che dovrebbe comportare una notevole prudenza.
Da quando esistono le vaccinazioni, si è sempre avuta una particolare attenzione a non somministrare vaccini che - come molti altri farmaci - potrebbero interferire nei meccanismi di embriogenesi e causare malformazioni ai nascituri. Solo in anni molto recenti è stato dato il via libera alla vaccinazione anti-Difterite-Tetano-Pertosse (trivalente) nelle donne gravide, ma soltanto dopo la ventottesima settimana di gestazione, proprio per evitare questi danni all’embrione. Un secondo vaccino consentito in gravidanza è quello antinfluenzale. Altri vaccini non vengono praticati.
Nel caso dei nuovi vaccini anti-Covid, per le loro caratteristiche di farmaci autorizzati in via straordinaria e la limitatezza sugli studi relativi alla loro efficacia e sicurezza, si imponeva una ancor maggiore cautela nell’utilizzo. Così è stato, ma solo all’inizio. La scheda tecnica del Comirnaty, il vaccino della Pfizer, che non ha avuto modifiche dalla sua approvazione, dice a chiare lettere che il vaccino non deve essere somministrato in gravidanza, e neppure in allattamento. L’altro vaccino a mRna, Moderna, è un po’ più sfumato, poiché si afferma che non esistono studi sugli effetti del vaccino nei feti, e si lascia la decisione se somministrare o meno il prodotto al medico vaccinatore.
Se dunque l’azienda produttrice del vaccino più usato non aveva dubbi nello sconsigliarlo alle donne in gravidanza o nel puerperio, sempre più ginecologi sembrano contraddire nelle loro decisioni le indicazioni prudenziali dell’azienda. Sono sempre di più, infatti, le future mamme che si vedono proporre dal loro ginecologo il vaccino, definito “assolutamente innocuo”, e pertanto da farsi. Ancora una volta, come per i giovanissimi e i bambini, si trascurano completamente i dati epidemiologici, che vedono le persone appartenenti alla fascia di età tra i 20 e i 40 anni (l’età abituale in cui avvengono i concepimenti e le gravidanze) con livelli di mortalità e letalità, per non parlare della stessa morbilità, bassissimi.
I ginecologi vaccinisti - cui sembra stia dando una mano l’Istituzione pubblica sanitaria attraverso circolari e nuove linee guida con le quali si vorrebbe completamente eliminare ogni riferimento alle indicazioni delle stesse case farmaceutiche - alle proprie pazienti dovrebbero parlare anche dei rischi di questa vaccinazione, che a differenza di quella contro Difterite- Tetano-Pertosse potrebbe essere eseguita a qualunque età gestazionale, anche agli inizi, quando il processo di embriogenesi è delicatissimo.
I rischi ci sono, sono documentati, e le cifre fanno davvero impressione. Basta andare a vedere una recente pubblicazione del New England Journal of Medicine, una delle più prestigiose riviste medico-scientifiche del mondo. L’articolo in questione si intitola Preliminary Findings of mRNA Covid-19 Vaccine Safety in Pregnant Persons.
Si tratta di uno studio osservazionale su donne gravide vaccinate con i due vaccini a mRNA negli Stati Uniti dalla fine di dicembre del 2020 alla fine di febbraio del 2021. Due mesi di vaccinazioni. I ricercatori hanno utilizzato dati provenienti dalla farmacovigilanza attuata sulla base di segnalazioni spontanee da parte delle pazienti, un sistema denominato VAERS, cioè Vaccine Adverse Event Reporting System. Il dato quindi potrebbe essere sottostimato.
Il numero di casi esaminati è stato di 35,691. Quello che più impressiona dei risultati dello studio, che ha rilevato i consueti eventi avversi dei vaccini, è però il numero di aborti spontanei avvenuto dopo la vaccinazione: il 14% delle gravidanze si sono interrotte con la morte del nascituro. Inoltre, sono stati registrati diversi eventi avversi neonatali, con un 10% circa di nascite premature, e con un 3% di bambini nati sottopeso.
Se si voleva capire, nell’ambito della grande sperimentazione vaccinale, l’effetto della somministrazione in donne gravide, si direbbe che ci siano già dei dati significativi su cui riflettere, per evitare un 14% di aborti spontanei, morti assolutamente evitabili. Il Covid si può curare, un danno prenatale è molto più letale. Ci pensino i ginecologi che consigliano di vaccinarsi, e soprattutto ci pensino le mamme che hanno a cuore i loro bambini.